N. 661 - L’effetto del credito di imposta per gli investimenti

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di Raffaello Bronzini, Guido de Blasio, Guido Pellegrini e Alessandro Scognamiglioaprile 2008

Il lavoro propone un’analisi empirica dell’effetto del credito d’imposta sugli investimenti delle imprese italiane.

Il credito d’imposta introdotto con la Legge no. 388 del 2000 ha rappresentato, unitamente agli incentivi previsti dalla Legge no. 488 del 1992, il principale intervento di sostegno agli investimenti nelle aree in ritardo di sviluppo; da quando è stato introdotto e sino al 2005, sono state così finanziate 200.340 imprese per un totale di 5,7 miliardi di euro.

In generale, il credito d’imposta riduce il costo dell’investimento senza alterarne il rendimento. Nel caso della Legge 388, il bonus fiscale può essere portato in detrazione a qualsiasi tipo di pagamento da effettuare alla Pubblica Amministrazione; il programma quindi non è circoscritto alle sole imprese che presentano un utile d’esercizio. Gli incentivi hanno riguardato soltanto imprese operanti in determinate aree, situate principalmente nelle regioni meridionali, con percentuali di sgravi differenziate per regione.

Il lavoro si concentra sul periodo 2001-2004, facendo ricorso a una banca dati sulle imprese beneficiarie fornita dal Ministero dello Sviluppo economico, nonché agli archivi della Cerved sui dati di bilancio delle società di capitali.

Gli investimenti delle imprese che hanno fatto ricorso al credito d’imposta sono stati confrontati sia con quelli delle imprese localizzate in aree agevolate che hanno scelto di non utilizzare gli sgravi, sia con gli investimenti delle imprese localizzate in aree non agevolate, che non potevano quindi usare gli incentivi. In media, gli investimenti delle imprese che hanno scelto di beneficiare della detrazione sono risultati superiori a quelli di imprese, con caratteristiche simili, appartenenti ai due gruppi di controllo. Il credito d’imposta sembra quindi essersi positivamente riflesso sulla crescita degli investimenti, consentendo l’attivazione di iniziative che in assenza di agevolazione non sarebbero state avviate. Inoltre, l’effetto sull’accumulazione non pare che possa essere ricondotto a fenomeni di sostituzione intertemporale, oppure che abbia prodotto distorsioni sull’efficienza e la redditività delle imprese sussidiate.

Per quanto riguarda il controllo dei flussi di spesa da parte dell’amministrazione erogante, tuttavia, il credito d’imposta presenta significative limitazioni. In particolare, a causa dell’automaticità di erogazione del beneficio e della mancanza di filtri autorizzativi, è difficile per l’amministrazione prevedere il numero di imprese che faranno ricorso agli sgravi e le dimensioni complessive degli sgravi stessi. Nell’esperienza concreta di attuazione della Legge 388, dopo meno di due anni dall’avvio dell’iniziativa, le allocazioni di bilancio per il credito d’imposta vennero drasticamente diminuite per far fronte ai vincoli di finanza pubblica; contestualmente fu introdotto un criterio di approvazione ex-ante delle richieste di agevolazione, basato su un meccanismo di precedenza temporale delle richieste.

Pubblicato nel 2008 in: Rivista di politica economica, v. 98, 4, pp. 79-112

Testo della pubblicazione