N. 645 - Costi e benefici della concentrazione dei creditori: un’analisi empirica

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di Amanda Carmignani e Massimo Omicciolinovembre 2007

Il credito a una singola impresa può provenire da un insieme più o meno ampio di banche; il lavoro analizza l’effetto della concentrazione dei creditori sulla probabilità che le imprese debitrici incorrano in situazioni di difficoltà finanziaria (financial distress) e sulla probabilità che, in tale evenienza, siano poste in liquidazione.

La teoria economica evidenzia benefici e costi di strette relazioni banca-impresa. Per quanto riguarda i benefici, una maggiore concentrazione delle relazioni di credito favorisce l’attività di monitoraggio delle banche, riducendo così la probabilità che le imprese debitrici incorrano in situazioni di difficoltà finanziaria; inoltre, diminuendo i costi di coordinamento dei creditori, una maggiore concentrazione riduce la probabilità che le imprese in difficoltà finanziaria vengano liquidate.

Strette relazioni banca-impresa presentano tuttavia due possibili svantaggi: la minore probabilità di liquidazione nei casi di difficoltà finanziaria può indurre l’impresa a comportamenti economici più rischiosi, aumentando per questa via la probabilità che si verifichino situazioni di financial distress; inoltre, un’elevata concentrazione dei creditori comporta per l’impresa maggiori rischi di difficoltà finanziaria e di liquidazione, in connessione a eventuali problemi di liquidità delle banche finanziatrici.

Il lavoro contribuisce alla letteratura empirica di riferimento sotto tre profili. In primo luogo, in linea con la letteratura teorica, vengono distinti i due diversi vantaggi di una maggiore concentrazione delle relazioni bancarie: 1) un monitoraggio più efficace da parte delle banche; 2) una minore probabilità di liquidazione delle imprese in difficoltà finanziaria. In secondo luogo, per identificare correttamente l’effetto sulla probabilità di financial distress derivante dal più efficace monitoraggio associato a relazioni bancarie più concentrate, il lavoro tiene conto dell’effetto di feedback che scaturisce dalla minore probabilità di liquidazione dell’impresa nell’ipotesi di difficoltà finanziaria. Infine, per analizzare il rischio di liquidità connesso a relazioni banca-impresa più strette, la concentrazione dei creditori viene misurata in due modi diversi: 1) sul credito effettivamente utilizzato dall’impresa, dove una maggiore concentrazione dovrebbe favorire il monitoraggio della banca principale, nonché facilitare la rinegoziazione del debito in caso di difficoltà finanziarie; 2) sul credito accordato all’impresa, dove una minore concentrazione dovrebbe ridurre l’esposizione dell’impresa al rischio di liquidità.

L’analisi si basa su un campione di imprese manifatturiere italiane osservate tra il 1997 e il 2003. Nell’insieme, i risultati ottenuti supportano le previsioni della teoria economica sugli effetti di strette relazioni banca-impresa (relationship banking), fornendo evidenza empirica sui vari costi e benefici della concentrazione dei creditori descritti in precedenza. In particolare, una maggiore concentrazione del credito utilizzato riduce la probabilità che il debitore venga a trovarsi in difficoltà finanziaria in quanto accresce la capacità di monitoraggio delle banche. In linea con la letteratura teorica, l’effetto risulta più forte per le imprese più giovani, più piccole e meno trasparenti nella struttura di bilancio. Tale effetto, inoltre, opera essenzialmente attraverso i flussi di informazione che le banche ottengono osservando le transazioni sui conti dei clienti, mentre non vi è evidenza che la maggiore concentrazione migliori la qualità del monitoraggio riducendo il free riding tra creditori.

In generale, tenendo conto dei diversi costi e benefici, l’effetto complessivo di relazioni bancarie più concentrate è una più elevata probabilità di incorrere in situazioni di difficoltà finanziaria, accompagnata da una minore probabilità di liquidazione per le imprese in financial distress. L’evidenza ottenuta contribuisce a spiegare l’ampia diffusione in Italia e in molti altri paesi europei di relazioni bancarie multiple ma asimmetriche, ove la presenza di una banca principale consente al debitore di mantenere alcuni benefici di strette relazioni banca-impresa, mentre la presenza di altri creditori, meno concentrati, rappresenta una assicurazione contro i rischi di liquidità.

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