Il vivace dibattito che ha seguito l’introduzione del contante in euro, all’inizio del 2002, suggerisce che i consumatori hanno opinioni molto nette sull’inflazione. Poiché l’inflazione è il tasso di variazione dei prezzi tra due momenti diversi nel tempo, queste opinioni presuppongono, in linea di principio, il ricordo corretto (almeno approssimativamente) dei prezzi passati. Lo studio – frutto della collaborazione tra un economista e due psicologi – esamina se la capacità dei consumatori di ricordare correttamente i prezzi trovi riscontro empirico.
L’analisi si concentra sul prezzo di uno specifico servizio e sul caso del passaggio all’euro, ma la sua rilevanza è più generale. Il prezzo degli spettacoli cinematografici è stato scelto per un duplice motivo: è ricostruibile con esattezza per il passato e molto meno soggetto a differenze (per qualità, marca, ecc.) di quello di altri beni e servizi; è possibile rilevarne il ricordo intervistando soltanto chi certamente consuma, almeno occasionalmente, questo particolare servizio (nello specifico, è stato somministrato un questionario agli spettatori in due noti cinema romani).
Nel questionario standard è stato chiesto ai partecipanti di indicare il loro ricordo del prezzo del cinema nel periodo immediatamente precedente l’introduzione del contante in euro. Le risposte sono state analizzate alla luce di quelle fornite alle altre domande del questionario, che riguardavano: i meccanismi di recupero del ricordo e la valutazione della sua precisione; fattori specifici che possono influenzarne la correttezza (assiduità di frequentazione del cinema, propensione a convertire mentalmente i prezzi in lire, aspettative e opinioni generali sull’euro, percezioni individuali d’inflazione nel periodo considerato); caratteristiche personali (età, grado di istruzione, ecc.). Infine, per valutare in che misura il ricordo dei prezzi sia influenzato dal cambiamento della moneta, è stato chiesto a una parte del campione di indicarlo per un periodo più recente (2003).
I risultati mettono in risalto la presenza di una forte distorsione nel ricordo dei prezzi:
- la media e la moda (il valore più frequente) delle risposte relative al prezzo del biglietto intero prima dell’introduzione dell’euro sono risultate pari, rispettivamente, a 9.000 e 7.000 lire, contro le 13.000 del prezzo effettivo nel dicembre 2001;
- soltanto un quarto del campione ricorda un prezzo corretto o a esso vicino; più della metà dei soggetti indica prezzi minori di 10.000 lire, assenti alla fine del 2001;
- risultati analoghi si ottengono per il ricordo del prezzo del biglietto ridotto (praticato a Roma il mercoledì): il prezzo più frequentemente ricordato è 5.000 lire, contro 8.000 di quello effettivo;
- per rintracciare prezzi effettivi vicini a quelli ricordati è necessario risalire a periodi antecedenti di oltre dieci anni l’introduzione dell’euro;
- il prezzo più frequentemente ricordato corrisponde, sia per il biglietto intero sia per quello ridotto, al prezzo effettivo al momento dello studio (7 e 5 euro rispettivamente) convertito al tasso 1.000 lire – 1 euro;
- una distorsione significativa, ancorché minore, viene rilevata anche per il ricordo dei prezzi riferiti al 2003.
Il ricordo, inoltre:
- è peggiore per coloro che percepiscono l’inflazione dopo il passaggio all’euro come più elevata e più persistente (anche se questa relazione va interpretata con cautela, tenuto conto che la memoria viene analizzata su un singolo prezzo e che sono trascorsi oltre quattro anni tra l’introduzione della nuova moneta e il momento dello studio);
- è migliore per chi va al cinema più spesso;
- è peggiore per i più anziani.
In sintesi, i risultati suggeriscono che un confronto tra i prezzi attuali e quelli antecedenti l’introduzione dell’euro basato sul ricordo personale potrebbe essere sensibilmente distorto. Ciò vale anche per i consumatori che dichiarano di avere un ricordo preciso; l’errore che essi compiono, infatti, non è significativamente diverso da quello commesso da chi è consapevole di avere un ricordo vago. Riguardo alla corrispondenza 1.000 lire – 1 euro tra il prezzo in lire ricordato con maggiore frequenza e quello attuale in euro, non è chiaro se essa sia attribuibile a una convinzione generale e aprioristica che molti prezzi siano stati convertiti a questo tasso: non emerge infatti una correlazione significativa tra tale convinzione, accertata da una specifica domanda, e il ricordo del prezzo. Infine, gli errori riscontrati nelle risposte relative al 2003 indicano che la difficoltà di ricordare correttamente il prezzo non è connessa soltanto al cambio della moneta e si verifica anche con un intervallo di tempo inferiore a quello trascorso tra il passaggio all’euro e lo svolgimento dell’indagine.
Lo studio propone un chiaro case study. Vanno evitate, tuttavia, incaute generalizzazioni dei risultati, che portino a concludere che la percezione di un’elevata inflazione da parte dei consumatori rifletta esclusivamente un ricordo impreciso dei prezzi. Analisi più generali (cfr. il volume L’euro e l’inflazione, a cura di P. Del Giovane, F. Lippi e R. Sabbatini, Il Mulino, 2005) mostrano che tale percezione può essere messa in relazione con una molteplicità di altri fattori. Essi riguardano in primo luogo l’andamento dei prezzi al consumo durante il passaggio all’euro (numero elevato di variazioni dei prezzi, rincari maggiori per i beni acquistati frequentemente, forti aumenti per alcuni servizi). Possono inoltre aver contribuito alla percezione di un’inflazione superiore a quella effettiva fenomeni economici non direttamente riferibili all’inflazione misurata dalle statistiche ufficiali, ma da essa difficilmente distinguibili, quali i marcati rincari di voci assenti nel paniere o incluse solo parzialmente (di cui i costi per l’abitazione di proprietà rappresentano l’esempio principale) o la crescita molto modesta dei redditi, in particolare per alcune categorie di famiglie.
Fig. - Confronto tra prezzi ricordati e prezzi effettivi
Versione definitiva pubblicata nel 2008 in: In P. Del Giovane e R. Sabbatini (eds.), The Euro Inflation and Consumers’ Perceptions. Lessons from Italy, Berlin-Heidelberg, Springer