N. 590 - Informazione incompleta, apprendimento adattivo e politica monetaria

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di Alberto Locarnomaggio 2006

Il lavoro analizza l’effetto sulle regole ottimali di politica monetaria dell’abbandono dell’ipotesi di informazione completa e dell’introduzione di forme di apprendimento di tipo adattivo.

Alcuni studi recenti hanno dimostrato che politiche monetarie che risulterebbero ottimali sotto l’ipotesi di aspettative razionali possono diventare inefficaci in presenza di informazione incompleta e dei processi di apprendimento che essa induce; la prescrizione normativa che ne consegue è di privilegiare politiche fortemente antiinflazionistiche, anche a costo di sacrificare l’obiettivo della stabilizzazione ciclica. Questo lavoro si pone all’interno di questo filone di ricerca, introducendo due elementi innovativi: (i) l’estensione alla banca centrale dell’ipotesi di informazione incompleta e (ii) la valutazione di strategie di politica monetaria non standard, quali quelle che derivano da funzioni di perdita lessicografiche, in cui esiste una gerarchia rigida tra gli obiettivi perseguiti dalle autorità monetarie.

La prima parte del lavoro presenta un modello alla Barro-Gordon, in cui la banca centrale possiede un vantaggio informativo che cerca di sfruttare per mantenere il prodotto al di sopra del livello potenziale. L’impatto della politica monetaria sull’attività produttiva varia nel tempo e non è osservabile, così come lo shock di offerta, su cui però la banca centrale dispone di informazioni private, che usa per scegliere - in modo discrezionale - il tasso di inflazione che massimizza la sua funzione obiettivo. L’assenza di informazione completa consente di introdurre nel modello processi di apprendimento. L’ipotesi adottata nel lavoro è che gli agenti si comportino come econometrici, utilizzando regressioni per formulare aspettative o stimare il valore di parametri incogniti; quando nuove osservazioni si rendono disponibili, le regressioni vengono ristimate e le aspettative aggiornate. L’interazione tra percezioni e realizzazioni diventa uno degli elementi caratteristici dell’equilibrio del sistema e modifica radicalmente i vincoli e gli incentivi che guidano le scelte di politica monetaria.

Nella seconda parte del lavoro sono presentati i risultati di alcuni esercizi di simulazione. L’analisi conferma la scarsa efficacia di politiche monetarie che mirano a sostenere la crescita e a minimizzare le fluttuazioni dell’attività economica: anche nei casi in cui le preferenze sociali privilegino la stabilizzazione dell’output-gap, politiche troppo accomodanti sacrificano l’obiettivo della stabilità dei prezzi senza ricavarne vantaggi in termini di riduzioni delle fluttuazioni della domanda aggregata. In assenza di una conoscenza completa del funzionamento dell’economia, gli agenti economici e le autorità di politica monetaria cercano di acquisire le informazioni di cui sono privi attraverso procedure di apprendimento e questo può produrre scostamenti prolungati tra obiettivi di policy e realizzazioni, in particolare in presenza di politiche monetarie accomodanti, che non garantiscono il controllo delle aspettative del settore privato. Varrebbe quindi anche in un contesto di informazione incompleta la prescrizione di Rogoff di perseguire la massimizzazione del benessere sociale delegando a un banchiere centrale “conservatore” le scelte di policy. I risultati delle simulazioni sottolineano inoltre che dal punto di vista del benessere sociale, non sembrano esistere vantaggi significativi nel fissare un ordine gerarchico tra gli obiettivi della politica monetaria.

Pubblicato nel 2007 in: International Journal of Central Banking, v. 3, 3, pp. 47-85

Testo della pubblicazione