N. 519 - Un modello dei conti economici per il sistema bancario italiano

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di Luca Casolaro e Leonardo Gambacortaottobre 2004

I profondi cambiamenti intervenuti negli ultimi anni nel contesto istituzionale e tecnologico hanno modificato la composizione dei ricavi bancari, dominati fino alla metà degli anni novanta dall’attività di intermediazione tradizionale. L’innalzamento del livello di concorrenza ha diminuito i margini unitari, spingendo le banche a diversificare le fonti di ricavo a favore di altre componenti, quali la gestione del risparmio e l’offerta di servizi di investimento, che sono maggiormente dipendenti dall’andamento dell’attività economica e, soprattutto, dei mercati finanziari.

Questo lavoro presenta un modello dei conti economici delle banche italiane basato sui principali indicatori reali e finanziari. Scopo della ricerca è fornire alcune indicazioni sul modo in cui gli shock macroeconomici si riflettono sul conto dei profitti e delle perdite delle banche.

Il modello è stato stimato per il periodo 1984-2002 sulla base di dati trimestrali ed è costituito da tre blocchi principali: margine di intermediazione, costi e rettifiche nette. Il margine di intermediazione viene analizzato separando il margine di interesse dagli altri ricavi. La stima dei costi operativi è ottenuta distinguendo i costi per il personale e gli altri costi. Attraverso un’apposita equazione vengono stimati le rettifiche, le riprese di valore e gli accantonamenti.

I risultati indicano uno stretto legame tra le componenti reddituali e l’andamento dell’attività economica. Il margine di intermediazione presenta una forte correlazione con il PIL nominale, la struttura a termine dei tassi di interesse e la dinamica dei mercati finanziari; il legame con il mercato azionario è riconducibile all’intensa crescita nell’ultimo decennio della componente dei ricavi da servizi e da negoziazione sul totale dei ricavi. I costi operativi, prevalentemente connessi alla dinamica salariale e all’evoluzione della struttura organizzativa delle banche, presentano un più debole legame con l’andamento del ciclo economico; ciò fa sì che il risultato di gestione risulti prociclico. Le svalutazioni risentono dell’andamento del mercato azionario (una proxy dello stato di salute finanziaria delle imprese) e del tasso di interesse reale. Le simulazioni effettuate nel biennio 2001-02 evidenziano una buona capacità previsiva del modello

Pubblicato nel 2005 in: Bancaria, v. 61, 3, pp. 19-27

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