N. 510 - Effetti ricchezza sui consumi. il caso italiano

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di Monica Paiellaluglio 2004

Il lavoro analizza i cosiddetti ‘effetti ricchezza’, ossia il legame esistente tra l’andamento dei consumi e quello della ricchezza delle famiglie italiane. Il punto di riferimento dell’analisi è l’evidenza relativa alle famiglie degli Stati Uniti, i cui consumi sembrano rispondere agli andamenti del mercato borsistico e, più in generale, all’incremento di valore delle attività in cui è investita la ricchezza.

Nel corso degli anni novanta, in Italia e negli Stati Uniti, la ricchezza totale delle famiglie è aumentata di circa il 50 per cento. Negli Stati Uniti l’espansione è in gran parte riconducibile all’apprezzamento delle attività, soprattutto ai consistenti aumenti di valore delle azioni detenute. In Italia, all’aumento della ricchezza ha contribuito in misura significativa anche l’ingente flusso di risparmio delle famiglie.

Nonostante l’apprezzamento delle attività detenute, le famiglie italiane hanno continuato ad accumulare ricchezza. Al contrario, quelle americane hanno ridotto drasticamente il loro tasso di risparmio, finanziando i consumi anche mediante i guadagni in conto capitale maturati sulle attività detenute. A differenza degli Stati Uniti, quindi, in Italia non vi è chiara evidenza di forti effetti ricchezza sui consumi delle famiglie.

Per quanto concerne la sola ricchezza finanziaria, la propensione marginale al consumo è simile nei due paesi, pari a circa 9 centesimi per ogni euro di ricchezza finanziaria. In Italia, però l’effetto complessivo di variazioni nei prezzi delle attività finanziarie sui consumi risulta essere di gran lunga inferiore rispetto agli Stati Uniti, in quanto nel nostro Paese le famiglie detengono meno attività finanziarie rispetto alle famiglie americane.

Stime econometriche indicano inoltre che la propensione a finanziare i consumi con la ricchezza finanziaria è diminuita nel tempo.

Per quanto concerne la ricchezza reale (essenzialmente abitazioni e altri immobili), la propensione marginale al consumo delle famiglie italiane è pari a circa 2,5 centesimi per ogni euro di ricchezza reale. Tale valore è inferiore a quello riscontrato per le famiglie americane. La minore propensione a finanziare i consumi mediante i guadagni in conto capitale sugli immobili può essere dovuta alle maggiori difficoltà di monetizzare tali guadagni, a causa dello sviluppo ancora limitato, rispetto ad altri paesi, di strumenti quali i mutui aggiuntivi e i prestiti al consumo garantiti da proprietà immobiliari.

Stime econometriche indicano che di recente la propensione a finanziare i consumi mediante i guadagni in conto capitale sugli immobili è aumentata (contrariamente a quanto è avvenuto per la ricchezza finanziaria). Ciò è verosimilmente dovuto all’intensificarsi della concorrenza tra istituzioni finanziarie, che hanno allentato i vincoli di liquidità cui sono soggette le famiglie.

Pubblicato nel 2007 in: Journal of Macroeconomics, v. 29, 1, pp. 189-205

Testo della pubblicazione