N. 477 - La composizione familiare e l’imposta sul reddito delle persone fisiche.Un’analisi degli effetti redistributivi e alcune considerazioni sul benessere sociale

Go to the english version Cerca nel sito

di M.R. Marino e C. Rapallinigiugno 2003

Tra il 1989 e il 2001 la struttura dell’Irpef ha subito modifiche rilevanti: è stato ridotto il numero degli scaglioni di reddito; è stata aumentata l’aliquota legale minima e diminuita quella massima; sono state modulate in base al reddito sia le detrazioni per lavoro dipendente e autonomo sia quelle per il coniuge a carico; sono state innalzate in misura significativa le detrazioni per i familiari a carico diversi dal coniuge.

Il lavoro analizza, impiegando i dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane condotta dalla Banca d’Italia nel 1998, gli effetti redistributivi di quegli interventi, valutandone l’impatto sulle aliquote medie nette delle diverse tipologie di contribuenti. A tale fine il lavoro utilizza, oltre al tradizionale indice di Gini (che misura gli scostamenti rispetto a una distribuzione uniforme del reddito), la teoria della dominanza stocastica. Quest’ultima è valutata tenendo contemporaneamente conto di tre variabili: il reddito, il numero dei componenti e il numero dei percettori di reddito all’interno del nucleo familiare.

I risultati indicano che il passaggio dalla struttura d’imposta vigente nel 1989 a quella vigente nel 2001 ha determinato un aumento dell’aliquota media netta per tutte le tipologie familiari considerate, con incrementi più marcati per le famiglie monoreddito senza figli a carico.

L’aggravio generalizzato d’imposta è stato comunque accompagnato da un mutamento nella distribuzione del carico fiscale a favore delle famiglie con minor reddito e più elevato numero di componenti. Dall’analisi degli effetti redistributivi derivanti dalle modifiche apportate nel periodo in esame emerge un maggior potere perequativo dell’imposta. In particolare, l’indice di Gini (pari a 1 nel caso di massima disuguaglianza distributiva) calcolato sulla base dei redditi netti del 2001 è inferiore di quasi un punto percentuale a quello che si sarebbe osservato con la struttura impositiva del 1989 (37,6 punti percentuali contro 38,4). L’effetto perequativo è stato particolarmente pronunciato per le famiglie monoreddito con più di quattro componenti: l’indice di Gini per il 2001 è inferiore di 1,7 punti percentuali a quello relativo alla distribuzione del reddito netto del 1989 (35,9 punti contro 37,6).

Al fine di individuare i livelli di reddito per i quali l’impatto redistributivo è risultato più pronunciato, è stata applicata la teoria della dominanza stocastica effettuando un confronto tra due distribuzioni: quella delle famiglie ordinate per decili di reddito netto derivante dall’applicazione della struttura dell’Irpef del 1989 e quella risultante dall’applicazione della struttura del 2001. Tenendo conto della composizione della popolazione italiana e del peso delle tipologie familiari distinte per numero di componenti e per numero di percettori di reddito, l’impatto redistributivo è stato relativamente maggiore per i nuclei monoreddito costituiti da più di un componente, indipendentemente dal decile di reddito di appartenenza, e per i nuclei bireddito appartenenti ai primi due decili. Relativamente alla prima categoria di famiglie la presenza di un numero di figli a carico in media più elevato rispetto al resto della popolazione ha avuto un ruolo determinante. Nel complesso, quindi, gli interventi sulla struttura dell’Irpef nel periodo 1989-2001 hanno avuto effetti relativamente favorevoli per le famiglie con minori redditi e maggior numero di componenti.

Testo della pubblicazione