N. 463 - Metodologie di stima dell'economia sommersa: un'applicazione al caso italiano

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di Roberta Zizzadicembre 2002

Il lavoro esamina differenti approcci alla stima dell’economia sommersa.

In primo luogo viene descritta la metodologia adottata dall'Istat per la misurazione del fenomeno in Italia negli anni novanta. Secondo l'Istituto nazionale di statistica, il valore aggiunto prodotto nell'area del sommerso si sarebbe accresciuto dal 1992 al 1997, incidendo rispettivamente per il 15,8 e il 17,7 per cento sul PIL; nel 1998, ultimo anno disponibile, il peso si sarebbe ridotto significativamente, attestandosi al 15,4 per cento.

Le valutazioni ufficiali sono messe a confronto con quelle fornite da approcci alternativi basati su tecniche di natura statistico-econometrica. Tali metodi hanno il pregio di consentire una stima più tempestiva dell’economia irregolare; d’altro canto, le valutazioni così ottenute presentano, di norma, un margine di incertezza statistico.

Per il nostro paese, la letteratura segnalava, in passato, una sostanziale inconciliabilità dei risultati forniti dai diversi metodi, alcuni dei quali stimavano che l'incidenza del sommerso sul PIL fosse marcatamente superiore a quella rilevata dalle stime ufficiali (fino al 27 per cento); le divergenze potevano essere ricondotte, in alcuni casi, alla diversa definizione di economia sommersa sottostante l’analisi (nel caso delle statistiche ufficiali la definizione adottata esclude del tutto l’economia illegale).

Un primo approccio alternativo alla metodologia seguita dall’Istat è quello noto come currency demand approach, fondato sull’ipotesi che l’economia sommersa (inclusa quella illegale) utilizzi prevalentemente il circolante quale mezzo di pagamento. Per misurare l’incremento del contante imputabile al sommerso si stima un’equazione della domanda di circolante, che presenta come regressori il tasso di interesse, la pressione fiscale (che si ritiene essere inversamente correlata con l’estensione dell’economia sommersa) e, in aggiunta rispetto alla formulazione standard, un indice di criminalità.

Un secondo approccio tratta l’economia sommersa come una variabile latente, i cui valori vengono determinati con gli strumenti dell’analisi fattoriale, sulla base di indicatori monetari, della produzione e di mercato del lavoro.

In questo lavoro si mostra che entrambi gli approcci producono risultati sostanzialmente in linea con le stime dell’Istat. Nel currency demand approach, in particolare, l'inclusione dell'indice di criminalità, depurando le stime dagli effetti delle attività illegali, rimuoverebbe la principale causa di discrepanza con le valutazioni ufficiali.

L'applicazione dei due metodi al biennio 1999-2000 suggerisce un ridimensionamento dell’incidenza e del livello del valore aggiunto sommerso. Sarebbe quindi proseguita, negli ultimi anni, la flessione segnalata dalle valutazioni ufficiali nel 1998.

Testo della pubblicazione