N. 438 - Crisi finanziarie, moral hazard e la “specialità” del mercato interbancario internazionale.Ulteriore evidenza dal pricing dei prestiti sindacati ai paesi emergenti

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di Francesco Spadaforamarzo 2002

Dopo la crisi del Messico del dicembre 1994 - gennaio 1995, ha guadagnato terreno l’ipotesi che l’esistenza di garanzie (implicite o esplicite) da parte di governi e istituzioni finanziarie internazionali (IFI) e l’intervento ufficiale di sostegno a favore del Messico avrebbero generato nei creditori, in particolare nelle banche internazionali, aspettative di ulteriori interventi in caso di difficoltà di servizio del debito estero nei paesi emergenti. La conseguente percezione di una protezione dai rischi dell’attività di prestito a favore di tali paesi, attenuando gli incentivi a valutare il merito di credito dei debitori, avrebbe stimolato in qualche misura comportamenti imprudenti.

Questi comportamenti di “azzardo morale” sono stati indicati quali fattori concomitanti della crisi asiatica del 1997-98, in quanto avrebbero determinato, nei paesi colpiti, un eccessivo indebitamento sull’estero e una forte attività di prestito a favore di intermediari finanziari scarsamente regolamentati, dimostratisi in seguito insolventi.

L’obiettivo del lavoro è valutare empiricamente l’ipotesi secondo la quale una certa misura di azzardo morale sarebbe all’origine sia del forte aumento degli afflussi di capitale, in particolare dei prestiti bancari e interbancari, verso i paesi emergenti osservato a partire dal 1995, sia della eccessiva riduzione dei premi al rischio (spread) pagati dai prenditori di tali economie, conseguenza della minore attenzione al rischio di controparte.

Il lavoro esamina l’evoluzione degli spread sui prestiti sindacati concessi da un pool di banche internazionali a debitori emergenti nel periodo gennaio 1991 – novembre 1997, distinguendo questi ultimi in banche, imprese e società finanziarie.

Si mostra innanzitutto la peculiarità dei prestiti interbancari. A differenza delle società finanziarie e delle imprese, per le quali l’appartenenza al settore pubblico comporta spread notevolmente inferiori, la natura pubblica o privata della banca debitrice appare irrilevante rispetto al pricing del prestito. Tale risultato conferma la “specialità” del mercato interbancario internazionale, che sarebbe percepito dagli operatori come implicitamente protetto da parte di organismi pubblici nazionali e internazionali a causa della natura potenzialmente sistemica di una sua eventuale crisi.

I risultati suggeriscono che l'ipotesi dell'esistenza di azzardo morale nell’attività internazionale di prestito ai paesi emergenti, successivamente al salvataggio ufficiale del Messico nel 1995, vada ridimensionata e che si debba analizzare il fenomeno tenendo conto della natura dei debitori.

Mentre l’effetto dell’intervento in Messico sugli spread pagati da imprese e società finanziarie dei paesi emergenti è infatti piuttosto ambiguo, dipendendo dal fatto che si controlli o meno per l’andamento dei tassi di interesse nelle economie industrializzate, i premi al rischio pagati sui prestiti interbancari mostrano una chiara diminuzione, a conferma dell’ipotesi di “specialità” del mercato interbancario internazionale. L’episodio del Messico sembra aver indotto una minore attenzione nella valutazione del rischio di controparte, poiché la riduzione degli spread interbancari tra il 1995 e il 1997 non appare giustificabile né in base al miglioramento dei “fondamentali” economici dei paesi dei prenditori, né in base alle condizioni dell’offerta internazionale di capitale.

Questo risultato non è tuttavia generale. Il mercato sembra infatti non aver sottovalutato la rischiosità dei sistemi bancari dei paesi asiatici colpiti dalla crisi del 1997-98: i premi al rischio sui prestiti contratti dalle banche di Corea, Filippine, Indonesia, Malesia e Thailandia sono relativamente più elevati, non furono influenzati dall’intervento ufficiale in Messico e aumentarono nel 1997, alla vigilia della crisi asiatica.

Pubblicato nel 2003 in: Emerging Markets Review, v. 4, 2, pp. 165-196

Testo della pubblicazione