N. 409 - Il ruolo del sistema bancario nella trasmissione internazionale degli shock finanziari

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di M. Sbracia e A. Zaghinigiugno 2001

Il lavoro esamina da un punto di vista teorico ed empirico i canali di trasmissione internazionale degli shock finanziari che operano attraverso il sistema bancario, ricollegandosi alla recente letteratura sulle crisi “gemelle” (crisi simultanee di natura bancaria e valutaria) e a quella sul contagio.

L’importanza del settore bancario nel meccanismo di trasmissione è emersa durante la crisi asiatica, quando le inefficienze nell’attività di intermediazione delle banche dei paesi di quell’area e la conseguente fragilità del sistema finanziario hanno favorito la propagazione della crisi al settore reale, amplificandone gli effetti e diffondendola ad altri paesi.

I canali di trasmissione esaminati nel lavoro operano essenzialmente attraverso tre meccanismi: la variazione del valore dei titoli presentati a garanzia dei prestiti e il peggioramento dei coefficienti patrimoniali; i fenomeni di “corsa agli sportelli”; i comportamenti eccessivamente rischiosi tenuti dagli investitori in presenza di garanzie pubbliche implicite o esplicite sui prestiti.

Se una crisi riduce il valore delle attività a garanzia dei prestiti, le banche possono richiedere di ripristinarne la copertura. Nel caso ciò non sia possibile, si determina un’interruzione del prestito e un adeguamento verso il basso del merito di credito del prenditore. Inoltre, quando la banca è direttamente esposta verso il paese in crisi, i crediti in sofferenza aumentano. In entrambi i casi, lo shock nella prima economia può causare la riduzione dei finanziamenti in altri paesi, propagando la turbolenza finanziaria.

Il secondo meccanismo di trasmissione è strettamente legato all’attività di trasformazione delle scadenze svolta dalle banche. Tale funzione migliora l’efficienza del sistema economico, ma rende il settore bancario vulnerabile ai fenomeni di “corsa agli sportelli”. Modelli caratterizzati da equilibri multipli e da aspettative che si autorealizzano, come quelli di corsa agli sportelli, mostrano che le crisi finanziarie possono diffondersi anche in assenza di variazioni significative delle condizioni economiche di fondo. Ad esempio, il manifestarsi di una crisi bancaria in un singolo paese potrebbe indurre i clienti delle banche in altri paesi (eventualmente, ma non necessariamente, con intensi legami finanziari o con caratteristiche simili a quelle del primo paese) a ritirare rapidamente i propri depositi, determinando una crisi di liquidità a livello internazionale.

Per ridurre il rischio di crisi sistemiche, le autorità pubbliche possono offrire garanzie sui depositi. La consapevolezza che le banche e i depositanti, in presenza di difficoltà, troverebbero il sostegno delle autorità può determinare afflussi di capitale e investimenti eccessivi. In particolare, l’eccessiva raccolta di fondi da parte del settore bancario e il loro impiego in attività rischiose con basso rendimento aumentano la vulnerabilità del sistema economico.

Dal punto di vista empirico, il lavoro descrive alcune tendenze che hanno caratterizzato il sistema bancario internazionale negli ultimi decenni. In particolare, esso mostra che i principali paesi prestatori a livello internazionale (Stati Uniti, Germania e Giappone) concentrano i propri crediti esteri in poche regioni e che, a loro volta, le economie di una stessa regione prendono a prestito dalla medesima fonte di finanziamento. Un secondo fenomeno riguarda il forte aumento del numero di crisi bancarie negli ultimi venti anni rispetto agli anni settanta. Tuttavia, in corrispondenza di tali episodi, i fenomeni di corsa agli sportelli sono stati molto rari.

Infine, emerge il marcato aumento del numero di paesi che offrono garanzie pubbliche sui depositi.

L’ultima parte del lavoro propone un indice sintetico per misurare la vulnerabilità al contagio che deriva dalla concentrazione dei prestiti di ciascun creditore in paesi della stessa area. Un’analisi di questo indice, per diversi paesi emergenti nel corso degli anni novanta, mostra che la vulnerabilità rispetto a questa caratteristica sarebbe stata molto elevata soprattutto nella regione asiatica nel 1997. Dal confronto dei livelli raggiunti dall’indice durante la crisi del Messico del 1995, quella asiatica del 1997 e quella russa del 1998 con i rispettivi valori relativi al secondo trimestre del 2000, emerge una forte riduzione della vulnerabilità per quasi tutti i paesi emergenti. Ciò riflette sia la riduzione dell’esposizione dei principali prestatori internazionali nei confronti di tali paesi, sia la maggiore diversificazione delle fonti di finanziamento delle economie emergenti.

Pubblicato nel 2003 in: World Economy, v. 26, 5, pp. 727-754