N. 387 - The multimarket contacts theory: an application to Italian banks

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di R. De Bonis e A. Ferrandodicembre 2000

Secondo la teoria dei contatti multimercato, imprese compresenti in vari mercati sarebbero incentivate a colludere, piuttosto che a sviluppare forme di concorrenza. L’intesa verrebbe ricercata da ciascuna impresa per il timore che suoi comportamenti aggressivi in un dato mercato possano produrre reazioni dei concorrenti negli altri mercati.

Nonostante il gran numero di contributi teorici, l’ipotesi dei contatti multimercato ha ricevuto poche verifiche empiriche. L’industria bancaria è un candidato naturale per un test: le banche offrono, infatti, prodotti in diversi mercati geografici.

In Italia, la liberalizzazione dell’apertura degli sportelli bancari nel 1990 ha comportato un incremento notevole del loro numero, contatti più estesi tra le banche e una minore concentrazione dei mercati locali, nonostante l’aumento senza precedenti delle operazioni di fusione e la riduzione nel numero degli intermediari.

L’obiettivo di questo lavoro è studiare gli effetti sulla concorrenza della maggiore sovrapposizione geografica degli sportelli bancari.

La concorrenza viene misurata in due modi. In primo luogo, si considerano le variazioni in valore assoluto delle quote di mercato provinciali dei prestiti. L’ipotesi sottostante è che quote di mercato che non mutano nel tempo possono essere il segnale di scarsa concorrenza. In secondo luogo, la concorrenza viene valutata guardando al livello dei tassi di interesse sui prestiti nelle province.

L’individuazione del mercato rilevante nell’industria bancaria è complessa. Nel lavoro si fa riferimento alla provincia. Nella prima metà degli anni novanta, la provincia è stato il principale mercato di riferimento nelle istruttorie per la valutazione degli effetti delle concentrazioni bancarie sul livello di concorrenza. Le statistiche creditizie, inoltre, sono ampiamente disponibili su base provinciale.

La sovrapposizione delle banche sul territorio è valutata per ogni provincia e per l’intero territorio nazionale. A livello provinciale, l’indicatore prescelto si basa sul numero di volte in cui vi è presenza contemporanea di sportelli di banche diverse in ogni comune della provincia. A livello nazionale, selezionate le banche più importanti in ogni provincia, si contano le sovrapposizioni comunali fuori di essa; l’intuizione è che il numero di contatti fuori del mercato rilevante possa influenzare il comportamento aggressivo nella stessa provincia.

L’analisi si riferisce agli anni 1990-96. Il campione di 55 banche utilizzato comprende i principali intermediari italiani, diffusi ampiamente nelle cinque macroregioni in cui è stato suddiviso il territorio nazionale (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud, Isole).

Alcuni esercizi econometrici analizzano l’influenza dei contatti multimercato tra le banche su vari indicatori di concorrenza, fra cui le variazioni assolute delle quote di mercato e i tassi di interesse sugli impieghi.

La principale conclusione del lavoro è che a un aumento dei contatti tra le banche sul territorio corrispondono più elevate variazioni delle quote di mercato dei prestiti. Maggiori legami multimercato tra gli intermediari coincidono anche con tassi d’interesse attivi più bassi. Non sembrano quindi emergere prove a sostegno dell’ipotesi di un maggiore grado di collusione come conseguenza della crescente sovrapposizione territoriale dell’attività creditizia. Il lavoro conferma i risultati di altri contributi a favore della tesi di un aumento della concorrenza bancaria in Italia.

Pubblicato nel 2000 in: Economic Notes. Monte dei Paschi di Siena, v. 29, 2, pp. 215-241

Testo della pubblicazione