N. 371 - The Seasonal Adjustment of the Harmonised Index of Consumer Prices for the Euro Area: a Comparison of Direct and Indirect Methods

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di R. Cristadoro e R. Sabbatinimarzo 2000

Il lavoro è dedicato all’analisi della componente stagionale dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo nei singoli paesi dell’euro e nella media dell’area e delle metodologie esistenti dirette a rimuoverne gli effetti. A tal fine vengono presi in considerazione due approcci alternativi. Il primo – diretto – consiste nello stimare tramite tecniche econometriche i fattori stagionali che influenzano l’indice a livello di area. Il secondo – indiretto – costruisce tale stima a partire dalle singole componenti nazionali dell’indice. La stessa alternativa si ripropone all’interno di ciascun paese tra indice generale e sue componenti settoriali o subindici: beni alimentari freschi e trasformati, beni non alimentari e non energetici, beni energetici, servizi.

La scelta di concentrare lo studio sull’indice armonizzato dei prezzi al consumo è dovuta alla centralità di tale indicatore nella determinazione delle linee di politica monetaria comune. In ottemperanza ai regolamenti stabiliti dalla Commissione Europea, ogni Istituto nazionale di statistica cura la costruzione dell’indice armonizzato relativo al proprio paese, l’Eurostat sulla base delle informazioni nazionali produce l’indice relativo all’area dell’euro nel suo complesso. Esso costituisce la misura dell’inflazione adottata dalla Banca centrale europea nella sua definizione di stabilità dei prezzi e che la Banca si propone di controllare.

Una prima verifica della presenza di effetti stagionali, cioè di variazioni dei prezzi che si ripetono con regolarità in certi mesi dell’anno, e una valutazione della loro entità è ottenuta regredendo le variazioni mensili degli indici su variabili dummy stagionali. I risultati – che confermano la presenza, nella maggior parte dei casi, di significativi effetti stagionali – sono ulteriormente suffragati dall’applicazione di metodi di stima della stagionalità più sofisticati. In particolare le tecniche utilizzate per l’identificazione e la rimozione della componente stagionale sono state quelle cosiddette model based la cui applicazione alle serie studiate è stata effettuata tramite il pacchetto statistico TRAMO-SEATS.

Le conclusioni a cui si perviene attraverso l’applicazione congiunta dei suddetti metodi sono le seguenti: effetti stagionali sono presenti in quasi tutti gli indici considerati e sono responsabili di quasi un terzo della loro variabilità mensile; esistono lievi differenze tra paesi; l’indice dei prezzi dei beni energetici non sembra essere caratterizzato da movimenti stagionali.

Il confronto tra metodi diretti e indiretti di stima della componente stagionale è stato effettuato sia per i singoli paesi sia per la media dell’area (ottenuta ponderando gli indici nazionali con pesi basati sui consumi finali interni delle famiglie di ciascun Paese). In quest’ultimo caso si è proceduto considerando la disaggregazione geografica o alternativamente quella settoriale (cioè i diversi sub-indici). In letteratura non esistono ancora test statistici soddisfacenti che permettano un confronto tra i due approcci. Pertanto nel lavoro la comparazione tra metodi diretto e indiretto è stata effettuata avvalendosi di una pluralità di indicatori (spettro della serie al netto della stagionalità, significatività statistica delle differenze tra le componenti stagionali stimate, individuazione di differenze sensibili nella dinamica delle serie aggiustate, e altri). La conclusione è che, sia per le singole economie sia per la media dell’area, metodo diretto e metodo indiretto producono risultati sostanzialmente analoghi.

Una particolare enfasi, infine, è stata data alla scelta dell’indice più appropriato per l’analisi di breve e medio periodo dell’inflazione. In proposito – sulla base di argomentazioni statistiche e considerazioni di carattere economico – si propone di considerare come indicatore centrale l’indice armonizzato al netto di beni alimentari ed energetici. Questo indice, depurato della componente stagionale, appare fornire i segnali più affidabili sulle tendenze dell’inflazione; ovviamente, l’osservazione del suo andamento non si sostituisce a una più approfondita analisi economica. Nella parte finale del lavoro si mostra, attraverso un esempio concreto, quanto possa essere fuorviante affidarsi ai singoli dati destagionalizzati per valutare le tendenze dei prezzi. Si suggerisce pertanto di utilizzare gli indici destagionalizzati proposti tenendo ben presente la rilevanza che di volta in volta possono avere fattori temporanei o accidentali nel determinarne la dinamica. Anche per questo motivo viene privilegiato l’indice al netto della componente stagionale e non quello che esclude anche la componente irregolare (cioè il cosiddetto ciclo-trend), il quale potrebbe rimuovere troppa parte delle variazioni mensili dei prezzi impoverendo l’informazione congiunturale.