N. 366 - On the Mechanics of Migration Decisions: Skill Complementarities and Endogenous Price Differentials

Go to the english version Cerca nel sito

di Mariassunta Giannettifebbraio 2000

Il lavoro ha l’obiettivo di sviluppare un modello teorico diretto ad analizzare la dinamica delle migrazioni all’interno di un paese e i loro effetti sulle disparità regionali.

Importanti caratteristiche delle migrazioni interne non trovano spiegazione nella letteratura esistente, che generalmente attribuisce i flussi migratori a differenze nei salari reali. L’evidenza empirica, infatti, mostra che solo le componenti della popolazione con più alto livello d’istruzione, che sono generalmente più mobili, migrano dalle regioni più povere alle regioni più ricche, dove il livello dei salari è più elevato; i lavoratori con più basso livello d’istruzione, invece, talora migrano dalle regioni ricche alle regioni relativamente più povere.

Il lavoro suggerisce che l’alto tasso di mobilità dei lavoratori con elevato livello di istruzione è dovuto al fatto che il loro capitale umano è meglio remunerato nelle regioni dove maggiore è la dotazione di capitale umano, grazie all’esistenza di complementarità tra i lavoratori all’interno di una regione.

La complementarità tra i lavoratori impiegati all’interno di una regione aumenta la produttività nel settore dei beni commerciabili nelle regioni più ricche di capitale umano; dal momento che al crescere della produttività in questo settore aumenta il prezzo d’equilibrio dei beni e dei servizi non commerciabili, emergono incentivi per i lavoratori con più basso livello d’istruzione a migrare verso le regioni meno produttive. Infatti, i lavoratori scarsamente dotati di capitale umano beneficiano in misura minore dell’esternalità positiva dovuta alla concentrazione di capitale umano, ma devono sopportare il costo più elevato dei beni e servizi che ne consegue.

A causa dei flussi migratori all’origine delle differenze di produttività, le disparità regionali sono persistenti nello stato stazionario del modello e non si ha alcun processo di convergenza, così come si è osservato all’interno di alcuni paesi dell’Unione europea dalla fine degli anni settanta.