N. 365 - Labor Markets and Monetary Union: A Strategic Analysis

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di Cukierman e F. Lippifebbraio 2000

L’analisi teorica discute gli effetti di un’unione monetaria (UM) sulle strategie di negoziazione salariale, utilizzando un modello a due paesi. I risultati sono ottenuti confrontando l’equilibrio di queste economie prima e dopo l’UM.

Nel modello proposto l’UM porta ogni sindacato a tenere conto della risposta della politica monetaria ai propri incrementi salariali in misura minore rispetto alla situazione precedente; questo perché l’inflazione obiettivo della banca centrale nell’UM è una media ponderata dell’inflazione in ciascuno dei paesi membri. Ciò riduce la reazione della politica monetaria alle azioni del singolo sindacato, e quindi la percezione, da parte di quest’ultimo, delle ripercussioni inflazionistiche delle proprie azioni. Pertanto, se la contrattazione avviene in modo non coordinato tra i diversi sindacati, l’UM potrebbe indurre una minore moderazione salariale. L’analisi mostra inoltre che tale riduzione avviene solamente nel caso in cui i sindacati siano sufficientemente grandi e abbiano potere di mercato; nel caso limite di sindacati atomistici, l’UM non esercita alcun effetto sulla contrattazione salariale. Il modello teorico suggerisce infine che l’effetto dell’UM sulla negoziazione salariale potrebbe essere maggiore nei paesi più piccoli.

I risultati del modello dipendono da alcune ipotesi chiave. La prima è che l’UM non alteri le caratteristiche strutturali delle economie in questione, quali ad esempio il grado di concorrenza sul mercato del lavoro, che potrebbe invece risentire di un aumento della concorrenza nel mercato dei beni derivante dalla moneta unica. La seconda è che i salari siano contrattati in modo non coordinato: ciascun sindacato non valuta che la propria scelta sarà seguita da comportamenti analoghi da parte degli altri sindacati. Se i salari vengono determinati in modo coordinato, l’UM non ha effetti sulle strategie contrattuali. Infine, il modello non considera che, in seguito alla scomparsa della politica monetaria nazionale, i sindacati potrebbero essere indotti a comportamenti di maggior moderazione nella contrattazione salariale perché percepirebbero come maggiormente costosa la perdita di competitività associata a un’elevata crescita salariale.

Pubblicato nel 2001 in: Economic Journal, v. 111, 473, pp. 541-565

Testo della pubblicazione