N. 361 - Why Do Banks Merge?

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di D. Focarelli, F. Panetta e C. Salleodicembre 1999

Il lavoro approfondisce le motivazioni e le conseguenze delle concentrazioni bancarie, analizzando le operazioni realizzate in Italia tra il 1984 e il 1996. In particolare, le motivazioni vengono studiate sulla base delle caratteristiche delle banche prima delle operazioni (analisi ex-ante); le conseguenze vengono invece analizzate sulla base dei mutamenti che le riaggregazioni determinano sui bilanci degli intermediari coinvolti (analisi ex-post).

Rispetto alla letteratura esistente, vengono considerate per la prima volta separatamente da un lato le fusioni e incorporazioni, dall’altro le acquisizioni (le operazioni in cui una banca acquista la maggioranza delle azioni con diritto di voto di un’altra banca).

Le principali conclusioni possono essere così sintetizzate.

In base all’analisi ex-ante, le banche “attive” nelle operazioni di fusione e di incorporazione (ovvero le banche incorporanti) presentano generalmente dimensioni elevate, una alta quota di ricavi da servizi e una posizione creditoria netta sull’interbancario più contenuta rispetto agli altri intermediari. Di converso, le banche incorporate sono poco redditizie, perché caratterizzate da forti costi per il personale e da una bassa capacità di vendere servizi finanziari. Nelle acquisizioni, l’attività creditizia di tipo tradizionale risulta prevalente sia per le banche attive (le acquirenti), sia per quelle passive (le acquisite). Queste ultime sono però caratterizzate da un rapporto tra le partite in sofferenza e il totale dei crediti superiore al resto del sistema, e pertanto risultano meno redditizie.

I risultati dell’analisi ex-post indicano che dopo le fusioni e le incorporazioni si registra un aumento dei ricavi da servizi, in coerenza con le motivazioni suggerite dall’analisi ex-ante; l’effetto positivo che ne deriva è però vanificato dall’aumento dei costi operativi, in particolare di quelli per il personale. I profitti in rapporto ai fondi intermediati rimangono pertanto immutati. Le operazioni si associano nondimeno a un innalzamento della redditività del capitale, dovuto principalmente a una razionalizzazione nell’utilizzo dei mezzi propri.

Dopo le acquisizioni, le banche oggetto del trasferimento del controllo registrano nel breve periodo un aumento delle sofferenze, presumibilmente in seguito alla revisione delle modalità di selezione e di classificazione dei crediti imposta dai nuovi soci. I vantaggi della nuova gestione divengono visibili successivamente, quando le banche acquisite mostrano una netta riduzione delle sofferenze in rapporto al totale dei crediti; ne consegue un aumento della loro redditività.

Il processo di consolidamento si è esteso negli anni più recenti alle principali banche. Sotto la spinta dell’ulteriore, forte inasprimento della concorrenza, anche internazionale, si fa più incisiva l’azione volta a rimuovere gli ostacoli che in passato hanno limitato la possibilità di ottenere una riduzione dei costi, soprattutto del personale, e a espandere i ricavi derivanti dalla produzione e dalla distribuzione di servizi finanziari. Ne risulta facilitato il conseguimento dei potenziali guadagni di efficienza, dal lato sia dei costi, sia dei ricavi.

Pubblicato nel 2002 in: Journal of Money, Credit, and Banking, v. 34, 4, pp. 1047-1066

Testo della pubblicazione