N. 330 - La problematica della crescente fragilità nella "ipotesi di instabilità finanziaria" da una prospettiva kaleckiana

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di Gennaro Corbisieromarzo 1998

Il lavoro ha l’obiettivo di valutare criticamente la proposizione centrale della “ipotesi di instabilità finanziaria”, secondo la quale le fasi di espansione e di crescita degli investimenti sono foriere di una crescente fragilità in grado di generare endogenamente una crisi finanziaria. A tal fine è stato necessario superare la confusione, presente nella letteratura postkeynesiana sulla instabilità finanziaria, tra la fragilità generata dal leverage ratio (sensibilità alle flessioni dei profitti) e quella generata dallo squilibrio temporale tra la durata del fabbisogno finanziario determinato dall’investimento e la durata del debito (sensibilità ai rialzi del saggio di interesse). Partendo da questa precisazione, viene ridimensionata l’efficacia della critica di Lavoie, secondo la quale il postulato della crescente fragilità durante le fasi di espansione sarebbe errato, perché il desiderio dei singoli imprenditori di aumentare i propri leverage ratios verrebbe frustrato, per il noto principio kaleckiano dell’“orcio della vedova”, dai profitti generati a livello aggregato dai loro stessi investimenti. La critica in questione, infatti, pur avendo opportunamente evidenziato la mancata generalità delle argomentazioni di Minsky, focalizza l’attenzione solamente sui leverage ratios, ossia su un profilo ristretto del più ampio concetto di fragilità finanziaria; la medesima critica, inoltre, trascura la relazione tra saggio di crescita della efficienza marginale del capitale e saggio di accumulazione del capitale di rischio durante le fasi di espansione euforica: nell’intervallo temporale necessario agli investimenti per esplicare la loro influenza sui profitti aggregati, le aspettative di profitto possono migliorare, la curva dell’efficienza marginale del capitale può spostarsi verso l’alto, l’indebitamento può aumentare, e nulla assicura che esso crescerà più lentamente del capitale proprio. In realtà, un punto veramente debole della “ipotesi di instabilità finanziaria” risiede nell’aver eletto a caratteristica generale delle fasi espansive taluni comportamenti euforici (come un saggio di crescita della efficienza marginale del capitale più elevato del saggio di accumulazione del capitale proprio) verificatisi solo occasionalmente.