Nel corso degli ultimi decenni il fabbisogno del settore statale è diventato il principale parametro di riferimento per la valutazione e la programmazione dell'andamento della finanza pubblica italiana. Le difficoltà incontrate nella correzione dello squilibrio dei conti pubblici hanno richiesto l'utilizzazione di un indicatore che fosse calcolabile in tempi rapidi, collegasse la politica di bilancio alla politica monetaria e alla gestione del debito pubblico e fosse rappresentativo delle transazioni finanziarie poste in essere da un ampio insieme di enti pubblici.
Questo lavoro esamina il significato economico del fabbisogno e pone in luce i suoi limiti nel fornire indicazioni in merito all'impatto macroeconomico della politica di bilancio, alla sostenibilità nel tempo di tale politica e al suo contributo al risparmio nazionale. Presenta una ricostruzione dell'evoluzione delle statistiche sul fabbisogno in Italia e del loro utilizzo nella definizione della politica di bilancio. Considera le prospettive per il loro utilizzo futuro, mettendo in luce come nei prossimi anni esse saranno difficilmente sostituibili quali indicatori di riferimento per l'analisi della politica di bilancio nel breve periodo.
Il lavoro esamina inoltre i problemi metodologici tuttora aperti nel calcolo del fabbisogno e valuta quali soluzioni possano essere adottate per migliorare il contenuto informativo di tale aggregato. Suggerisce infine di utilizzare alcuni indicatori integrativi del fabbisogno e di attribuire maggior rilievo, nella programmazione e nella valutazione delle politiche di bilancio, al fabbisogno riferito ad aggregazioni di enti pubblici più ampie del settore statale.