N. 242 - Origini e natura speciale dell'attività di banca d'affari in Italia

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di Marcello de Cecco e Giovanni Ferri

L'attività tipica delle banche d'affari viene individuata nell'esercizio della corporate governance, cioè del governo degli assetti proprietari delle imprese mediante le leve del finanziamento, della consulenza e dell'intervento sugli equilibri di controllo. Tale attività costituisce anche un elemento di garanzia nei confronti di altri finanziatori meno insider, agevolandone così l'accesso ai mercati e contribuendo al funzionamento dei mercati stessi.

In Italia, tra la fine del secolo scorso e gli anni trenta, in questo ruolo si cimentarono le banche miste. Nel periodo del dopoguerra, qui oggetto di studio, vi sarebbero stati deputati gli istituti di credito mobiliare (ICM). Al riguardo, nel lavoro si propone un'analisi generale corredata di alcuni approfondimenti monografici su tre dei maggiori ICM.

Si argomenta che, a parte il caso isolato di Mediobanca, l'attività di prestito non ha generalmente reso gli ICM insider alle imprese finanziate, precludendo loro l'esercizio della corporate governance. Si individuano le possibili ragioni di tale assetto nella rilevante presenza dello Stato (quale garante per le imprese di fondi, talora agevolati, spesso senza l'imposizione di adeguate condizionalità), nella scarsa attitudine di gran parte delle imprese ad aprirsi al vaglio degli intermediari (data anche la paucità delle prospettive di accesso ai mercati azionari e finanziari), nell'approccio ''assicurativo" e "patrimoniale” messo in atto dalla generalità degli intermediari (mediante la pratica del "multiaffidamento", la richiesta di elevate garanzie sui prestiti, la bassa propensione a valutare, grazie a relazioni durature, le prospettive di profittabilità di lungo periodo delle imprese).

Si avanza perciò l'ipotesi che la scarsità sulla scena italiana di banche d'affari abituate alla corporate governance sia stata un fattore di freno allo sviluppo dei mercati della finanza privata e, con ciò, alle prospettive di crescita delle imprese, contribuendo a mantenere queste ultime eccessivamente dipendenti dall'autofinanziamento e indebolendo gli incentivi a realizzare investimenti a elevato rischio e/o con ritorno protratto nel tempo.

Il lavoro è stato presentato nel convegno svoltosi a Roma nei giorni 24-25 marzo 1994 a completamento del progetto di ricerca sul mercato della proprietà e del controllo delle imprese, promosso dalla Banca d'Italia. I rapporti conclusivi presentati in quella occasione sono pubblicati dalla casa editrice II Mulino.

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