Nel lavoro si sono considerati i successi e i limiti del risanamento dell'economia italiana nel passato decennio, dopo la grave crisi degli anni settanta. Ai risultati conseguiti in termini di crescita del prodotto e dei consumi, di ristrutturazione industriale e di riduzione del tasso di aumento dei prezzi, si contrappone un differenziale di inflazione ancora elevato nel confronto con gli altri principali paesi europei, pur se notevolmente inferiore a quello dei primi anni ottanta; un ipotetico tentativo di ricuperare competitività compensando il differenziale di inflazione con un deprezzamento della lira non condurrebbe che a inasprire le pressioni inflazionistiche. Sulla competitività dell'intero sistema economico gravano gli squilibri finanziari e i problemi strutturali del settore pubblico; ad essi si aggiungono l'inefficienza del settore terziario, anche nella componente privata, e i ritardi dell'industria di trasformazione. Affinché il risanamento incompleto dell'economia non finisca per ostacolare la nostra piena partecipazione al processo di integrazione europea, occorrono mutamenti profondi nei comportamenti privati e interventi di rilievo della politica economica.
In particolare, la modestia qualitativa e quantitativa dei servizi si è accompagnata a un continuo incremento della loro ragione di scambio con i prodotti industriali, notevole anche nel confronto internazionale; la trascurabile crescita della produttività nel terziario e il contributo inflazionistico che ne è conseguito, data anche la ridotta differenziazione settoriale della dinamica delle retribuzioni nominali, potrebbero essere il risultato di un deficit di concorrenza; una politica attiva di promozione della concorrenza appare auspicabile e possibile utilizzando e affinando gli strumenti recentemente introdotti nel nostro ordinamento ai fini della sua tutela. All'aumento della pressione concorrenziale non può non affiancarsi, inoltre, una riforma dei metodi di contrattazione salariale, che garantisca la stabilità della convergenza del tasso di crescita dei prezzi in Italia verso quelli dei paesi europei con più bassa inflazione. Per una rapida convergenza occorre anzitutto annullare l'inerzia inflazionistica presente nel nostro paese; questo richiede un abbattimento in tempi brevi della dinamica dei redditi nominali.