N. 154 - Interessi reali, sistema impositivo ed effetto Sylos Labini

Le conseguenze economiche dell'imposta sugli interessi dei titoli pubblici sono state analizzate da vari studiosi in un'ottica di equilibrio parziale senza giungere a soluzioni pienamente soddisfacenti. In particolare i modelli teorici, utilizzati nel dibattito, associavano ad un'apparente generalità ipotesi implicite di ottimizzazione in equilibrio parziale ed ignoravano innumerevoli aspetti fiscali rilevanti (specie nell'ambito del disegno complessivo della struttura tributaria). Essi non potevano essere quindi applicati direttamente all'analisi dei fenomeni del sistema economico reale poiché in tale ambito la costanza degli altri gettiti non risulta garantita e di conseguenza l'ipotesi 'ceteris paribus' non è affidabile.

Lo schema teorico, alla base della discussione tuttavia, si è allargato, divenendo sempre più ampio e rilevante, ma il dibattito, pur essendo alquanto istruttivo, a causa della sua astrattezza e dello schema analitico sul quale si è sviluppato, è risultato relativamente tedioso, poco leggibile e forse in parte fuorviarne. Infatti lo stesso Sylos Labini, che col suo complesso intervento ha aperto una prospettiva macro, ha rinunciato ad illustrarlo ed a tirarne le fila. Tuttavia l'analisi teorica che ha avuto luogo durante il dibattito "deve essere criticata sul piano analitico", come sembra proporre Sylos Labini. Con questa nota intendiamo perciò facilitare tale compito riesponendo graficamente il modello alla base della discussione, inserendovi l'analisi di Sylos Labini, anche se solo in modo parziale, e mostrando come il problema rilevante sotteso all'intero dibattito sia la determinazione di una valida struttura impositiva per i redditi da capitale nel loro complesso.

Le considerazioni svolte demoliscono dalle fondamenta i tentativi di riformulare la tesi della partita di giro in presenza due aliquote distinte e dimostrano come l'effetto Sylos Labini dipenda dagli effetti distorsivi che un aumento delle aliquote impositive sui titoli pubblici, ferme restando le altre aliquote, ha sul livello degli interessi reali, dato il comportamento delle banche. Esso risulta quindi una conseguenza della 'irrazionalità' del sistema impositivo, che sottopone ad imposizione gli interessi nominali, con aliquote differenti a seconda delle attività finanziarie e degli operatori e scompare in presenza di un sistema impositivo con un'aliquota unica sulla differenza tra interessi reali attivi e passivi. Ciò induce a ritenere che manovre isolate su di una singola aliquota, volte ad incrementare il gettito, possano risultare pericolose e controproducenti e che si imponga invece una riforma complessiva del sistema impositivo volta ad assicurare un maggior gettito ed a ridurre le interferenze con i comportamenti di mercato.

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