La recente pubblicazione, da parte dell'ISTAT, dei risultati relativi a un campione pari al 10 per cento delle aziende rilevate con il terzo censimento generale dell'agricoltura (1982), ha offerto l'opportunità di intraprendere una prima analisi delle principali modifiche intervenute nelle strutture agricole rispetto ai due censimenti precedenti.
Attraverso l'esame di alcune variabili, aggregate a livello delle grandi aree geografiche, si è individuato una serie di tipologie riguardanti la dimensione, le forme di conduzione, le principali colture, l'utilizzo delle risorse umane e la produttività, seguendone nel tempo l'evoluzione e la distribuzione geografica, al fine di esaminare le trasformazioni più significative intervenute nel settore e di consentire alcuni confronti con il resto della Comunità Europea.
Dal lavoro emerge che, negli anni settanta, l'agricoltura italiana è stata interessata da un sia pur lento processo di riorganizzazione che ha aumentato il peso dell'area "forte" del settore, costituita da aziende medio-grandi, meglio integrate con il tessuto produttivo. Questa riorganizzazione, che dovrebbe rappresentare una crescita di imprese più efficienti, va tuttavia sostenuta da politiche incisive dirette a riequilibrare i forti divari territoriali che ancora caratterizzano le strutture agricole italiane.