Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita - settembre 2015, n. 51Supplementi al Bollettino Statistico - Indagini campionarie

Dall’1 al 18 settembre 2015 si sono svolte le interviste dell’indagine trimestrale Banca d’Italia – Il Sole 24 Ore sulle aspettative di inflazione e crescita. Hanno partecipato 987 imprese con almeno 50 addetti, di cui 389 dell’industria in senso stretto, 397 dei servizi e 201 del settore delle costruzioni.

I principali risultati per le imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi

Aspettative di inflazione in Italia e variazione dei prezzi di vendita delle imprese

In settembre le attese sull’inflazione al consumo sono state riviste al rialzo rispetto alla rilevazione precedente su tutti gli intervalli temporali, in misura assai modesta su quelli più distanti: le aspettative a sei mesi e a un anno sono salite a 0,6 e 0,7 per cento, rispettivamente da 0,3 e 0,5 per cento, mentre quelle a due anni e nell’orizzonte compreso fra tre e cinque anni sono state corrette di 0,1 punti percentuali a 0,9 e 1,1 per cento).

Nel complesso, le imprese non segnalano alcuna variazione dei propri prezzi di vendita rispetto a un anno prima (-0,2 per cento in giugno): a una diminuzione tra le imprese di dimensioni maggiori (almeno 1.000 addetti) si è contrapposto un aumento tra le altre aziende. I prezzi di vendita riprenderebbero a crescere moderatamente nei prossimi dodici mesi, sia nell’industria in senso stretto sia nei servizi: nel complesso il rialzo sarebbe in linea con quanto prefigurato nell’indagine di giugno (0,7 per cento).

Come in giugno, il recupero dei corsi in euro delle materie prime, l’aumento del costo del lavoro e, in misura modesta, il miglioramento della domanda avrebbero sospinto i listini , mentre le politiche di prezzo dei concorrenti li avrebbero frenati.

Valutazioni sulla situazione economica generale dell’Italia

Si è ampliato significativamente il saldo positivo tra giudizi di miglioramento e di peggioramento della situazione economica generale, salito a 25,9 punti percentuali da 15,8 in giugno. I giudizi di stabilità pur registrando una minor incidenza, restano ancora prevalenti. Anche la probabilità in media attribuita al miglioramento del quadro economico congiunturale nei prossimi tre mesi è cresciuta, al 19,7 per cento (da 17,9).

Evoluzione della domanda

I giudizi sull’evoluzione della domanda si confermano positivi, pur in lieve diminuzione rispetto alla scorsa rilevazione. Il saldo tra valutazioni di aumento e diminuzione della domanda dei propri prodotti nell’ultimo trimestre si è collocato a 6,6 punti percentuali (da 11,5 in giugno). L’andamento si è rivelato più favorevole tra le aziende dell’industria in senso stretto. Le prospettive a breve termine si sono rafforzate: il saldo tra attese positive e negative sulla domanda è salito di oltre quattro punti percentuali a 21,6; il miglioramento ha interessato le imprese operanti sia nell’industria in senso stretto sia nei servizi.

La medesima dinamica favorevole ha caratterizzato i giudizi sulle condizioni della domanda estera corrente e attesa nei prossimi tre mesi: la prima con intensità inferiore a quella registrata nella scorsa indagine, la seconda superiore.

Valutazioni delle condizioni operative delle imprese

Le attese a tre mesi sulle condizioni economiche in cui operano le aziende continuano a essere improntate a un cauto ottimismo, benché i giudizi di stabilità rimangano largamente prevalenti (74,6 per cento da 78,9 in giugno). Il saldo fra le risposte di miglioramento e di peggioramento, positivo dalla rilevazione di marzo, è salito a 10,2 punti percentuali (da 5,4 in giugno): il rialzo è stato particolarmente accentuato nelle valutazioni delle imprese dell’industria in senso stretto.

L’attività economica continuerebbe a beneficiare del contributo positivo apportato dalla domanda, dal tasso di cambio dell’euro e, a differenza della rilevazione precedente, dall’andamento delle quotazioni del petrolio; si rafforza rispetto a giugno, sia pur marginalmente, il freno rappresentato dell’incertezza imputabile a fattori economici e politici.

La quota di operatori che segnala una diminuzione del livello di attività ritenuto "normale" negli ultimi due anni è scesa dal 39,5 per cento al 36,2; di contro, il 30,6 per cento ne segnala un aumento (era il 26,0 in giugno).

Condizioni per l’investimento

Le valutazioni delle imprese sulle condizioni per investire si confermano favorevoli, in misura superiore rispetto alla rilevazione precedente: il saldo tra i giudizi di miglioramento e di peggioramento è salito all’11,5 per cento dall’8,7; l’andamento è pressoché analogo nella manifattura e nei servizi.

La quota degli operatori che si attende un rialzo della spesa nominale in investimenti nel secondo semestre del 2015 rispetto al primo supera di 12,1 punti percentuali quella delle imprese che prefigurano una flessione: le attese sono particolarmente favorevoli tra le imprese dei servizi e fra quelle medio-grandi (tra 200 e 999 addetti); per quasi il 60 per cento delle aziende la spesa nominale in investimenti si confermerebbe invariata rispetto a quella effettuata nella prima metà dell’anno.

Per il complesso del 2015 lo scarto percentuale tra le attese di aumento e di riduzione degli investimenti è aumentato a 17,3 punti (da 14,1 della scorsa rilevazione), principalmente per effetto della correzione al rialzo dei programmi di investimento delle imprese operanti nel Nord-Ovest, nel Sud e nelle Isole; circa la metà delle aziende prevede una spesa in investimenti totali costante rispetto al 2014, come nel sondaggio precedente.

Il 44,4 per cento degli operatori dichiara di aver superato nei mesi scorsi la fase più difficile della congiuntura economica, un livello marginalmente superiore a quello rilevato in giugno (43,9); la quota di imprese che si attende un solido miglioramento dei ritmi produttivi nei prossimi mesi è scesa al 43,0 per cento (dal 46,4).

Condizioni di liquidità e accesso al credito

È proseguita la tendenza al miglioramento delle condizioni di accesso al credito in atto dalla fine del 2012, anche se con un’intensità inferiore rispetto alla rilevazione precedente. Nell’ultimo trimestre il saldo percentuale tra la quota di aziende che segnala un più agevole accesso rispetto al trimestre precedente e quella che indica maggiori difficoltà si è confermato positivo, pur scendendo a 2,7 punti percentuali (da 7,8;). In particolare, l’allentamento dei criteri di accesso al credito viene segnalato dal 10,5 per cento delle imprese (14,4 in giugno), mentre il 7,8 per cento ne rileva un inasprimento (contro il 6,6 nel trimestre precedente); il peggioramento è stato più deciso tra le imprese del Nord e tra quelle di maggiori dimensioni.

La percentuale degli operatori che ritiene che la posizione di liquidità sarà insufficiente nei prossimi tre mesi è calata al 14,9 per cento (dal 15,6 in giugno); anche la quota di coloro che la reputano più che sufficiente si è ridotta al 21,1 per cento (dal 22,2). In questa indagine è stato domandato alle imprese se nei tre mesi precedenti abbiano ridotto i loro depositi bancari, al netto delle normali oscillazioni stagionali; la quota delle aziende che segnala di non averlo fatto è risultata largamente maggioritaria (76,2 per cento), soprattutto nell’industria. Per coloro che hanno contratto i depositi, il fattore che ha inciso maggiormente è il peggioramento degli incassi.

Dinamica dell’occupazione

Le attese sulla dinamica dell’occupazione nel breve termine sono lievemente peggiorate: la quota di imprese che stima una crescita del numero di addetti nel prossimo trimestre è scesa al 16,5 per cento (dal 19,1 in giugno), mentre quella delle aziende che ne prefigura una riduzione si è ridotta leggermente al 14,4 (dal 14,9); oltre i due terzi degli operatori si attendono una sostanziale invarianza. Il saldo complessivo, pur restando lievemente positivo (2,1 punti percentuali), riflette dinamiche eterogenee attestandosi su valori negativi per le imprese dei servizi e di grandi dimensioni, e per quelle operanti nel Centro-Sud.

Le imprese di costruzione

In settembre si consolida l’ottimismo delle imprese di costruzione riguardo alla situazione economica generale, già riscontrato nelle due precedenti rilevazioni: il saldo fra giudizi di miglioramento e di peggioramento è aumentato a 11,6 punti percentuali (da 2,1 in giugno; era -34,9 in dicembre); è lievemente cresciuta anche la probabilità media di uno scenario più favorevole nei prossimi tre mesi, al 14,2 per cento (dal 12,8).

I giudizi sulla dinamica della domanda dei propri lavori si confermano orientati prevalentemente alla stabilità (68,4 per cento; 74,5 per le imprese che realizzano oltre un terzo del fatturato nel comparto residenziale). Tuttavia lo scarto tra le risposte di aumento e quelle di riduzione è divenuto negativo e pari a -1,5 punti percentuali (da 2,2 in giugno), riflettendo soprattutto il peggioramento riscontrato per le imprese più attive nel comparto residenziale. Il saldo positivo sulle prospettive a breve termine della domanda è invece rimasto sostanzialmente invariato (a 9,8 punti percentuali).

Si è accresciuta la quota di imprese che anticipano per il prossimo trimestre una stabilità del proprio contesto operativo (a 80,5 da 77,8 per cento in giugno), anche se il saldo delle attese di miglioramento e di peggioramento si mantiene lievemente negativo. Oltre all’incertezza imputabile a fattori economici e politici, l’andamento dei propri prezzi costituirebbe un fattore frenante, sebbene in misura contenuta; impulsi positivi deriverebbero soprattutto dalla domanda di lavori, nuovi e già avviati, da un miglioramento dei criteri di accesso al credito e dalla dinamica del prezzo del petrolio.

Le aspettative a tre anni sono rimaste positive, in misura sostanzialmente analoga rispetto alla scorsa inchiesta: il divario tra le aziende che anticipano un miglioramento e quelle che prefigurano un peggioramento si è attestato a 49,4 punti percentuali (49,1 in giugno).

Il 52,9 per cento delle imprese intervistate ha riscontrato una riduzione del livello "normale" di attività nell’ultimo biennio, una quota inferiore a quella segnalata in marzo; è anche aumentata la percentuale di operatori che ha osservato un aumento (16,5 per cento, da 11,7).

I giudizi sulle condizioni per investire si confermano favorevoli: nell’ultimo trimestre l’incidenza dei  giudizi di peggioramento si è ridotta a 8,5 punti percentuali (da 12,4 in giugno), a fronte di una larga prevalenza di quelli di stabilità (76,6 per cento, quasi 72,5 in giugno). Ciò nonostante, il saldo tra la quota delle imprese che prevedono un aumento della spesa nominale in investimenti fissi tra il secondo e il primo semestre del 2015 è negativo (-6,7 punti percentuali; per il complesso del 2015 rispetto al 2014, tale saldo passa a -6,5 punti (da -1,2), riflettendo soprattutto il peggioramento per le imprese prevalentemente orientate all’edilizia residenziale.

La quota di operatori che segnala di aver superato negli ultimi mesi la fase più difficile della congiuntura è stabile intorno al 36 per cento, mentre la percentuale delle imprese che si attende un robusto miglioramento dei propri ritmi produttivi nei prossimi mesi è salita al 45,1 per cento, dal 44,0.

Le attese sull’andamento dell’occupazione nei prossimi mesi risultano caratterizzate da un minore pessimismo rispetto alla scorsa rilevazione: il divario negativo tra le risposte di aumento e di diminuzione si è ridotto (-17,5 punti percentuali da -24,3 rilevato in giugno).

I giudizi sulle condizioni di accesso al credito sono peggiorati: il saldo è passato da -1,7 a -10,3 punti percentuali.

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