N. 42 - L'economia della SardegnaAggiornamento congiunturale

Nella prima parte del 2023 l'economia della Sardegna è cresciuta leggermente, rallentando rispetto alla dinamica osservata l'anno precedente. Secondo le stime basate sull'indicatore trimestrale dell'economia regionale della Banca d'Italia (ITER), il prodotto è aumentato di poco meno dell'1 per cento rispetto al periodo corrispondente del 2022; l'incremento è risultato più contenuto rispetto alla media italiana.

In un contesto di elevata inflazione, la crescita dei consumi delle famiglie ha mostrato un marcato rallentamento; anche la dinamica degli investimenti è risultata fiacca. L'evoluzione del quadro congiunturale nei prossimi mesi è legata alla normalizzazione della dinamica dei prezzi al consumo, in progressiva attenuazione dopo il picco dei mesi autunnali del 2022. Il clima di fiducia delle famiglie ha mostrato segnali di miglioramento, pur restando su livelli inferiori a quelli precedenti la crisi energetica, mentre le aspettative delle imprese sono improntate alla prudenza.

Le imprese

Nel settore produttivo regionale l'attività economica è aumentata nella prima parte dell'anno in tutti i principali comparti. Nell'industria gli indicatori su produzione e ordini mostrano una crescita più contenuta rispetto all'anno precedente. L'incremento del fatturato nominale, osservato per una quota maggioritaria di imprese, ha continuato a essere sospinto in parte dall'andamento dei prezzi; la spesa per investimenti si è confermata debole, risentendo del clima di generale incertezza e delle condizioni di finanziamento più restrittive. Nelle costruzioni l'attività ha rallentato: la contrazione della domanda proveniente dai privati è stata bilanciata dall'espansione degli investimenti pubblici, legata anche all'utilizzo dei fondi del PNRR. Nei servizi la dinamica è rimasta positiva, ma con slancio minore rispetto al recupero del biennio precedente, anche per via dell'inflazione sostenuta che ha eroso la capacità di spesa delle famiglie.

Nel settore industriale e in quello dei servizi la redditività delle imprese sarde si è mantenuta elevata, beneficiando anche della progressiva attenuazione delle difficoltà connesse con l'approvvigionamento dei beni intermedi e del calo dei prezzi energetici. Le disponibilità liquide del settore produttivo sono rimaste cospicue. I prestiti alle imprese hanno progressivamente rallentato, fino a risultare in contrazione a giugno del 2023: la domanda di credito si è indebolita, risentendo del peggioramento congiunturale e dell'aumento dei tassi di interesse, e le condizioni di offerta degli intermediari sono divenute più restrittive. La riduzione dei finanziamenti ha riguardato soprattutto le imprese della manifattura e si è intensificata nei mesi estivi.

Il mercato del lavoro e le famiglie

Nel primo semestre dell'anno in corso è aumentato il numero degli occupati in regione, ma in misura minore rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Le attivazioni nette di contratti di lavoro alle dipendenze hanno superato il livello del 2022 di circa 3.000 unità. A questa variazione ha contribuito esclusivamente la componente a tempo determinato, mentre la creazione di posizioni permanenti è stata inferiore a quella dell'anno prima. Il tasso di attività, nel complesso stabile, è cresciuto per le donne, riportandosi sui livelli pre-pandemici; quello di disoccupazione ha continuato a ridursi.

L'espansione dei consumi ha rallentato, dopo il recupero che aveva caratterizzato il periodo successivo alla crisi pandemica, risentendo degli effetti dell'inflazione sul potere d'acquisto. I prestiti alle famiglie hanno registrato un netto rallentamento, soprattutto per i mutui immobiliari. La dinamica riflette il calo della domanda di credito dovuta prevalentemente al deciso rialzo dei tassi di interesse, cui si è associata una maggiore cautela da parte degli intermediari.

Il mercato del credito

I prestiti al settore privato non finanziario hanno progressivamente rallentato nel corso del 2023 fino a contrarsi nei mesi estivi. L'incidenza dei crediti deteriorati è rimasta stabile, riflettendo modesti flussi in ingresso: il tasso di deterioramento è aumentato per le imprese delle costruzioni e del settore manifatturiero, pur mantenendosi sui livelli contenuti osservati negli ultimi anni. Si è osservato un calo dei depositi in conto corrente di imprese e famiglie, più che compensato dall'aumento di quelli a risparmio, che hanno garantito una maggiore remunerazione rispetto al recente passato. La crescita della domanda di titoli di Stato e di obbligazioni emesse dagli istituti di credito ha sospinto l'ammontare della raccolta indiretta presso le banche.

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