N. 31 - L'economia della ToscanaAggiornamento congiunturale

Nella prima parte del 2023 l'attività economica in Toscana ha ulteriormente rallentato, condizionata ancora dall'elevata inflazione e dalle politiche monetarie restrittive messe in atto per contrastarla. Le dinamiche si sono mostrate eterogenee tra i principali settori.

L'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER), sviluppato dalla Banca d'Italia, segnala per il primo semestre un aumento del prodotto dell'1 per cento, inferiore di quasi 3 punti percentuali alla crescita del 2022 e lievemente più contenuto di quello stimato per l'intero Paese. L'indicatore coincidente Regiocoin-Toscana ha mostrato un andamento negativo delle componenti di fondo dell'attività, proseguendo la tendenza avviatasi nel secondo semestre dello scorso anno.

Nel corso del 2023 l'attività industriale è risultata in flessione; il calo è stato più diffuso tra le imprese più piccole e nel comparto della moda. Un andamento più favorevole avrebbe interessato le aziende di grandi dimensioni e quelle della farmaceutica e della meccanica. Il rallentamento della domanda globale ha condizionato il commercio estero: le esportazioni toscane sono ancora cresciute, ma a un ritmo inferiore rispetto all'anno precedente. L'indebolimento ciclico e l'incertezza del quadro geopolitico hanno frenato l'attività di investimento: i piani formulati a inizio periodo, che prevedevano un calo, sono stati confermati o rivisti al ribasso. Dopo il consistente recupero post-pandemico, nella prima parte dell'anno l'attività del settore edile ha segnato un forte rallentamento, particolarmente intenso nel comparto residenziale privato, in relazione principalmente alla rimodulazione delle politiche di agevolazione fiscale. Anche l'attività del terziario si è indebolita, condizionata dalla marcata decelerazione dei consumi. Il calo dell'attività industriale ha avuto ripercussioni anche sul traffico commerciale; i flussi turistici sono ancora cresciuti, sebbene nella sola componente straniera. L'indebolimento ciclico non si è tuttavia riflesso sulla situazione economico-finanziaria del settore produttivo: nonostante la maggiore incidenza degli oneri finanziari, i minori costi di approvvigionamento dell'energia hanno contribuito a mantenere favorevole la redditività. In tale contesto, la liquidità è rimasta elevata.

Nel primo semestre del 2023 l'occupazione regionale è cresciuta, sebbene meno intensamente della media nazionale; l'aumento si è concentrato nel primo trimestre, nella componente maschile e in quella alle dipendenze. I dati delle comunicazioni obbligatorie segnalano tra gennaio e giugno un saldo delle assunzioni nette nel settore privato non agricolo superiore a quello registrato nello stesso periodo dello scorso anno. L'aumento è stato trainato dai contratti a tempo indeterminato, mentre le attivazioni a tempo determinato sono cresciute in misura minore e si sono concentrate nei settori legati al turismo.

Dopo il recupero post-pandemico, i consumi hanno mostrato un marcato rallentamento, risentendo anche del rialzo dei prezzi. L'inflazione regionale, dopo il picco raggiunto nello scorcio del 2022 per i forti rincari dei beni energetici e alimentari, dai primi mesi di quest’anno si è gradualmente attenuata, beneficiando dei ribassi di gas ed elettricità. L'indebitamento delle famiglie ha registrato una decisa decelerazione, soprattutto nella componente dei mutui per l'acquisto di abitazioni, frenati dal significativo rialzo dei tassi di interesse. L'aumento del costo opportunità di detenere liquidità ha determinato una ricomposizione del risparmio finanziario verso depositi vincolati, titoli di debito e fondi comuni.

Nella prima parte dell'anno il credito al settore privato non finanziario è risultato in contrazione, riflettendo il deciso calo dei prestiti al settore produttivo; sulla dinamica hanno inciso sia la minore domanda di finanziamenti per finalità di investimento e sostegno del circolante sia politiche di offerta più prudenti. Pur in un contesto di marcato indebolimento ciclico, la qualità del credito è rimasta stabile, facendo registrare tassi di deterioramento contenuti nel confronto storico. Il contesto di elevata incertezza non si è finora tradotto in un peggioramento della qualità prospettica: la quota dei prestiti in bonis alle imprese classificati a maggior rischio è ulteriormente calata.

Nelle attese delle banche le condizioni di offerta rimangono improntate alla prudenza anche nella seconda parte dell'anno. Le prospettive a breve termine sulle vendite e sugli investimenti, formulate dalle imprese a inizio autunno, prefigurano una fase congiunturale ancora debole, che risentirà altresì dei recenti eventi alluvionali, il cui impatto è ancora da quantificare. In un contesto economico già complesso, contraddistinto da diffusa incertezza e più elevati costi di finanziamento, gravano ulteriori rischi al ribasso sulla crescita, connessi con l'evoluzione del quadro geopolitico internazionale.

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