N. 27 - L'economia del VenetoAggiornamento congiunturale

Nel primo semestre del 2023 l'attività economica si è indebolita in tutti i settori. Secondo l'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d'Italia, il prodotto è cresciuto dell'1,4 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2022. L'aumento, quasi interamente realizzato nel primo trimestre, è risultato lievemente superiore a quello medio nazionale (1,1 per cento).

Ven-ICE, l'indicatore elaborato dalla Banca 'Italia per misurare la dinamica congiunturale di fondo dell'economia veneta, è entrato dallo scorso giugno in territorio negativo diminuendo a settembre dello 0,2 per cento. Alla fase ciclica sfavorevole ha contribuito in particolare il comparto manifatturiero.

Secondo quanto rilevato da Unioncamere del Veneto, nella media dei primi tre trimestri del 2023 la produzione manifatturiera delle imprese con almeno 10 addetti è diminuita rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il calo ha riflesso quello degli ordini interni e, in particolare esteri, che risentono della debolezza della domanda mondiale. Il sondaggio autunnale della Banca d'Italia conferma la contrazione dell'attività industriale nei primi nove mesi del 2023. Anche per i sei mesi successivi le imprese industriali prefigurerebbero un calo del fatturato a prezzi correnti. L'accresciuta incertezza e l'aumento del costo dei finanziamenti determinerebbero un atteggiamento prudente nelle decisioni di investimento. Il recente acuirsi delle tensioni geopolitiche nel Vicino Oriente ha accresciuto la volatilità sui mercati, con possibili conseguenze sull'incidenza del costo degli approvvigionamenti anche energetici nei bilanci delle imprese industriali.

La crescita del comparto edile, in corso da circa un biennio, si è sensibilmente attenuata nella prima parte del 2023; tuttavia una quota maggioritaria degli operatori prevede di chiudere l'anno con un incremento del volume di affari. Le attese per il 2024 sono meno ottimistiche nonostante l'aumento già registrato nella prima parte dell'anno in corso degli investimenti degli enti territoriali legati alla realizzazione del Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

I servizi privati non finanziari hanno finora risentito del peggioramento del quadro economico internazionale meno intensamente rispetto all'industria: le vendite a prezzi costanti sono rimaste invariate per quasi la metà del campione e i casi di aumento e di riduzione si sono controbilanciati. Nei primi otto mesi dell'anno è proseguita la ripresa del turismo: le presenze nelle strutture ricettive sono aumentate rispetto allo stesso periodo del 2022, così come nel primo semestre la spesa a prezzi correnti dei viaggiatori stranieri in Veneto. Nonostante l'inflazione si sia fortemente ridotta rispetto al picco registrato a fine 2022, le decisioni di spesa delle famiglie continuano a risentire del rialzo dei prezzi, che ne erode il potere di acquisto.

Nella media del primo semestre del 2023 l'occupazione in Veneto è cresciuta, in maniera più marcata rispetto al Paese; all'aumento degli occupati si è accompagnata la sostanziale stabilità delle persone in cerca di occupazione. I dati amministrativi delle comunicazioni obbligatorie, riferiti al lavoro dipendente del settore privato non agricolo, mostrano tuttavia un rallentamento dei saldi occupazionali nel secondo e terzo trimestre dell'anno in corso.

Nonostante i segnali di indebolimento dell'economia e l'accresciuto costo del credito la quota d'imprese venete in utile si manterrebbe elevata nel 2023. L'indice di liquidità finanziaria si è mantenuto stabile nel primo semestre dell'anno, restando su livelli elevati nel confronto storico. I prestiti alle imprese si sono ridotti: vi hanno contribuito sia la debolezza della domanda di credito, influenzata dal rialzo dei tassi e dal rallentamento dell'economia, sia condizioni di offerta improntate a maggiore prudenza. I finanziamenti alle famiglie hanno rallentato principalmente per la flessione dei nuovi mutui per l'acquisto di abitazioni, cui si è associata una diminuzione delle compravendite di immobili. La qualità del credito si è mantenuta soddisfacente, nonostante un lieve rialzo del tasso di deterioramento dei prestiti alle imprese. I depositi bancari di famiglie e imprese sono diminuiti per la prima volta dopo oltre un decennio di crescita, mantenendosi comunque su livelli storicamente elevati. Gli investimenti in titoli di debito sono cresciuti grazie ai maggiori rendimenti offerti.

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