N. 5 - L'economia del VenetoRapporto annuale

Nel 2022 è proseguita la crescita dell'economia regionale che tuttavia si è progressivamente indebolita risentendo del rallentamento del commercio mondiale, del forte rincaro delle materie prime, specie energetiche e dell'erosione del potere d'acquisto delle famiglie. La struttura produttiva regionale ha reagito alla crisi energetica cercando di traslare parzialmente sui prezzi i maggiori costi di approvvigionamento; ha altresì beneficiato, oltre che delle misure di contrasto governative, anche della parziale diminuzione dei prezzi dell'energia dalla seconda metà dell'anno. Nonostante la resilienza mostrata dal sistema produttivo e il recupero della domanda turistica, rimane elevata l'incertezza associata al perdurare dell'inflazione, agli effetti dell'aumento dei tassi d'interesse e alle tensioni geopolitiche.

Il quadro macroeconomico

Nel 2022, secondo l'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d'Italia, il prodotto regionale sarebbe cresciuto in termini reali del 3,7 per cento, in linea con il dato nazionale, ma in rallentamento rispetto all'anno precedente, riportandosi sul livello pre-pandemico.

Ven-ICE, l'indicatore elaborato dalla Banca d'Italia per misurare la dinamica di fondo dell'economia veneta, alla fine dell'anno segnalava una sostanziale stagnazione dell'attività economica. Nei primi tre mesi del 2023 l'indicatore è tornato positivo con il contributo della manifattura e delle attività turistiche.

Le imprese

Nel 2022 la produzione manifatturiera ha continuato ad aumentare (4,5 per cento rispetto alla media del 2021), seppure con un progressivo indebolimento nel corso dell'anno. Tutti i principali settori, con l'eccezione dei mezzi di trasporto, hanno superato i volumi produttivi pre-pandemia. Dopo un significativo recupero nel 2021, il fatturato a prezzi costanti delle imprese industriali regionali è aumentato solo lievemente, risentendo degli effetti sulla domanda del forte incremento dei prezzi praticati dalle imprese. Anche la crescita delle esportazioni di beni in volume ha progressivamente rallentato nello scorso anno; le esportazioni venete di tutti i principali settori hanno comunque significativamente superato i volumi pre-pandemia, tranne che per i prodotti tessili e la componentistica degli autoveicoli. Nel primo trimestre dell'anno in corso la produzione manifatturiera è aumentata in termini tendenziali mentre gli ordini interni ed esteri sono diminuiti.

Nel 2022 il livello di attività del settore edile, dopo il rimbalzo successivo alla pandemia, ha continuato a crescere, beneficiando degli incentivi fiscali per la riqualificazione del patrimonio abitativo. Le difficoltà nella cessione dei crediti fiscali si sono finora riflesse limitatamente sulla prosecuzione dei cantieri programmati.

Nel 2022 è continuato il forte recupero delle presenze turistiche che tuttavia rimangono ancora al di sotto dei livelli pre crisi. Il contributo è derivato interamente dai pernottamenti di visitatori stranieri e in particolare da quelli dei viaggiatori di lingua tedesca che generano oltre la metà delle presenze internazionali in regione. Le presenze nelle località balneari e sul lago di Garda sono sostanzialmente ritornate al livello del 2019, mentre quelle delle città d'arte, seppure in forte recupero, sono ancora inferiori.

Nonostante il significativo incremento dei costi energetici e di approvvigionamento, nel 2022 la redditività delle aziende venete ha beneficiato della congiuntura economica ancora relativamente favorevole. Le imprese manifatturiere sono riuscite a trasferire ai prezzi alla produzione larga parte dei rincari delle materie prime ed energetiche.

L'aumento dei prestiti bancari alle imprese, in corso dall'inizio della pandemia, si è pressoché arrestato alla fine del 2022. La domanda di nuovi finanziamenti ha risentito dell'ampia liquidità accumulata e dell'accresciuta onerosità del debito. Il rialzo dei tassi ufficiali, avviato nella seconda parte del 2022, si è riflesso in un sensibile incremento del costo del credito. Una quota maggioritaria dei finanziamenti alle imprese venete è esposta agli effetti del rialzo dei tassi di interesse, anche se tale esposizione si è lievemente ridotta nell'ultimo triennio.

La transizione energetica e l'aumento del prezzo dell'energia

I rincari dei prodotti energetici dalla metà del 2021 hanno avuto considerevoli ripercussionì sulle imprese e sulle famiglie anche se sono state parzialmente mitigate dai provvedimenti governativi. Alla tenuta del sistema produttivo regionale hanno contribuito anche il ricorso da parte delle imprese alla sostituzione tra fonti energetiche e l'utilizzo di contratti di acquisto a prezzo fisso.

Per le famiglie e gli enti pubblici assumono particolare importanza per calmierare gli aumenti dei costi energetici le condizioni degli immobili. I dati disponibili suggeriscono come nell'ultimo decennio l'attività di riqualificazione del patrimonio abitativo e di efficientamento energetico sia stata più intensa rispetto alle altre regioni italiane, ma permangano profonde eterogeneità all'interno del territorio veneto.

Il mercato del lavoro e le famiglie

La ripresa dell'attività economica si è associata a un incremento dell'occupazione e a una drastica riduzione del ricorso alla Cassa integrazione guadagni e ai fondi di solidarietà. La crescita degli occupati è stata trainata dal lavoro autonomo ed è stata più intensa nei settori delle costruzioni e dell'industria. In quest'ultimo è proseguito l'aumento dei contratti a tempo indeterminato che hanno continuato a beneficiare delle trasformazioni di contratti a termine. Anche i servizi, compresi quelli turistici, hanno mostrato saldi occupazionali positivi, seppure inferiori a quelli del 2021.

Il reddito delle famiglie ha beneficiato dei miglioramenti del mercato del lavoro. Il potere d'acquisto è stato tuttavia eroso dal concomitante forte incremento dei prezzi che ha anche frenato la ripresa dei consumi. L'inflazione è rimasta molto elevata nel confronto storico, colpendo maggiormente i nuclei con livelli di spesa più bassi.

Alla crescita del costo dell'indebitamento si è associato il rallentamento dei mutui per l'acquisto di abitazioni. L'impatto complessivo del rialzo dei tassi sui mutui in essere è stato attenuato dalla prevalenza di quelli a tasso fisso. Con riferimento ai mutui a tasso variabile l'aumento stimato della rata dovrebbe essere di circa un quarto. Dopo un prolungato periodo di preferenza per la liquidità, la risalita dei rendimenti ha favorito gli investimenti delle famiglie in titoli obbligazionari.

Il mercato del credito

Nel 2022 il volume dei prestiti bancari al settore privato non finanziario ha lievemente rallentato in connessione con l'incremento del costo del credito. La minore espansione ha riguardato in misura più accentuata quelli alle imprese estendendosi ai finanziamenti alle famiglie nel primo trimestre del 2023. La qualità del credito bancario si è mantenuta mediamente elevata; tuttavia le piccole imprese presentano un tasso di deterioramento più elevato della media. La quota di imprese che, nonostante la classificazione in bonis, ha evidenziato una crescita della rischiosità rimane su livelli più elevati di quelli osservati prima della pandemia.

La finanza pubblica decentrata

Nel 2022 gli enti territoriali veneti hanno mantenuto nel complesso una buona condizione finanziaria. È aumentata la spesa primaria sia corrente sia in conto capitale. Sulla prima hanno influito sia i maggiori oneri energetici, sostanzialmente compensati da trasferimenti dedicati, sia l'incremento del costo del personale, in seguito al rinnovo di alcuni contratti collettivi nazionali. La spesa in conto capitale, in crescita continua dal 2019, beneficerà nei prossimi anni anche dell'attuazione del PNRR e del PNC. Oltre la metà dei fondi destinati al territorio regionale verrà gestito dalle amministrazioni locali e in particolare dai Comuni.

Testo della pubblicazione