N. 27 - L'economia del VenetoAggiornamento congiunturale

Nel primo semestre del 2021 l'attività economica regionale ha registrato un significativo recupero; vi hanno contribuito il positivo andamento della campagna vaccinale e la ripresa della domanda mondiale. Secondo l'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d'Italia, il prodotto è cresciuto nel secondo trimestre del 20,2 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2020. L'aumento, che ha permesso di recuperare circa i due terzi della caduta della prima metà del 2020, è stato più intenso della media nazionale.

L'indicatore che misura la dinamica di fondo dell'economia (Ven-ICE) evidenzia nel terzo trimestre, sulla base delle più recenti informazioni congiunturali disponibili, un lieve rallentamento della crescita che si mantiene su livelli superiori alla media di lungo periodo.

Nei primi tre trimestri dell'anno in corso la ripresa nell'industria manifatturiera ha portato la produzione totale su un livello leggermente superiore a quello dello stesso periodo del 2019. Il sistema della moda e, soprattutto, i mezzi di trasporto non sono tuttavia ancora ritornati ai livelli precedenti l'emergenza sanitaria. Secondo il sondaggio autunnale della Banca d'Italia, il fatturato delle imprese industriali è significativamente aumentato nei primi nove mesi dell'anno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, grazie anche alla ripresa degli ordini esteri; nella media dei primi sei mesi del 2021 le esportazioni regionali hanno infatti superato il corrispondente livello pre-pandemico. Le aspettative per gli ordini nei prossimi sei mesi appaiono positive, anche se rese più caute dalle difficoltà di reperimento degli input produttivi e dai rincari dell'energia e delle altre materie prime. I piani d'investimento per il 2021 formulati dalle imprese venete nei primi mesi dell'anno, che prefiguravano un significativo anche se parziale recupero dell'accumulazione di capitale, sono stati rivisti al rialzo o confermati dalla maggioranza delle imprese. La fase di crescita degli investimenti dovrebbe proseguire l'anno prossimo, anche se l'atteggiamento delle imprese appare prudente a causa delle incertezze riguardanti la durata dell'attuale fase espansiva degli ordini, l'offerta di input produttivi e, in misura minore rispetto ai mesi scorsi, l'evoluzione della pandemia. L'attività del comparto edile si è rafforzata, favorita dagli incentivi fiscali e dall'andamento della spesa per opere pubbliche degli enti territoriali; le previsioni sono positive anche per il prossimo anno. È proseguita la crescita delle transazioni di immobili residenziali e non residenziali, che ha sopravanzato il calo del 2020.

Nei servizi privati non finanziari l'attività è in ripresa anche se non è ancora tornata sui livelli pre-crisi. Le aspettative a sei mesi prefigurano un ulteriore miglioramento. La propensione a investire nell'anno in corso e nel prossimo sta beneficiando dell'aumento della domanda e del miglioramento della situazione pandemica. Dopo una prima parte dell'anno caratterizzata da flussi turistici modesti a causa delle limitazioni alla mobilità, nei mesi estivi si è intensificato il recupero delle presenze, in particolare per la componente italiana e nei comprensori balneari, montani e del Lago di Garda. Nel complesso dei primi otto mesi del 2021 le presenze turistiche risultavano essere quasi due terzi del corrispondente livello pre-pandemico.

La ripresa non si è ancora riflessa sui livelli occupazionali. Nella media del primo semestre dell'anno il numero degli occupati è stato inferiore a quello dello stesso periodo del 2020. Il tasso di disoccupazione è rimasto su livelli contenuti per la bassa partecipazione al mercato del lavoro soprattutto da parte delle donne. I dati amministrativi, limitati al lavoro dipendente, mostrano tuttavia un incremento delle assunzioni nette iniziato nel secondo trimestre con il graduale allentamento delle restrizioni e l'accelerazione della campagna vaccinale, che si sarebbe poi rafforzato durante l'estate. Si tratta prevalentemente di contratti a termine. Con la graduale riduzione delle misure di sostegno è diminuito il ricorso agli ammortizzatori sociali. La rimozione del blocco dei licenziamenti per i lavoratori dell'industria e delle costruzioni non ha determinato un incremento anomalo delle cessazioni per motivi economici.

Gli accresciuti flussi di cassa, connessi con la ripresa del volume di affari, e l'utilizzo anche a fini precauzionali dei prestiti garantiti dallo Stato, hanno consentito alle imprese di rafforzare ulteriormente la posizione di liquidità nel corso del primo semestre del 2021; ne è conseguito, durante l'estate, il rallentamento della crescita dei prestiti e delle garanzie pubbliche attivate. I finanziamenti alle famiglie hanno invece accelerato, sostenuti dai mutui e, in misura minore, dal credito al consumo. La qualità del credito ha beneficiato delle misure di politica economica a sostegno di famiglie e imprese, degli interventi delle autorità di vigilanza e della ripresa dell'attività economica. Il flusso di nuovi crediti deteriorati in rapporto ai prestiti è rimasto su livelli storicamente contenuti, ma, per le imprese, è cresciuta la quota dei prestiti in bonis con rischiosità in aumento. In un contesto economico ancora caratterizzato da elementi di incertezza è proseguita nella prima parte del 2021 la crescita dei depositi bancari di famiglie e imprese.

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