N. 25 - L'economia della LombardiaAggiornamento congiunturale

Nella prima parte del 2021 le principali variabili economiche della regione hanno registrato una forte ripresa, in connessione con il graduale allentamento delle restrizioni alle attività e l'accelerazione della campagna vaccinale. Secondo le stime basate sull'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER) della Banca d'Italia, in Lombardia il prodotto sarebbe aumentato di circa il 7 per cento nel primo semestre dell'anno rispetto al periodo corrispondente del 2020, in linea con la media italiana. L'indicatore coincidente Regiocoin-Lombardia della Banca d'Italia conferma una crescita robusta delle componenti di fondo dell'economia, in particolare nel secondo trimestre. La ripresa in atto non è stata però ancora sufficiente a compensare in tutti i settori il calo dell'attività economica registrato l'anno passato.

Nell'industria la produzione è cresciuta in misura marcata nel primo semestre dell'anno. Secondo il sondaggio della Banca d'Italia la tendenza sarebbe proseguita nel terzo trimestre, consentendo alle imprese di recuperare in media i livelli pre-pandemici di fatturato. Le difficoltà di approvvigionamento di materie prime e prodotti intermedi e l'incremento dei loro costi stanno però causando problemi all'attività industriale e contribuendo all'aumento dei prezzi alla produzione. La dinamica della domanda rivolta alle imprese è stata sostenuta e le esportazioni hanno registrato un forte recupero, superando i livelli del 2019. Per quanto riguarda gli investimenti, il sondaggio della Banca d'Italia conferma per l'anno in corso la ripresa dell'accumulazione di capitale già programmata a inizio anno, che proseguirebbe anche nel 2022. Nelle costruzioni si è intensificata la fase espansiva avviatasi nella seconda parte del 2020 e, nel primo semestre del 2021, il fatturato ha superato quello del periodo corrispondente del 2019. Secondo il sondaggio, le imprese edili si attendono che l'espansione produttiva prosegua nel 2022. L'attività è aumentata anche nei servizi privati non finanziari, pur non recuperando rispetto al primo semestre del 2019. Il miglioramento ha riguardato sia il commercio al dettaglio, in particolare quello specializzato non alimentare, sia gli altri servizi, anche se in misura ancora contenuta il comparto dell'alloggio e della ristorazione, che nella prima parte del semestre ha continuato a risentire di restrizioni all'attività e alla mobilità.

Sotto il profilo finanziario, l'espansione dei prestiti alle imprese ha progressivamente rallentato nel primo semestre del 2021, per poi arrestarsi nei mesi estivi anche per effetto della forte crescita cumulata nel corso dell'anno passato. La minore domanda di credito ha riflesso sia l'abbondante liquidità, detenuta nei depositi bancari a scopo prevalentemente precauzionale, sia le minori esigenze di finanziamento del capitale circolante a seguito del miglioramento della redditività aziendale. Il ricorso agli schemi di garanzia pubblica sui nuovi finanziamenti ha continuato ad aumentare, seppure in misura meno intensa che nel 2020.

L'occupazione è diminuita nella media del primo semestre dell'anno, ma le condizioni del mercato del lavoro sono migliorate a partire dalla primavera: il saldo delle attivazioni di contratti di lavoro dipendente è tornato positivo, il numero degli occupati ha ripreso a crescere e il ricorso alle misure di integrazione salariale - pur se ancora elevato - si è progressivamente ridimensionato. Il sondaggio della Banca d'Italia rileva anche previsioni di aumento delle ore lavorate nell'anno e un minore ricorso al lavoro agile.

I prestiti alle famiglie hanno accelerato nel primo semestre dell'anno. La dinamica è stata guidata principalmente dai mutui per l'acquisto di abitazioni, stimolati dalla ripresa sostenuta delle compravendite immobiliari. Anche il credito al consumo è tornato a crescere, riflettendo l'aumento della spesa delle famiglie, grazie al migliorato clima di fiducia. I depositi detenuti presso il sistema bancario hanno continuato a espandersi a ritmi elevati ed è cresciuto il valore dei portafogli, beneficiando della ripresa dei corsi sui mercati finanziari.

Gli indicatori della qualità del credito sono rimasti sostanzialmente stabili, anche per effetto delle misure del Governo a sostegno di famiglie e imprese, della politica monetaria accomodante e della flessibilità concessa dalle autorità di supervisione nella classificazione dei finanziamenti. È però lievemente aumentata la quota dei prestiti che, pur rimanendo in bonis, hanno registrato un incremento del rischio dopo l'erogazione.

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