N. 20 - L'economia della SardegnaRapporto annuale

La pandemia di Covid-19 si è diffusa anche in Sardegna dai primi mesi del 2020, determinando forti ripercussioni sul sistema economico regionale in un quadro recessivo che ha coinvolto l'intero Paese e molte delle principali economie a livello internazionale.

Il quadro epidemiologico e le misure restrittive

Nella prima fase dell'epidemia il contagio in Italia ha riguardato soprattutto alcune regioni del Nord, rimanendo in Sardegna molto più limitato. La seconda fase, innescatasi nell'autunno dello scorso anno, ha interessato in misura più uniforme il territorio nazionale, pur continuando a colpire maggiormente le regioni centrosettentrionali.

In Sardegna i primi casi sono stati accertati all'inizio di marzo 2020 e, come nel resto del Paese, il numero delle nuove infezioni ha raggiunto un picco intorno ai primi di aprile, per diminuire progressivamente e riassorbirsi nei mesi estivi. Nella seconda fase della pandemia, i nuovi casi di contagio, anche a seguito di una maggiore capacità di screening del sistema sanitario, sono tornati rapidamente a salire come nel resto dell'Italia, per raggiungere un nuovo massimo alla fine di novembre, di intensità notevolmente superiore al primo. In entrambe le fasi i decessi hanno fatto registrare un andamento analogo a quello delle infezioni, con un ritardo di circa due settimane.

Come in altri paesi colpiti dalla pandemia, in Italia sono state adottate stringenti misure di distanziamento sociale e di limitazione della mobilità dei cittadini volte al contenimento del contagio. Nella prima fase della diffusione del virus, gli interventi, uniformi a livello nazionale, hanno previsto sia restrizioni alla mobilità (dal 9 marzo 2020) sia il blocco delle attività produttive considerate non essenziali (dal 26 marzo al 4 maggio 2020), cui è seguito un allentamento a partire da maggio con il progressivo riassorbirsi delle infezioni. Nella seconda fase sono state nuovamente reintrodotte misure restrittive alla mobilità e volte a garantire il distanziamento sociale, graduate sui territori in base a livelli crescenti di diffusione del virus e di capacità di risposta delle strutture sanitarie. Dal 6 novembre 2020, data di entrata in vigore delle nuove restrizioni, al 7 marzo 2021, con il primo decreto del nuovo Governo che ha ridefinito parzialmente le misure di contenimento, la Sardegna è stata sottoposta in prevalenza a limitazioni relativamente meno stringenti (zona "gialla") rispetto a quelle previste per le aree a maggiore rischio (zone "rossa" e "arancione"). Dall'inizio di marzo, per circa tre settimane la regione ha sperimentato - unica in Italia - le minori restrizioni previste per la zona "bianca"; successivamente un peggioramento del quadro epidemiologico ha comportato la progressiva adozione dei maggiori vincoli previsti per le zone a rischio medio ed elevato. Dalla seconda parte di maggio, infine, il progredire della campagna vaccinale e il calo del tasso di contagio hanno permesso un nuovo allentamento delle misure restrittive.

Il quadro macroeconomico

Secondo le stime basate sul nuovo indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER) della Banca d'Italia, il PIL della Sardegna sarebbe diminuito di circa l'otto per cento nel 2020, un calo leggermente più contenuto rispetto alla media del Paese e del Mezzogiorno. La crisi pandemica ha coinvolto il sistema economico sardo a partire da marzo, con il forte rallentamento della produzione e della domanda indotto dalla sospensione di molte attività economiche e dalle misure di distanziamento sociale. Nei mesi centrali dell'anno si è registrata una temporanea e parziale ripresa, favorita dal calo dei contagi e dall'allentamento delle restrizioni; da settembre, tuttavia, il quadro congiunturale si è nuovamente indebolito in concomitanza con il peggioramento della dinamica pandemica.

Nei primi mesi del 2021 l'economia regionale è rimasta debole, risentendo di un quadro epidemiologico ancora complesso e del perdurare di restrizioni alle attività sociali che hanno penalizzato soprattutto la filiera turistica. Le attese di una robusta ripresa nella seconda parte dell'anno dipendono dal rapido completamento della campagna vaccinale avviata a fine dicembre. La pandemia ha messo in evidenza l'importanza dello sviluppo digitale del territorio, fattore indispensabile per sostenere l'innovazione e la competitività del sistema produttivo e per promuovere le competenze e l'inclusione sociale.

Un indicatore della digitalizzazione dell'economia regionale

Da marzo 2020 la connettività, le competenze e le tecnologie digitali hanno rivestito un ruolo fondamentale nella prosecuzione delle attività lavorative e dell'istruzione, ma anche nell'accelerare la trasformazione dei servizi finanziari. Dal 2015 la Commissione Europea elabora il Digital Economy and Society Index (DESI), un indicatore che sintetizza la performance digitale degli stati membri guardando a cinque fattori: la dotazione infrastrutturale e il grado di utilizzo delle reti (connettività), i livelli di competenza digitale, l'utilizzo dei servizi online da parte delle famiglie, il grado di digitalizzazione delle imprese e l'offerta di servizi digitali della pubblica amministrazione. Nel 2020 l'Italia si trovava al venticinquesimo posto su 28 paesi UE nell'indicatore generale e all'ultimo per i livelli di competenza digitale, evidenziando un ritardo anche nell'utilizzo di internet da parte dei cittadini e nell'integrazione delle tecnologie da parte delle imprese. Il Paese era invece in linea con la media europea per la connettività e l'e-government. Nostre elaborazioni a livello regionale1 mostrano che nel 2019 il grado di digitalizzazione in Sardegna era inferiore alla media nazionale. La regione si trovava in grave ritardo per connettività, competenze digitali e diffusione di tali tecnologie tra le imprese. Nel complesso, l'utilizzo dei servizi online da parte dei cittadini sardi era in linea con la media nazionale. Nonostante la quota di persone che accedono a internet sia leggermente inferiore a quella italiana, i sardi utilizzano in misura più diffusa servizi online destinati al tempo libero o servizi bancari digitali. Nell'ambito l'e-government la Sardegna si attestava al di sopra della media italiana, sia nell'offerta di servizi pubblici digitali sia soprattutto nell'utilizzo degli stessi da parte dei cittadini.

Le imprese

La crisi innescata dalla pandemia ha colpito in regione soprattutto il settore dei servizi, maggiormente interessato dalle misure di contenimento del contagio e dalla caduta della domanda per attività turistiche, trasporti, intrattenimento e commercio non alimentare. Anche il settore industriale ha subito una forte contrazione, che ha visto maggiormente penalizzati il comparto della chimica e quello petrolifero, mentre le produzioni dell'agroalimentare hanno registrato una crescita del volume d'affari. L'attività produttiva nell'edilizia è diminuita in misura più contenuta rispetto agli altri settori produttivi, anche perché il comparto è stato meno esposto alle restrizioni successive alla prima fase dell'epidemia. Il calo generalizzato dei fatturati delle imprese si è riflesso in una riduzione della loro redditività. La caduta dei flussi di cassa ha inoltre fatto aumentare il fabbisogno di liquidità, che è stato soddisfatto dall'aumento del credito e dal dispiegarsi degli effetti delle misure attivate dalle autorità pubbliche al fine di mitigare l'impatto della pandemia sull'economia. La dinamica dei finanziamenti è stata particolarmente positiva per le imprese di piccole dimensioni e per il comparto dei servizi, categorie più esposte alle conseguenze della crisi e che hanno maggiormente beneficiato dei provvedimenti di sostegno.

Il mercato del lavoro e le famiglie

Gli effetti della crisi pandemica sul mercato del lavoro regionale sono stati significativi. Da marzo dello scorso anno il saldo tra attivazioni e cessazioni dei contratti alle dipendenze nel settore privato non agricolo ha cominciato a ridursi, diventando fortemente negativo ad aprile, soprattutto nei settori del turismo e dei servizi per il tempo libero. Il recupero dei mesi estivi è stato parziale e si è interrotto con la fine della stagione turistica: al termine del 2020 sono state create oltre 6.000 posizioni di lavoro in meno rispetto al 2019, pari a 2,6 posti ogni 100 dipendenti. Il calo degli occupati, sebbene significativo, è stato contenuto dal ricorso agli strumenti di integrazione salariale, dal blocco dei licenziamenti e dalle misure di sostegno alle imprese. Una quota rilevante della riduzione ha riguardato le fasce di età più giovani, maggiormente impiegati nei settori più colpiti e con contratti a tempo determinato. Le restrizioni alla mobilità e il deterioramento delle prospettive occupazionali hanno ridotto la partecipazione al mercato del lavoro soprattutto per le donne. Nonostante il calo degli occupati il tasso di disoccupazione è diminuito, in presenza di un forte aumento di quello di inattività. Il reddito delle famiglie sarde si è sensibilmente ridotto, soprattutto per il calo delle ore lavorate. La dinamica è stata parzialmente mitigata dalle misure pubbliche di contrasto alla pandemia, che hanno aumentato le prestazioni sociali alle famiglie. È salita la quota delle persone in famiglie prive di redditi da lavoro, comportando una crescita della disuguaglianza, dopo il calo rilevato negli anni precedenti. Come osservato a livello nazionale i consumi sono diminuiti a un tasso superiore rispetto al reddito, e la liquidità delle famiglie è mediamente aumentata. I prestiti alle famiglie hanno rallentato. Il marcato calo dei consumi si è riflesso sul credito destinato al loro finanziamento, la cui crescita si è sostanzialmente azzerata. La dinamica del mercato immobiliare ha influito inoltre sull'andamento dei mutui per l'acquisto di abitazioni, che si indebolito nella prima parte dell'anno ed ha accelerato nella seconda metà.

Il mercato del credito

La crisi pandemica ha dato ulteriore impulso alla trasformazione delle relazioni tra intermediari e clientela, con una crescente importanza della digitalizzazione dei servizi finanziari relativi ai pagamenti e alla gestione del risparmio, mentre continuano a prevalere modalità di interazione più tradizionali per l'accesso ai finanziamenti.

Il credito all'economia ha accelerato nella seconda parte dell'anno, assecondando le esigenze di liquidità delle imprese, nonostante il rallentamento dei prestiti alle famiglie. Il rischio di un peggioramento della qualità del credito non si è tradotto per il momento in una crescita del tasso di deterioramento, sebbene sia notevolmente cresciuta la quota dei prestiti per i quali si rileva un aumento significativo del rischio di credito.

Si è rafforzata la crescita dei depositi bancari, sostenuta dalla maggiore preferenza per la liquidità da parte di imprese e famiglie. Anche il valore complessivo dei titoli a custodia detenuti presso le banche è tornato ad aumentare alla fine dell'anno.

La finanza pubblica decentrata

Nel 2020 per fronteggiare l'emergenza Covid-19 sono aumentate le spese degli enti territoriali sardi, sia di parte corrente sia destinate agli investimenti, grazie anche a un incremento dei trasferimenti destinati a questo scopo dallo Stato. Sono cresciute le risorse assorbite dal sistema sanitario regionale volte all'ampliamento delle dotazioni per le cure intensive, all'assunzione di nuovo personale e alle campagne di monitoraggio dell'epidemia; l'impegno dedicato all'emergenza ha in parte rallentato l'ordinaria assistenza sanitaria riguardo agli altri comparti. Altri stanziamenti, anche di fonte comunitaria, sono stati destinati all'emergenza economica, alimentando il Fondo regionale di garanzia per l'accesso al credito delle imprese e le dotazioni comunali destinate alle famiglie in maggiore difficoltà economica.

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