N. 11 - L'economia delle MarcheRapporto annuale

Il quadro macroeconomico

Le misure di distanziamento sociale e la chiusura parziale delle attività per fronteggiare la pandemia di Covid-19 hanno determinato pesanti effetti negativi sull'economia delle Marche. In base all'Indicatore trimestrale dell'economia regionale elaborato dalla Banca d'Italia, nel 2020 la flessione del prodotto marchigiano è stata in linea con la media italiana (-8,9 per cento in base ai dati Istat). Nel primo semestre dell'anno il calo è stato più intenso che nel Paese, anche a causa del maggiore peso in regione delle attività non essenziali di cui è stata disposta l'interruzione tra marzo e maggio; nel secondo semestre la flessione è risultata invece meno ampia, pure per effetto dell'esito relativamente meno sfavorevole della stagione turistica estiva e della minore incidenza delle restrizioni nel corso della seconda ondata.

Le imprese

All'interno dell'industria manifatturiera il calo dell'attività nel 2020 è stato assai accentuato per il comparto della moda; l'alimentare e la farmaceutica hanno conseguito risultati migliori. Nel settore delle costruzioni la flessione si è concentrata nel secondo bimestre dell'anno, in vigenza delle restrizioni all'attività, ma il recupero è risultato subito robusto e già dai mesi estivi i livelli di attività hanno superato quelli dell'anno precedente; la dinamica è stata sostenuta anche dagli interventi di ricostruzione post-sisma, seppure ancora prevalentemente circoscritti al ripristino dei danni lievi. L'attività si è fortemente contratta pure nel terziario; il commercio, in particolare, ha risentito delle restrizioni alla mobilità e del contenimento della spesa delle famiglie. La stagione turistica estiva ha conseguito risultati relativamente migliori che nel Paese, favorita dalla marcata specializzazione nella componente nazionale. L'accumulazione di capitale si è nettamente indebolita; i piani aziendali per il 2021 prefigurano però un parziale recupero. Le esportazioni sono fortemente diminuite, più intensamente quelle verso i mercati extra UE.

Di fronte all'imprevista caduta dei ricavi che si è verificata con l'insorgere della pandemia, il fabbisogno di liquidità delle imprese si è accresciuto: vi ha corrisposto la crescita del credito, avviatasi già da marzo e progressivamente intensificatasi, anche grazie alle straordinarie misure pubbliche di sostegno al credito. Poiché alla vigilia della pandemia le condizioni economiche e finanziarie delle imprese provenivano da una fase di miglioramento e risultavano nel complesso soddisfacenti, il peggioramento intervenuto nel 2020 non dovrebbe averle deteriorate al punto da riportarle sui livelli critici osservati nel corso della precedente crisi del debito sovrano. 

Il mercato del lavoro e le famiglie

Nella media del 2020 l'occupazione è diminuita con un'intensità simile alla media italiana; il calo degli occupati è stato più forte nei servizi, in particolare in quelli maggiormente interessati dalle misure per il contenimento del contagio, come alberghi, ristoranti e servizi per il tempo libero. Tra le tipologie di lavoratori, l'occupazione si è ridotta marcatamente fra gli autonomi e i dipendenti a tempo determinato, mentre nel segmento a tempo indeterminato le ricadute occupazionali sono state in larga misura contenute dal blocco dei licenziamenti e dall'eccezionale ricorso alle integrazioni salariali. Gli effetti negativi della pandemia sono stati asimmetrici pure rispetto al genere e all’età, con una penalizzazione per donne e giovani, anche in relazione al loro più diffuso impiego nei settori più colpiti e con contratti meno stabili. La partecipazione al mercato del lavoro è diminuita significativamente, traducendosi in una riduzione del tasso di disoccupazione.

Gli effetti della pandemia si sono manifestati anche in una contrazione del reddito disponibile delle famiglie, soltanto in parte mitigata dall'aumento dei trasferimenti pubblici, e in una crescita della disuguaglianza nella distribuzione del reddito da lavoro, che resta comunque più contenuta che nella media del Paese. Il calo dei consumi è stato particolarmente intenso, più forte di quello del reddito disponibile; oltre ai timori di contagio e alle restrizioni per il contenimento della pandemia, vi hanno influito motivazioni di carattere precauzionale a fronte dell'accresciuta incertezza.

La crescita dei finanziamenti alle famiglie ha rallentato; l'incidenza del debito rispetto al reddito è salita, ma resta inferiore alla media nazionale.

Il mercato del credito

Nel 2020 i prestiti erogati a clientela residente nelle Marche sono tornati a crescere, sostenuti dalla rapida espansione dei finanziamenti al settore produttivo. La domanda di credito da parte delle imprese, riconducibile in gran parte a tensioni sulla liquidità e a finalità precauzionali, ha incontrato condizioni di offerta distese, anche grazie all'orientamento espansivo della politica monetaria; la dinamica dei finanziamenti è stata rafforzata dalle misure di sostegno al credito (garanzie pubbliche sui nuovi prestiti e moratorie). Gli indicatori della qualità del credito hanno sinora risentito solo in misura limitata del peggioramento congiunturale. I depositi di famiglie e imprese sono aumentati, specie nella componente più liquida; l'elevata incertezza ha incentivato il ricorso al risparmio a fini precauzionali.

La finanza pubblica decentrata

Nel 2020 la crisi legata al Covid-19 ha influenzato profondamente i bilanci degli enti territoriali, innalzando il livello complessivo della spesa e determinando una ricomposizione dei principali aggregati.

La spesa corrente è cresciuta, sospinta dagli interventi per contrastare le ripercussioni della crisi sulle famiglie e sulle imprese e dalle spese sanitarie. L'aumento della spesa in conto capitale è stato favorito dall'accelerazione delle erogazioni nell'ambito della programmazione comunitaria; la fase emergenziale ha invece ridimensionato gli investimenti dei Comuni e la progettazione di nuovi interventi. In parallelo con le spese, sono aumentate le entrate degli enti territoriali in ragione dei maggiori trasferimenti statali erogati per fronteggiare gli effetti dell'epidemia.

È proseguito il calo del debito delle Amministrazioni locali delle Marche, il cui ammontare pro capite si conferma inferiore alla media nazionale.

La digitalizzazione dell'economia

La pandemia di Covid-19 ha posto in risalto l'importanza dello sviluppo digitale del territorio, che ha favorito la prosecuzione delle attività lavorative, attraverso il ricorso al lavoro agile, e dell'istruzione, tramite l'attivazione della didattica a distanza. Nelle Marche la transizione digitale è in ritardo rispetto al Paese, specie nel campo dell'integrazione delle tecnologie digitali nei processi produttivi da parte delle imprese. Vi sono peraltro prospettive di miglioramento a breve termine dello sviluppo digitale, grazie a un atteso potenziamento delle infrastrutture di connessione ad altissima capacità.

Testo della pubblicazione