N. 6 - L'economia del Friuli Venezia GiuliaRapporto annuale

L'emergenza sanitaria del 2020

Dalla fine di febbraio l'Italia settentrionale è stata interessata dalla comparsa, e dalla successiva rapida diffusione, dell'infezione da Covid-19, il cui virus (SARS-CoV-2) è stato accertato per la prima volta in Cina meridionale a fine 2019. Dall'epicentro, localizzato in Lombardia, l'epidemia ha progressivamente interessato il resto del Paese.

Nella prima fase, tra febbraio e maggio, il contagio è rimasto perlopiù circoscritto in alcune aree del Nord, anche per effetto delle severe misure restrittive assunte a livello nazionale; nella seconda fase, avviatasi in autunno, la distribuzione dei contagi nel Paese è stata più omogenea, pur continuando a colpire con maggiore intensità le regioni centro-settentrionali.

In Friuli Venezia Giulia, il numero di nuove infezioni ha raggiunto un picco intorno alla fine di marzo ed è diminuito lentamente in seguito. Nella seconda fase della pandemia i contagi sono tornati a salire più rapidamente rispetto al resto del Paese, raggiungendo un nuovo picco in novembre, superiore al primo, anche per le migliorate capacità di screening da parte del sistema sanitario. In entrambe le fasi, le infezioni sono state seguite da un andamento analogo dei decessi, con un ritardo di circa due settimane. Per contrastare l'epidemia, a fine 2020 ha preso avvio anche in Friuli Venezia Giulia la campagna di vaccinazione.

All'insorgere dell'emergenza, le autorità nazionali hanno assunto stringenti misure di limitazione della mobilità e di distanziamento volti al contenimento del contagio, fino al lockdown generalizzato imposto il 9 marzo, e la chiusura di tutte le attività considerate non essenziali il 25 dello stesso mese. Il graduale allentamento delle misure è stato avviato il 4 maggio. Nuovi provvedimenti sono stati introdotti in autunno, con restrizioni graduate sui territori in base alla contagiosità e alla resilienza delle strutture sanitarie locali. Dal 6 novembre, data di entrata in vigore delle nuove restrizioni, al 6 marzo 2021, quando sono state in parte ridefinite le misure di contenimento per le aree di rischio, la regione è stata sottoposta a circa due mesi di vincoli stringenti e molto stringenti (in zona "arancione" e "rossa"). Restrizioni previste per le aree a rischio medio-alto sono state adottate in regione fino alla fine di aprile dell'anno in corso.

Il quadro economico

La crisi si è inserita in un contesto di indebolimento dell'economia regionale in atto già dalla seconda metà del 2019. In base all'Indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d'Italia, la flessione del prodotto regionale stimato per il 2020 sarebbe poco superiore al 9 per cento, di entità pressoché analoga a quella rilevata dall'Istat su scala nazionale. La flessione, iniziata nel primo trimestre, si è fortemente intensificata tra aprile e giugno. Nella seconda metà dell'anno, la regione, grazie alla sua spiccata vocazione manifatturiera con una forte proiezione verso i mercati esteri, ha beneficiato della ripresa dell'attività industriale, riportando un calo del prodotto più contenuto rispetto al resto del Paese.

Le imprese

Nel 2020 gli effetti della crisi sull'attività economica delle imprese sono stati significativi.

Per l'industria in senso stretto la produzione e le vendite hanno subito un forte calo nella prima metà dell'anno, seguito da una rapida ripresa, sostenuta dalla domanda interna ed estera. A fine anno l'attività industriale è tornata sui livelli di fine 2019. Gli investimenti hanno subito una consistente riduzione nel corso del 2020. Per il 2021 un'ampia quota delle imprese industriali partecipanti all'Indagine sulle imprese industriali e dei servizi condotta dalla Banca d'Italia ha previsto una ripresa delle vendite e degli investimenti.

Nelle costruzioni gli effetti della crisi, se pur rilevanti, sono stati più contenuti rispetto agli altri settori e gli scambi immobiliari, in forte flessione tra marzo e giugno, hanno recuperato nella seconda parte dell'anno.

I servizi sono stati colpiti severamente dalla crisi, in particolare le attività legate al turismo, che ha subito un dimezzamento delle presenze dovuto soprattutto al drastico calo di quelle straniere. Nella logistica invece la flessione della movimentazione merci nel porto di Trieste, in particolare container e Ro-Ro, è stata piuttosto contenuta rispetto agli altri porti italiani dell'Adriatico settentrionale.

Gli effetti della crisi non si sono ancora riflessi sulla demografia di impresa: in presenza di specifiche misure di sostegno e della moratoria sulle istanze di fallimento, la ridotta natalità rispetto al 2019 è stata compensata dal calo della mortalità.

Nel corso 2020, nonostante il marcato calo della redditività e in presenza di una forte incertezza sulle prospettive economiche, la liquidità delle imprese è aumentata, sostenuta anche dall'ampio ricorso al credito. A dicembre 2020, la crescita dei prestiti bancari alle imprese con sede in regione ha fortemente accelerato rispetto alla fine del 2019. L'aumento, riconducibile in larga misura a ingenti operazioni nel settore dei mezzi di trasporto, ha interessato diffusamente anche gli altri settori produttivi e tutte le classi dimensionali ed è stato favorito dalle misure per il sostegno delle imprese in bonis.

Il mercato del lavoro e le famiglie

Nel 2020 l'occupazione totale della regione ha ristagnato, anche grazie al blocco dei licenziamenti; le ore lavorate sono invece diminuite in maniera consistente. Il ricorso agli ammortizzatori sociali ha raggiunto livelli eccezionalmente elevati. I dati sulle comunicazioni obbligatorie nel settore privato non agricolo segnalano una forte perdita di posizioni lavorative tra marzo e giugno, soprattutto nel turismo e una sostanziale tenuta nell'industria. Nonostante la ripresa estiva, a fine anno il saldo tra le posizioni lavorative attivate e quelle cessate è stato inferiore di circa 6.300 unità rispetto a quello dell'anno precedente.

Nel 2020 il reddito lordo disponibile delle famiglie residenti in regione si è ridotto, soprattutto in relazione alla dinamica negativa dei redditi da lavoro. I trasferimenti ai lavoratori e alle famiglie hanno invece mitigato tale contrazione. La crisi ha inasprito le diseguaglianze, soprattutto aumentando il numero delle famiglie non percettrici di reddito da lavoro. La caduta dei consumi è stata più forte di quella del reddito, con un aumento della propensione al risparmio.

Alla fine del 2020 si è indebolita la crescita dei finanziamenti erogati da banche e società finanziarie alle famiglie consumatrici residenti in regione: a fronte di un aumento contenuto dei mutui immobiliari, favorito anche dalle moratorie, si è pressoché azzerata la crescita del credito al consumo. Il peso del debito delle famiglie verso banche e società finanziarie sul reddito disponibile continua a collocarsi su livelli contenuti, pressoché in linea con la media nazionale.

Il mercato del credito

Alla fine del 2020 i prestiti bancari all'economia regionale sono cresciuti, in accelerazione rispetto all'anno precedente. A tale dinamica hanno contribuito i prestiti alle imprese e, in misura minore, i finanziamenti alle famiglie. Dal lato dell'offerta, i criteri di erogazione sono rimasti accomodanti.

La qualità del credito ha beneficiato dell'ampia disponibilità di moratorie e del potenziamento del sistema di garanzie pubbliche: per le imprese vi è stato un calo del tasso di deterioramento mentre per le famiglie è rimasto sostanzialmente stabile.

I depositi bancari detenuti dalle famiglie consumatrici e dalle imprese residenti in regione sono cresciuti del 14,6 per cento sui dodici mesi, in forte accelerazione rispetto alla fine del 2019.

La finanza pubblica decentrata

Nel 2020 sia la spesa corrente sia quella in conto capitale degli enti territoriali della regione si è ridotta rispetto all'anno precedente. Le entrate tributarie, il cui gettito è sceso in conseguenza della crisi, hanno beneficiato della riduzione del contributo regionale al risanamento della finanza pubblica accordato dal Governo. Ad inizio 2020, l'avanzo disponibile della Regione era più che doppio rispetto a quello dell'anno precedente; ad esso le autorità regionali hanno attinto per sostenere il sistema sanitario locale.

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