N. 31 - L'economia della ToscanaAggiornamento congiunturale

La pandemia di Covid-19 ha colpito la Toscana in un contesto di diffusa debolezza congiunturale, determinando una forte caduta dell'attività economica nell'anno in corso. Per il primo semestre del 2020, l'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER), sviluppato dalla Banca d'Italia, segnala una flessione del prodotto di quasi il 12 per cento, un calo pressoché in linea con quello stimato per l'intero Paese. Nei mesi estivi si è registrata una parziale ripresa dell'attività economica, eterogenea tra settori e territori, il cui proseguimento sarà condizionato anche dall'evoluzione della pandemia.

Nei primi nove mesi dell'anno l'industria ha subito una riduzione diffusa del fatturato, più intensa nel comparto della moda e per le imprese di minori dimensioni. Nella prima parte dell'anno anche la produzione industriale si è contratta significativamente, risentendo delle misure di fermo produttivo e delle limitazioni alla mobilità. Le restrizioni interne e la diffusione globale dell'epidemia hanno pesantemente inciso sul commercio estero: le esportazioni toscane hanno mostrato un forte calo, soprattutto nei settori della moda e della meccanica, di tradizionale specializzazione regionale. Il quadro di estrema incertezza ha interrotto l'accumulazione di capitale, con un'ampia revisione al ribasso degli investimenti programmati. Nell'edilizia gli indicatori disponibili segnalano per i mesi estivi un moderato recupero dell'attività rispetto al periodo di fermo produttivo, sebbene i livelli restino ancora al di sotto di quelli dello scorso anno. Nel comparto residenziale le compravendite sono considerevolmente calate, dopo oltre un quinquennio di progressiva crescita. Anche nel terziario, cui appartengono i settori più duramente colpiti dalle misure di contenimento adottate, si è registrata una forte contrazione del fatturato e gli investimenti sono stati ampiamenti rivisti al ribasso. Nel periodo marzo-maggio i flussi turistici si sono quasi azzerati. La specializzazione regionale nel turismo delle città d'arte e la tradizionale maggiore incidenza di presenze extra-europee hanno pesato sulla ripresa dei flussi stranieri intervenuta nei mesi estivi, più contenuta in Toscana rispetto alla media nazionale. La redditività del settore produttivo è notevolmente peggiorata, dopo un decennio di diffusa crescita. Le misure pubbliche di sostegno hanno mitigato lo shock avverso di liquidità derivante dal repentino calo delle vendite, favorendo l'accesso al credito delle imprese.

Nel primo semestre l'occupazione si è contratta, specie nei settori del terziario commerciale, nella componente autonoma e in quella femminile. I dati sulle assunzioni nette nel settore privato non agricolo, provenienti dalle comunicazioni obbligatorie, segnalano un calo consistente dei contratti nei mesi di fermo produttivo, soprattutto per le donne, i giovani e i servizi del turismo e alla persona, a cui è seguito solo un parziale recupero in agosto. I riflessi negativi della crisi pandemica sul reddito hanno determinato un rallentamento dell'indebitamento delle famiglie, in particolare nella componente dei prestiti al consumo.

Nella prima parte dell'anno il credito all'economia regionale è risultato pressoché stazionario, ritornando su un sentiero di moderata crescita solo nei mesi estivi, quando hanno ripreso ad aumentare i prestiti alle imprese, sostenuti dalle misure pubbliche messe in atto per contrastare i vincoli di liquidità connessi con il blocco delle attività. In tale contesto, le politiche di offerta sono state accomodanti, con una generalizzata riduzione dei costi e un aumento delle quantità. La qualità del credito è rimasta sostanzialmente invariata, con tassi di deterioramento sui livelli contenuti dello scorso anno, in seguito sia alle moratorie, volte a posticipare i rimborsi, sia all'utilizzo della flessibilità insita nelle regole sulla classificazione dei prestiti.

Le prospettive restano condizionate dall'incertezza circa l'evoluzione della pandemia, la cui diffusione è tornata ad accelerare dall'autunno. Le aspettative a breve termine formulate dalle imprese sulle vendite appaiono in ulteriore peggioramento. Nelle attese delle banche le condizioni di offerta dovrebbero permanere accomodanti per tutta la seconda parte dell'anno. Tuttavia, in prospettiva, prevalgono rischi al ribasso e la qualità del credito potrebbe tornare a deteriorarsi.

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