N. 9 - L'economia della ToscanaRapporto annuale

In Toscana nel 2016 l’attività economica è cresciuta a un ritmo moderato, analogo a quello nazionale. La dinamica ha beneficiato del consolidamento dei consumi e dell’apporto del canale estero, a fronte della debolezza degli investimenti. Per l’anno in corso le imprese si attendono un leggero aumento del fatturato e una sostanziale stabilità dell’accumulazione di capitale; le banche prefigurano un aumento della domanda di credito e un lieve irrigidimento dei criteri di offerta.

Le imprese

La crescita dell’attività produttiva è proseguita a un ritmo contenuto anche nel 2016. Nell’industria il fatturato e la produzione sono lievemente aumentati, soprattutto per le unità di maggiore dimensione. Le imprese dei servizi hanno beneficiato dell’aumento dei consumi e dei flussi turistici, in parte accolti in abitazioni private che, negli ultimi anni, sono diventate un’importante componente dell’offerta ricettiva. L’attività delle costruzioni ha invece ristagnato, nonostante l’impulso derivante dalla crescita delle transazioni immobiliari. L’elevata incertezza sulle prospettive del quadro congiunturale e l’ancora moderato grado di utilizzo degli impianti hanno frenato gli investimenti. La redditività è nel complesso migliorata, a vantaggio della capacità di autofinanziamento e della liquidità, con una conseguente attenuazione della domanda di credito.

Il mercato del lavoro

Il mercato del lavoro ha beneficiato della moderata crescita dell’economia: gli occupati sono aumentati soprattutto nell’industria in senso stretto e, in misura minore, nei servizi, a fronte di un nuovo calo nelle costruzioni. L’incremento ha riguardato in misura più accentuata la fascia dei lavoratori più anziani, anche a seguito delle recenti riforme pensionistiche. L’aumento dell’occupazione si è associato a quello delle persone in cerca di lavoro e al calo degli inattivi, anche per il progressivo miglioramento delle prospettive occupazionali. Il tasso di disoccupazione è così leggermente salito.

Le famiglie

Il miglioramento delle condizioni occupazionali ha sostenuto i redditi da lavoro, favorendo l’incremento dei consumi di beni durevoli e delle transazioni immobiliari, in un contesto di maggior fiducia sulle prospettive economiche da parte dei consumatori. Le famiglie hanno finanziato tali spese anche ricorrendo all’indebitamento: il credito al consumo e i mutui sono saliti, anche grazie a politiche di offerta distese. Il basso costo opportunità di detenere moneta ha favorito, come in passato, la crescita dei conti correnti. Il valore dei titoli a custodia nel portafoglio delle famiglie è diminuito; il risparmio si è indirizzato soprattutto verso le forme gestite, a fronte del calo delle componenti obbligazionaria e azionaria.

Il mercato del credito

Al termine del 2016 i prestiti all’economia sono rimasti sugli stessi livelli di un anno prima. Per le famiglie la dinamica è stata positiva, riflettendo sia l’aumento della spesa per l’acquisto di beni durevoli e di abitazioni sia condizioni di offerta ancora distese. I finanziamenti al settore produttivo hanno invece segnato un leggero calo, riconducibile prevalentemente alla debole domanda per investimenti; dal lato dell’offerta le politiche sono rimaste nel complesso invariate, sebbene le banche abbiano mantenuto criteri d’impiego ancora selettivi verso le imprese più fragili sotto il profilo finanziario.

La qualità del credito ha continuato a mostrare segnali di miglioramento: il flusso di nuovi prestiti deteriorati in rapporto al totale dei crediti è calato sensibilmente sia per le famiglie sia, soprattutto, per le imprese. Anche lo stock di prestiti deteriorati è diminuito, pur rimanendo su livelli storicamente molto elevati a causa del forte accumulo verificatosi negli anni della crisi. Alla fine del 2016 circa la metà del valore delle posizioni deteriorate risultava già svalutato.

È diminuito il numero di banche operanti in regione, soprattutto nella componente del credito cooperativo a seguito della riforma del settore. È proseguito anche il processo di riduzione degli sportelli avviatosi all’inizio del decennio; in questo periodo, alla razionalizzazione della rete si sono associati un calo degli addetti di entità simile, una concentrazione degli occupati in filiali di maggiori dimensioni e un aumento dell’operatività on line.

La finanza pubblica

Nel triennio 2013-15 la spesa delle Amministrazioni locali è rimasta sostanzialmente invariata, su un livello in linea con la media delle Regioni a statuto ordinario. La parte corrente è aumentata, nonostante il contenimento dei costi per il personale, a fronte di un sensibile calo di quella in conto capitale. Nello stesso periodo le entrate correnti sono cresciute; questa tendenza è proseguita anche nel 2016. Alla crescita delle entrate comunali ha contribuito anche l’imposta di soggiorno che in Toscana è più diffusa rispetto alle altre regioni italiane. Nello scorso anno si è sensibilmente ridotto il debito, la cui incidenza sul PIL è inferiore alla media nazionale.

Un’analisi sui comuni toscani indica, per quelli di piccola dimensione, l’esistenza di economie di scala nella fornitura dei servizi connessi alle funzioni fondamentali. A forme associative quali le unioni o le convenzioni, fortemente incentivate negli ultimi anni, non sembrano invece associarsi apprezzabili risparmi di spesa.

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