N. 15 - L'economia della CampaniaRapporto annuale

Nel 2015 si è arrestata la prolungata fase di flessione dell’attività economica che aveva caratterizzato l’economia campana a partire dal 2008. Secondo le stime di Prometeia, nel 2015 il prodotto regionale in termini reali è lievemente aumentato (0,3 per cento), sostenuto oltre che dalla ripresa della domanda estera anche da una contenuta espansione dei consumi e degli investimenti. Sul finire del 2015 e nei primi mesi dell’anno in corso alcuni indicatori hanno tuttavia segnalato un’attenuazione della crescita, in connessione con l’acuirsi dell’incertezza sui mercati internazionali. L’economia campana ha risentito, sebbene in misura contenuta, anche degli effetti dell’alluvione che ha colpito la provincia di Benevento nell’autunno del 2015.

Secondo indagini campionarie rivolte alle imprese campane, l’espansione è ascrivibile quasi esclusivamente a quelle di maggiori dimensioni, che già avevano registrato andamenti positivi nel 2014, e ad alcuni comparti di attività. L’eterogeneità negli andamenti tra settori e classi dimensionali delle imprese rappresenta un fattore strutturale comune alle imprese campane e italiane, acuitosi nel periodo di crisi. In Campania, le componenti produttive che hanno mostrato maggiore vitalità a partire dall’avvio della crisi si sono concentrate nei settori ad alta tecnologia e, soprattutto, in quello agro-alimentare.

In quest’ultimo comparto le esportazioni sono cresciute a ritmi molto sostenuti, principalmente verso i paesi della UE. Tra gli altri settori di specializzazione regionale, l’espansione delle vendite estere si è attenuata nel comparto della moda, risentendo del calo dell’export verso la Russia e l’Asia orientale. Le esportazioni complessive verso i paesi extra UE, al netto del forte calo delle vendite di aeromobili negli Stati Uniti, sono aumentate.

Il miglioramento del tono congiunturale si è riflesso sul mercato del lavoro. L’occupazione, dopo un biennio di flessione, è aumentata nel 2015 e, parallelamente, è proseguito il processo di stabilizzazione dei rapporti di lavoro. Il tasso di disoccupazione si è ridotto, per effetto anche della flessione del numero di persone in cerca di occupazione. Rimane molto elevato, sebbene in calo, il tasso di disoccupazione giovanile, a cui contribuisce anche una diffusione dell’istruzione universitaria inferiore alla media italiana. In Campania il numero di giovani che si iscrivono all’università è più basso e, tra questi, è più alto il tasso di abbandono. Il divario nell’istruzione terziaria rispetto al resto del Paese si è acuito a partire dall’avvio della crisi, risentendo anche del più forte calo delle immatricolazioni.

In Campania i consumi, specie gli acquisiti di auto, hanno ripreso a crescere, beneficiando del miglioramento delle condizioni occupazionali. Rimane però elevata l’incidenza delle famiglie che possono essere definite povere o socialmente escluse. La crescita dei consumi ha contribuito ad attenuare il processo di uscita dal mercato delle imprese del commercio, specie di quelle al dettaglio. Secondo Unioncamere-Campania, della ripresa dei consumi hanno tuttavia beneficiato solo gli esercizi con almeno 20 addetti. Tra gli altri comparti dei servizi si conferma l’andamento positivo del turismo e dei trasporti, aerei e marittimi.

L’andamento del credito alle imprese è stato sospinto da un lieve allentamento delle condizioni di offerta e da un rafforzamento della domanda. In particolare, si sono consolidate le richieste di credito legate al finanziamento del circolante e alle operazioni di ristrutturazione del debito. Rimane contenuto l’apporto della domanda finalizzata all’attività di investimento in capitale produttivo. I prestiti sono tuttavia aumentati solo per le imprese in condizioni economiche e patrimoniali equilibrate. Il processo di riequilibrio della struttura finanziaria è proseguito. Il leverage delle imprese campane ha continuato a ridursi, beneficiando sia della fuoriuscita dal mercato delle aziende più indebitate sia dell’apporto di nuovi mezzi patrimoniali.

Il numero di fallimenti si è ridotto in Campania, così come il numero di liquidazioni volontarie. Il flusso delle nuove sofferenze si è attenuato ma rimane ancora elevato, in particolare per le imprese di costruzioni. La prolungata fase di recessione e i tempi lunghi delle procedure di recupero dei crediti hanno contribuito al notevole accumulo di sofferenze nei bilanci degli intermediari, rendendo più prudenti le politiche di concessione del credito, specie alle imprese più rischiose.

Le compravendite immobiliari sono aumentate ma rimangono esigue. Nel 2015 si è arrestata la prolungata fase di flessione dei prezzi degli immobili residenziali iniziata nel 2009. Parallelamente sono aumentate a ritmi sostenuti le erogazioni di mutui per acquisto di abitazioni. Ne ha beneficiato il settore delle costruzioni. La produzione del comparto è aumentata, riflettendo anche la marcata espansione delle opere pubbliche aggiudicate nel 2015, anno di chiusura del ciclo di programmazione comunitaria 2007-2013.

In prospettiva, le imprese di costruzioni potrebbero risentire delle difficoltà riscontrate nell’avvio del nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 che ha comportato nello scorso anno un calo delle opere messe a bando. Tali difficoltà risentono anche dei ritardi accumulati nell’attuazione degli interventi della precedente programmazione che, al fine di raggiungere gli obiettivi di spesa, ha impegnato risorse comunitarie su progetti già avviati ma finanziati in precedenza con altre risorse.

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