N. 10 - L'economia dell'UmbriaRapporto annuale

Nel 2015 il livello di attività economica in Umbria ha mostrato una moderata espansione, dopo un prolungato periodo di flessione. Il crescente sostegno delle esportazioni si è accompagnato a una lieve ripresa della domanda interna, sia nella componente dei consumi sia in quella degli investimenti. Secondo le stime disponibili, il prodotto interno lordo regionale è aumentato dello 0,8 per cento, in linea con la media nazionale. Le aspettative formulate dagli operatori per l’anno in corso prefigurano una prosecuzione della fase di moderata crescita.

La ripresa è stata più accentuata nel settore industriale, che aveva perso nella fase recessiva oltre un terzo del valore aggiunto. Il fatturato è cresciuto per la maggior parte delle imprese di medie e grandi dimensioni, in misura più marcata per quelle orientate verso i mercati esteri. L’andamento ha continuato a essere più favorevole nei settori della chimica e della meccanica, nel cui ambito si è consolidato lo sviluppo delle aziende meccatroniche. Nonostante un contesto caratterizzato da un utilizzo ancora ridotto della capacità produttiva, nel 2015 si è riscontrato un moderato recupero dell’accumulazione di capitale fisso, anche grazie alle più favorevoli condizioni di finanziamento.

È proseguita, sebbene a ritmi inferiori, la flessione dell’attività produttiva nel comparto delle costruzioni. I deboli segnali di recupero emersi nel mercato immobiliare e la crescita dei lavori appaltati e dei bandi di gara per opere pubbliche indicano una possibile inversione del ciclo a partire dall’anno in corso.

Il recupero dei consumi si è riflesso in un incremento delle vendite al dettaglio, principalmente nella grande distribuzione che dall’inizio della fase recessiva beneficia del mutamento delle abitudini di spesa delle famiglie a scapito dei negozi tradizionali. I flussi turistici sono aumentati per il secondo anno consecutivo, grazie soprattutto all’incremento delle presenze straniere.

Si è intensificata la crescita dell’occupazione in atto dalla metà del 2014, che ha consentito di colmare buona parte della perdita accumulata nel quinquennio precedente; vi ha contribuito il sensibile incremento delle assunzioni a tempo indeterminato, favorito dai provvedimenti legislativi di incentivo. Il tasso di disoccupazione è diminuito, soprattutto per la popolazione più giovane e per quella laureata. Sono tornate ad aumentare le immatricolazioni presso il sistema universitario umbro, che nel periodo della crisi ha fortemente ridotto la capacità di trattenere gli studenti residenti e di attrarre quelli provenienti da fuori regione.

Dopo un triennio di contrazione, nel 2015 i prestiti ai residenti umbri hanno ripreso a crescere. Dall’estate è tornata positiva la dinamica del credito al comparto produttivo, a cui si è associato un aumento ancora contenuto dei finanziamenti alle famiglie. L’espansione ha interessato solo gli intermediari appartenenti ai principali gruppi nazionali e le imprese di maggiori dimensioni, in particolare quelle considerate meno rischiose. Vi hanno contribuito un’accresciuta domanda di credito legata al più favorevole quadro congiunturale e modalità di offerta in progressivo allentamento. In tale contesto, si è ampliata la dispersione delle condizioni applicate dagli intermediari, che ha raggiunto i massimi dall’inizio della crisi; è rimasto oneroso in particolare il finanziamento dell’edilizia e delle piccole aziende. Nella parte finale del 2015 e nei primi mesi dell’anno corrente la crescita dei prestiti si è attenuata.

I flussi di nuove sofferenze si sono stabilizzati su livelli molto elevati nel confronto storico. La qualità del credito ha mostrato lievi segnali di miglioramento per le imprese mentre è rimasta sostanzialmente inalterata per le famiglie, che in regione presentano un grado di vulnerabilità più accentuato rispetto alla media italiana. Quasi un terzo dello stock di prestiti complessivo risulta anomalo.

Si è interrotta la lunga fase di crescita dei depositi delle famiglie, mentre è proseguito l’accumulo di disponibilità liquide da parte delle imprese. Le scelte di impiego del risparmio hanno continuato a privilegiare investimenti in quote di fondi comuni, a svantaggio delle obbligazioni bancarie e dei titoli di Stato.

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