N. 7 - L'economia della LiguriaRapporto annuale

Nel 2014 in Liguria i livelli di attività hanno mostrato segnali di stabilizzazione, dopo un prolungato periodo di flessione.

Le esportazioni sono cresciute in misura significativa, tuttavia le vendite complessive delle imprese industriali non si sono discostate dai risultati dell’anno precedente a causa del calo della domanda interna. Gli investimenti fissi dell’industria regionale hanno recuperato gran parte della contrazione registrata nei due anni precedenti; per l’anno in corso le imprese prevedono investimenti in linea con quelli del 2014.

Sono proseguite le difficoltà per il settore edile. Nel comparto pubblico l’attività dei prossimi anni dovrebbe beneficiare dell’avvio di lavori programmati per alcune primarie infrastrutture di trasporto e per le opere rese necessarie dai recenti eventi alluvionali. Nel comparto immobiliare il numero delle transazioni ha ripreso a crescere, sia pure lievemente, dopo una prolungata diminuzione.

L’incertezza sulla dinamica del reddito ha continuato a influire negativamente sui comportamenti di spesa delle famiglie, anche se segnali di recupero emergono dagli acquisti di beni durevoli e dalle immatricolazioni di autoveicoli, e sui flussi turistici italiani, il cui calo è stato bilanciato per il secondo anno consecutivo dalle maggiori presenze straniere. La movimentazione di merci presso il sistema portuale ligure si è innalzata, in particolare nella componente dei container, grazie anche alla ripresa delle esportazioni; in prospettiva un contributo positivo può derivare dalla recente introduzione di snellimenti amministrativi del traffico merci.

Il mercato del lavoro ha subito un peggioramento, meno marcato rispetto al 2013, dovuto al calo occupazionale dei dipendenti a tempo indeterminato e dei lavoratori più giovani. Per questi ultimi il tasso di disoccupazione, storicamente elevato, supera sia il dato nazionale, sia quello del Nord Ovest. I giovani, specie se laureati, mostrano la maggiore propensione a lasciare la Liguria, diretti principalmente verso altre regioni italiane; i loro trasferimenti sono significativamente aumentati con l’insorgere della crisi.

Nel 2014 i prestiti bancari hanno continuato a ridursi, sia pure in misura meno accentuata rispetto all’anno precedente. La domanda di credito da parte delle imprese si è mantenuta debole, data anche la stagnazione delle vendite. Vi si è accompagnata, da parte degli intermediari, un’offerta ancora improntata a prudenza, per gli effetti della prolungata fase congiunturale sulla rischiosità dei finanziamenti nei confronti del settore produttivo: la qualità del credito, tenendo conto del complesso delle posizioni deteriorate, è peggiorata per tutti i principali comparti.

Le erogazioni di mutui per l’acquisto di abitazioni hanno mostrato segnali di ripresa, in particolare nell’ultima parte dell’anno. Nei confronti delle famiglie, che hanno continuato a registrare una contenuta rischiosità del credito loro concesso, gli intermediari hanno migliorato le condizioni di accesso ai finanziamenti, agendo principalmente sugli spread applicati.

I depositi bancari sono cresciuti in misura più intensa rispetto al 2013. Sul maggiore grado di liquidità dei portafogli delle famiglie hanno influito i rendimenti, storicamente contenuti, di forme alternative di impiego: tra i titoli detenuti presso il sistema bancario, si sono ridotti tutti i principali strumenti finanziari con l’eccezione delle quote di fondi comuni.

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