N. 13 - L'economia del LazioRapporto annuale

Dalla seconda metà del 2011 l'attività economica del Lazio ha subito una brusca contrazione, legata alla marcata caduta dei consumi delle famiglie e all'ulteriore calo degli investimenti delle imprese. Secondo le stime regionali di Prometeia, il PIL del Lazio si è ridotto di oltre il 2 per cento nel 2012, come nella media nazionale. Le tendenze recessive dell'economia della regione sono proseguite nei primi mesi del 2013, in linea con le altre aree geografiche del Paese.

Nel 2012 nell'industria del Lazio si sono ridotti in misura rilevante la produzione, il fatturato e gli investimenti. Soltanto le esportazioni hanno continuato a fornire un impulso espansivo, favorite da una specializzazione regionale basata su settori a media e alta tecnologia. L'effetto di traino della domanda estera è però limitato ad alcune grandi imprese, settorialmente concentrate.

Nelle costruzioni l'attività economica ha continuato a ridursi, con tendenze particolarmente negative nel comparto residenziale. Nel 2012 sono fortemente diminuite le compravendite di abitazioni, mentre le quotazioni di mercato hanno segnato flessioni più contenute. Il sondaggio della Banca d'Italia presso le agenzie immobiliari evidenzia un allungamento dei tempi di vendita. La redditività delle imprese edili si è ulteriormente ridotta.

Il settore dei servizi privati ha risentito delle tendenze recessive legate alla forte riduzione, dei consumi delle famiglie. Nel 2012 in regione ne hanno sofferto maggiormente i trasporti, il commercio di beni di consumo durevoli e i punti vendita di più piccole dimensioni. È invece proseguita la crescita del numero dei turisti, in particolare di quelli stranieri, anche se per questi la spesa ha subito una lieve riduzione.

Le indagini condotte in marzo-aprile dalla Banca d'Italia segnalano il permanere di un'elevata incertezza per le tendenze in atto sul fatturato e sugli investimenti delle imprese. Nel 2012 è proseguito il peggioramento degli indicatori del mercato del lavoro del Lazio. Il numero degli occupati è sceso in misura contenuta mentre le unità di lavoro equivalenti a tempo pieno hanno subìto una più ampia riduzione, risentendo dell'aumento della Cassa integrazione e del lavoro part-time. Il calo delle unità di lavoro è stato più intenso nell'industria e nelle costruzioni.

Il tasso di disoccupazione è cresciuto sensibilmente, raggiungendo nel 2012 il livello più elevato del decennio, 10,8 per cento. L'incremento è stato più elevato per i giovani e per le donne. In regione l'aumento delle persone in cerca di occupazione ha risentito sia del maggior numero di chi ha perso il lavoro, sia di una più ampia disponibilità lavorativa da parte di persone precedentemente inattive.

Alcuni brevi approfondimenti sono dedicati all'attività innovativa in confronto con le regioni europee; agli investimenti diretti esteri delle imprese; ai mutamenti nella composizione dell'occupazione; ai livelli essenziali di assistenza nella sanità.

Nel corso del 2012 le tendenze del credito alla clientela privata regionale hanno risentito della caduta dell'attività economica: dalla seconda metà dell'anno sono diminuiti i prestiti alle imprese ed è divenuto più intenso il rallentamento di quelli alle famiglie. Da prime indicazioni queste tendenze sarebbero proseguite nel primo trimestre di quest'anno.

La riduzione dei prestiti alle imprese, diversamente da quanto accaduto negli anni precedenti, oltre che le imprese finanziariamente fragili, ha interessato anche alcune imprese di grandi dimensioni, che hanno diminuito il ricorso al credito bancario sostituendolo con l'emissione di obbligazioni. La dinamica del credito ha risentito ancora della riduzione dei prestiti concessi dai primi cinque gruppi bancari, ma nella fase finale del 2012 vi si è associata anche una diminuzione dei finanziamenti erogati dalle altre banche.

Le indagini presso le banche evidenziano che l'andamento del credito alle imprese ha continuato a risentire della debolezza della domanda, soprattutto di quella finalizzata a spese per investimenti. Dal lato dell'offerta di credito, la persistenza di tensioni anche nella seconda parte del 2012 si è tradotta principalmente in un aumento del costo medio dei finanziamenti e di quello praticato sulle posizioni più rischiose; vi ha contribuito la percezione di un aumento della rischiosità delle imprese, in connessione con il deterioramento delle prospettive dell'attività economica.

In un contesto di condizioni di offerta del credito ancora improntate alla prudenza, il rallentamento dei finanziamenti alle famiglie ha riflesso il calo delle compravendite sul mercato immobiliare e il peggioramento delle condizioni reddituali e occupazionali delle famiglie. Le nuove erogazioni per mutui alle famiglie si sono dimezzate rispetto al 2011 e la variazione del credito al consumo, tornata positiva nella seconda parte dell'anno, è risultata contenuta.

La contrazione dell'attività economica si è riflessa sul grado di rischiosità del credito alle imprese che alla fine del 2012 rimaneva attestato sui livelli più alti dall'inizio della crisi. Prime indicazioni relative al trimestre iniziale di quest'anno segnalano un incremento dei flussi di nuove di sofferenze sui prestiti, che risente in particolare delle difficoltà di rimborso delle imprese di costruzioni. Rimane invece stabile e su livelli nel complesso contenuti la rischiosità delle famiglie.

Nella parte finale del 2012 i depositi bancari delle famiglie sono tornati a crescere, interrompendo la fase di stazionarietà che era iniziata alla fine del 2010. La riduzione dei conti correnti è stata più che compensata da altre forme di deposito maggiormente remunerative, quali quelle rimborsabili con preavviso e con durata stabilita. La ripresa dei depositi delle famiglie è proseguita nei primi mesi del 2013, interessando tutte le categorie di intermediari.

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