N. 21 - L'economia della SiciliaRapporto annuale

Nel corso del 2011 si è interrotta nel Paese la fase di ripresa dell'attività economica che aveva caratterizzato l'anno precedente. A partire dai mesi estivi si sono manifestate tensioni sul debito sovrano di alcuni paesi dell'area dell'euro, tra cui l'Italia, che hanno richiesto ripetute correzioni di finanza pubblica. L'attività economica ha rallentato in maniera brusca, sono state riviste al ribasso le previsioni macroeconomiche ed è aumentata l'incertezza delle imprese.

La Sicilia ha risentito del deterioramento del quadro macroeconomico nazionale, con ricadute negative nei principali settori. Nel manifatturiero gli investimenti sono diminuiti in misura significativa ed è scesa la percentuale di aziende che hanno chiuso l'esercizio in utile. Le esportazioni, che nella prima parte dell'anno avevano registrato un'ulteriore crescita dopo la sensibile ripresa dell'anno precedente, hanno mostrato un forte peggioramento nei mesi autunnali.
Nel settore delle costruzioni è proseguita la dinamica negativa, con nuovi cali dell'attività produttiva e dell'occupazione. Le quotazioni degli immobili residenziali sono diminuite in termini reali e si sono ridotte le compravendite.

In base alle stime Prometeia il valore aggiunto nel terziario è cresciuto in maniera debole. Segnali positivi hanno riguardato il turismo, dove ha accelerato la ripresa dei pernottamenti di stranieri ed è aumentata la spesa a essi associata, dopo tre anni di calo.

L'occupazione è diminuita per il quinto anno consecutivo; il tasso di disoccupazione si è mantenuto tra i più elevati tra le regioni italiane ed è aumentato ulteriormente il ricorso alla Cassa integrazione guadagni. Tra i giovani più di un quinto degli occupati in possesso di un titolo di laurea svolge un lavoro che richiede competenze inferiori e un terzo svolge lavori che non riflettono l'ambito tematico del titolo di studi acquisito. Nel sistema di istruzione primaria e secondaria regionale, inoltre, i livelli di apprendimento valutati attraverso le indagini Invalsi e PISA risultano inferiori a quelli nazionali e del Meridione in ogni grado scolastico.

Il peggioramento della congiuntura si è riflesso nella debolezza della domanda di credito, in concomitanza con un inasprimento delle condizioni di offerta da parte degli intermediari bancari, condizionati anche dal deterioramento della qualità dei prestiti. Ne è derivato un rallentamento dei finanziamenti bancari all'economia regionale, manifestatosi soprattutto a partire dalla seconda parte del 2011: hanno decelerato sia i prestiti alle famiglie sia quelli ai settori produttivi.

La rischiosità del credito alle imprese è ulteriormente peggiorata: il flusso delle nuove sofferenze in rapporto agli impieghi è aumentato. Gli indicatori prospettici segnalano che la qualità del credito potrebbe continuare a deteriorarsi: sono cresciute le posizioni debitorie caratterizzate da difficoltà di rimborso e le transizioni dei finanziamenti verso stati peggiori di rischiosità.

Sono lievemente diminuiti i depositi bancari, in particolare quelli detenuti dalle imprese nella forma tecnica dei conti correnti. Il tasso di crescita della ricchezza finanziaria delle famiglie si è ridotto nel triennio 2008-2010, risentendo anche della perdita di valore delle azioni e delle quote di fondi comuni.

Negli ultimi anni le esigenze di contenimento dei costi, in concomitanza con la difficile fase congiunturale, hanno frenato la diffusione della rete territoriale degli sportelli bancari e hanno stimolato lo sviluppo di canali alternativi di interazione con la clientela, come i punti operativi automatizzati (ATM) e i servizi di home e corporate banking.

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