N. 19 - L'economia della BasilicataRapporto annuale

Nel 2011, secondo le stime di Unioncamere-Prometeia, il prodotto interno lordo è nuovamente calato (-0,4 per cento), sebbene in misura inferiore rispetto al 2010 (-1,3), a fronte di un'espansione in Italia (0,4 per cento). L'economia della Basilicata, a differenza di quella di altre regioni, non ha tratto sostegno dalla crescita della domanda estera, anche per effetto di una limitata propensione all'export del settore produttivo.

La produzione industriale nel 2011, secondo Unioncamere, ha segnato nuovamente un forte calo (-4,3 per cento; -4,8 nel 2010), riflettendo l'intensa caduta dei livelli di attività nell'ultima parte dell'anno. La contrazione è stata diffusa tra tutti i principali settori. Nel complesso, tra il 2008 e il 2011, la flessione della produzione industriale è stata del 18,5 per cento, più che nel Mezzogiorno.
Nel 2011 le esportazioni delle imprese lucane sono ulteriormente diminuite (-3,1 per cento), a fronte di una crescita sostenuta in Italia (11,4). La flessione è in larga parte attribuibile alle vendite all'estero di autoveicoli (circa due terzi dell'export regionale) che hanno registrato una riduzione del 5,8 per cento, in controtendenza rispetto all'andamento delle esportazioni di autoveicoli dell'Italia e del Mezzogiorno.

Il valore aggiunto del settore delle costruzioni, secondo stime di Prometeia, ha registrato nuovamente un calo nel 2011, sebbene meno marcato rispetto al 2010. Il comparto ha risentito anche dell'andamento sfavorevole delle compravendite immobiliari e della riduzione dei prezzi degli immobili.

Secondo l'indagine di Unioncamere, nel 2011, le vendite al dettaglio sono diminuite del 5,6 per cento, più che nel 2010 (-4,0). La flessione dei consumi è stata più ampia per quelli di beni durevoli (-9,5 per cento). Il turismo ha invece mostrato segnali di ripresa. Nel 2011, le presenze sono aumentate del 3,9 per cento, dopo aver ristagnato nel 2010.

Le condizioni del mercato del lavoro si sono deteriorate in corso d'anno: all'incremento degli occupati nel primo semestre si è contrapposta una flessione nel secondo. Nel 2011, l'occupazione è cresciuta in media dell'1,3 per cento. L'incremento si è concentrato nelle posizioni lavorative part-time. Il tasso di occupazione è salito al 47,6 per cento; l'incremento ha riguardato tutte le fasce di età, esclusa quella tra i 35 e i 44 anni. Il tasso di occupazione è più alto per gli uomini rispetto alle donne, per gli adulti rispetto ai giovani, per i lavoratori diplomati o laureati rispetto a quelli con titolo di studio inferiore. Il ricorso alla Cassa integrazione guadagni è aumentato del 4,5 per cento, meno che nel 2010; alla crescita della CIG ordinaria, specie nell'industria meccanica e in quella chimica, si è contrapposta una flessione di quella straordinaria o in deroga. Il tasso di disoccupazione è calato al 12 per cento nel 2011; sono tuttavia aumentati gli inattivi disponibili a lavorare ma che non cercano un lavoro perché pensano di non trovarlo e i lavoratori sottoccupati part-time cioè quelli che sono immediatamente disponibili a lavorare a tempo pieno.

I prestiti bancari hanno rallentato nel corso del 2011, in particolare negli ultimi mesi dell'anno, sino a registrare una lieve contrazione lo scorso dicembre (-0,1 per cento). Nel primo trimestre del 2012, il calo si è accentuato (-1,3). La decelerazione ha riguardato sia le imprese sia le famiglie. Secondo l'indagine svolta presso i responsabili dei principali sportelli bancari operanti in regione, il rallentamento dei finanziamenti a famiglie e imprese è da attribuire sia a un calo di domanda sia a difficoltà crescenti di accesso al credito.

I finanziamenti erogati alle imprese da banche e finanziarie hanno rallentato all'1,3 per cento (3,2 per cento nel 2010). Per le imprese dei servizi si è registrato un calo consistente, a fronte di un'espansione sia per quelle manifatturiere sia per quelle delle costruzioni. Nei primi mesi del 2012, secondo dati ancora provvisori, il calo del credito alle imprese si sarebbe accentuato, estendendosi a tutti i principali comparti di attività.

Il marcato rallentamento dei prestiti per acquisto di abitazioni non è stato pienamente compensato dall'accelerazione del credito al consumo. Il credito alle famiglie, erogato da banche e finanziarie, ha rallentato nel 2011 pur continuando a espandersi (2,5 per cento). Nei primi mesi del 2012, secondo dati ancora provvisori, si sarebbe registrato un calo dei prestiti alle famiglie.

Nel 2011 l'incidenza delle nuove sofferenze rettificate sui prestiti è stata pari al 2,6 per cento (2,0 nel 2010). Il peggioramento della qualità del credito è stato particolarmente marcato per le imprese (3,7), in particolare per quelle del settore manifatturiero (7,0). Per le famiglie, al contrario, si è registrata una lieve riduzione nel tasso d'ingresso in sofferenza.

L'aumento della rischiosità dei prestiti e del costo della raccolta si sono riflessi in un incremento del costo del credito. I tassi sui prestiti a breve termine, applicati alle imprese, sono aumentati al 6,7 per cento; nei primi tre mesi del 2012, hanno continuato a salire, registrando un aumento (89 punti base) superiore a quello rilevato per l'intero 2011. Il costo del credito a medio-lungo termine è cresciuto di 1,4 punti percentuali, al 4,9 per cento. Nei primi tre mesi dell'anno in corso si è portato al 5,9 per cento.

Nel 2011 si è interrotta la fase di calo dei tassi applicati ai finanziamenti per acquisto abitazioni che aveva caratterizzato il biennio precedente. Il tasso annuo effettivo globale (TAEG) sui mutui alle famiglie per acquisto di abitazioni è aumentato di 84 punti base al 4,2 per cento. Nei primi tre mesi del 2012, il TAEG è salito al 4,5 per cento.

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