N. 18 - L'economia della PugliaRapporto annuale

Nel corso del 2011 l'attività economica internazionale è tornata a indebolirsi, risentendo, dopo l'estate, anche della crisi dei debiti sovrani in Europa. In Italia il prodotto è cresciuto meno che nel resto del mondo e nell'area dell'euro. In Puglia, il peggioramento del quadro macroeconomico nello scorcio dell'anno ha interrotto il recupero dell'attività economica iniziato nella seconda metà del 2009: nel complesso del 2011 il valore aggiunto regionale è lievemente cresciuto, in misura superiore rispetto al resto del Mezzogiorno.

Le attività produttive e il mercato del lavoro - Il fatturato delle imprese industriali, rilevato dall'indagine della Banca d'Italia presso un campione di imprese con almeno 20 addetti, è aumentato del 3 per cento in termini reali. L'aumento delle vendite ha riguardato in particolare le imprese della meccanica, che hanno beneficiato del vigore della domanda estera, e il settore alimentare, che ha risentito in misura contenuta della crisi.

L'aumento del fatturato non si è tradotto in un miglioramento della situazione reddituale delle imprese. Il basso grado di utilizzo degli impianti, le incertezze sulla situazione economica e il peggioramento delle condizioni di finanziamento hanno condizionato gli investimenti, diminuiti per il terzo anno consecutivo. Le aspettative delle imprese industriali restano intonate alla prudenza: nel 2012 è atteso un lieve aumento del fatturato e un nuovo calo degli investimenti.

Le vendite all'estero di beni hanno registrato un incremento di circa il 18 per cento a prezzi correnti, in misura superiore alla media nazionale e del Mezzogiorno, ma con un forte rallentamento nell'ultimo trimestre. Dal 2008 le esportazioni pugliesi sono cresciute più di quelle delle altre regioni in ritardo di sviluppo dell'Unione europea, comprese quelle del Mezzogiorno, anche per effetto del miglior posizionamento sui mercati internazionali di alcune realtà industriali di grandi dimensioni nel settore meccanico e farmaceutico. L'incremento dell'export non si è esteso ai settori del "made in Italy", che continuano a risentire di una debole presenza nelle produzioni a maggior valore aggiunto.

Nel settore delle costruzioni è proseguito il calo dell'attività in atto dal 2007. La produzione è cresciuta debolmente solo presso le imprese di maggiori dimensioni, sostenuta dal comparto delle opere pubbliche. Nel mercato dell'edilizia residenziale si è avuta una riduzione del numero di compravendite di immobili, sceso ai livelli minimi degli ultimi anni.

Il commercio al dettaglio ha risentito della debolezza dei consumi, in particolare di quelli durevoli, mentre è proseguito il momento favorevole del settore turistico per effetto soprattutto dell'aumento dei viaggiatori stranieri; il comparto dei trasporti ha beneficiato della crescita sia del movimento di merci, sia di quello di passeggeri.

La moderata ripresa dell'attività economica nel 2010 e nella prima parte del 2011 ha favorito una distensione del quadro occupazionale, che si è tuttavia bruscamente interrotta nel secondo semestre, associandosi anche a un nuovo aumento delle ore di Cassa integrazione. Nel 2011 gli occupati sono tornati ad aumentare in Puglia di circa 12.000 unità, riducendo la perdita complessiva dall'inizio della crisi a 52.000 posti di lavoro; il tasso di disoccupazione è sceso al 13,1 per cento. La ripresa dell'occupazione è stata alimentata dai lavoratori delle fasce di età più anziane, mentre per quelli più giovani si è registrato un nuovo rilevante calo, che ha interessato anche la componente più istruita. In Puglia i livelli di apprendimento degli studenti sono superiori alla media del Mezzogiorno, ma risultano ancora inferiori a quelli medi nazionali. Il grado di scolarizzazione rimane però nel complesso basso, anche nel confronto con la media del Sud.

I consumi delle famiglie hanno risentito del deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro dopo il 2008, e alla fine dello scorso decennio sono tornati ai livelli del 2002. La caduta dei consumi durante la crisi è stata più pronunciata rispetto alla media del paese ma meno intensa di quella del Sud. Sul valore della ricchezza accumulata dalle famiglie hanno influito il rallentamento dei prezzi delle abitazioni e il deprezzamento delle attività finanziarie.

Il mercato del credito - Lo scorso anno il credito bancario ai residenti in regione ha continuato a crescere, sebbene con un forte rallentamento negli ultimi mesi dell'anno. Alla debolezza della domanda di finanziamenti si è associato un sostanziale irrigidimento delle politiche di offerta delle banche, che hanno risentito delle nuove difficoltà sul fronte della raccolta. L'inasprimento delle condizioni, che è stato attuato dagli intermediari di tutte le classi dimensionali, si è riflesso principalmente in un rialzo dei tassi d'interesse, ma ha interessato anche le quantità offerte e le garanzie richieste dalle banche.

Il credito bancario alle imprese è aumentato soprattutto nelle scadenze a medio e a lungo termine: in presenza di un'attività di investimento ancora debole, vi ha contribuito principalmente la domanda di operazioni di ristrutturazione del debito. L'andamento del credito nella prima parte dell'anno ha favorito le imprese con bilanci più solidi, mentre nell'ultimo trimestre il calo è stato più generalizzato. Verso la fine dell'anno sono tornati a contrarsi i finanziamenti alle piccole imprese, che avevano ripreso a crescere dal 2010.

La debolezza della congiuntura si è riflessa nel deterioramento della qualità del credito. Il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti alle imprese è aumentato e l'ulteriore crescita delle posizioni deteriorate in rapporto ai prestiti potrebbe anticipare un nuovo peggioramento nei prossimi mesi.

I finanziamenti bancari alle famiglie, pur in crescita, hanno risentito della debolezza del mercato immobiliare e del peggioramento delle condizioni di offerta delle banche. Negli anni della crisi le caratteristiche dei mutui alle famiglie pugliesi si sono modificate: la quota di mutui erogati con formule indicizzate è tornata preponderante dal 2010, ed è aumentato il ricorso a formule di protezione dal rischio di tasso (caps). Si è ridotta la quota di mutui destinati ai giovani.

L'indebitamento delle famiglie pugliesi e l'onere del mutuo sono cresciuti negli anni più recenti in rapporto al reddito: tuttavia, come nel resto del paese, la quota di famiglie indebitate è maggiore nelle fasce con redditi più elevati, e questo attenua la vulnerabilità finanziaria dei nuclei familiari regionali. L'accessibilità finanziaria della proprietà della casa, che aveva beneficiato nel 2009 e nel 2010 del rallentamento dei prezzi degli immobili e dei minori tassi d'interesse, nel 2011 ha risentito del nuovo rialzo dei tassi e delle maggiori difficoltà di accesso ai finanziamenti bancari.

La finanza locale - La spesa delle Amministrazioni locali pugliesi ha continuato a crescere nel triennio dal 2008 al 2010, per effetto dell'aumento della spesa corrente. Nello stesso periodo la spesa in conto capitale si è invece ridotta, risentendo della flessione degli investimenti dei Comuni. Nel 2011 si è registrato un parziale recupero di quest'ultima tipologia di spesa: sul recupero hanno influito l'accelerazione dei pagamenti per gli investimenti finanziati dai fondi strutturali europei e la misura della Regione che ha previsto la possibilità di un peggioramento del saldo fissato dal Patto di stabilità agli Enti locali, purché compensato dal miglioramento dell'obiettivo programmatico della Regione.

Nel corso del 2011 le Amministrazioni locali hanno usato gran parte dei margini di autonomia loro concessi dalla normativa nazionale innalzando le aliquote sui tributi locali per far fronte al calo dei trasferimenti statali. Sulle manovre fiscali della Regione ha influito la necessità di recuperare l'equilibrio finanziario del comparto sanitario, in ottemperanza alle previsioni del piano di rientro concordato con il Ministero della Salute.

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