N. 15 - L'economia dell'AbruzzoRapporto annuale

In Abruzzo, la ripresa dell'attività produttiva registrata a partire dal 2010 ha progressivamente perso slancio nel corso del 2011, in relazione al rallentamento dell'economia mondiale e all'acuirsi della crisi dei debiti sovrani.

Nella media dell'anno, la produzione industriale ha continuato a espandersi, pur se a un ritmo inferiore a quello dell'anno precedente, grazie alla tenuta dell'export nei principali settori di specializzazione. Secondo le recenti indagini della Banca d'Italia, le imprese manifatturiere che avevano adottato strategie di internazionalizzazione in risposta alla crisi hanno in generale mostrato risultati migliori della media.

In presenza di ampi margini di capacità produttiva inutilizzata, gli investimenti hanno continuato a essere frenati dalla debolezza della domanda interna e, dall'estate, dall'aggravarsi delle tensioni finanziarie.

Nell'ultima parte dell'anno, i segnali di peggioramento del quadro macroeconomico e l'incertezza sull'evoluzione delle condizioni di mercato hanno spinto le imprese a ridimensionare i piani produttivi e di investimento per il 2012.

Nel settore delle costruzioni, nonostante lo stimolo proveniente dagli interventi di ricostruzione nell'area colpita dal terremoto, la produzione ha registrato nell'anno un ulteriore calo. Nel comparto privato, l'attività è frenata dalla perdurante flessione delle compravendite di immobili e, per l'edilizia non residenziale, dal ristagno degli investimenti delle imprese.

La debole dinamica del reddito e le condizioni penalizzanti del mercato del lavoro incidono negativamente sui consumi; negli ultimi anni le famiglie abruzzesi hanno inoltre visto ridursi sensibilmente il tasso di crescita della propria ricchezza netta.

L'occupazione è mediamente cresciuta nell'anno ma ha mostrato un rallentamento negli ultimi mesi del 2011. Seppure in progressiva riduzione, è rimasta storicamente elevata la quota degli occupati che, avendo fruito dei trattamenti della Cassa integrazione guadagni, non hanno contribuito effettivamente all'attività produttiva.

Dall'inizio della crisi il tasso di occupazione è aumentato per la popolazione di età più avanzata, anche per effetto del progressivo innalzamento dell'età di pensionamento; si è invece significativamente ridotto per i più giovani, nonostante l'elevato grado di istruzione e il rendimento scolastico nel complesso soddisfacente. Il tasso di disoccupazione è leggermente diminuito nel 2011, allineandosi al dato medio nazionale, ma rimane ancora elevato tra la popolazione giovanile.
Il tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti alle imprese, dopo essere aumentato nel corso dell'anno, è diminuito nell'ultimo trimestre del 2011 risentendo della debole domanda per investimenti e di un atteggiamento di maggiore cautela delle banche nell'erogazione del credito.

Alla modesta crescita dei prestiti alle imprese hanno contribuito solo quelle di maggiore dimensione; i prestiti alle piccole imprese si sono ridotti. Il costo del credito è aumentato su tutte le scadenze e in tutti i settori produttivi.

I finanziamenti alle famiglie hanno fortemente rallentato, soprattutto nella componente dei mutui per l'acquisto delle abitazioni. Il grado di indebitamento delle famiglie abruzzesi è cresciuto nell'ultimo decennio, ma si posiziona al di sotto della media nazionale. Il basso livello dei tassi di interesse ha concorso a limitare il grado di vulnerabilità finanziaria delle famiglie.

Nel 2011 l'esposizione delle banche nei confronti delle imprese abruzzesi segnalate per la prima volta in sofferenza, benché in diminuzione, è rimasta elevata rispetto ai livelli pre-crisi.

Nel corso dell'anno i depositi delle famiglie hanno progressivamente rallentato, in presenza di una flessione dei conti correnti. Alla fine del 2010, quasi la metà delle disponibilità finanziarie delle famiglie abruzzesi era costituita da contante, depositi bancari e risparmio postale, il cui peso è superiore alla media del Paese e in aumento rispetto agli anni precedenti la crisi.

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