N. 13 - L'economia delle MarcheRapporto annuale

Nella seconda metà del 2011 l'economia marchigiana è stata interessata da un brusco peggioramento congiunturale. Si è così interrotta la fase di lento recupero avviatasi dopo la recessione di fine 2008. La flessione dell'attività economica è risultata particolarmente intensa tra l'ultimo trimestre del 2011 e il primo del 2012. Le informazioni nel complesso disponibili suggeriscono che l'attuale fase recessiva, come già la precedente, stia producendo sul tessuto economico e produttivo della regione effetti più incisivi che nel resto del Paese. Le aspettative formulate dalle imprese intervistate dalla Banca d'Italia prefigurano un arresto della caduta nei prossimi mesi, ma vi è grande incertezza sull'intensità della ripresa.

Nella media del 2011 il fatturato delle imprese industriali è cresciuto debolmente, in rallentamento rispetto al 2010; la dinamica è risultata inferiore per le piccole aziende. Il fatturato è sceso nel comparto dei beni per la casa (mobili ed elettrodomestici), che ha risentito soprattutto del contenimento della spesa delle famiglie per beni durevoli; è invece cresciuta, seppure lievemente, l'attività nel comparto delle calzature, dove già prima della crisi si era avviato un processo di riposizionamento strategico.

La domanda estera è stata più sostenuta di quella interna. Le esportazioni, tuttavia, sono cresciute meno di quanto osservato a livello nazionale: il divario di crescita con la media del Paese, che si era aperto con l'insorgere della crisi, ha perciò continuato ad ampliarsi. Nell'ultimo trimestre del 2011 le esportazioni marchigiane erano ancora inferiori di un quinto rispetto al livello raggiunto prima della crisi.

Nel 2011 gli investimenti fissi lordi delle imprese industriali, che erano già scesi su livelli bassi nel biennio precedente, sono risultati pressoché stazionari; con il peggioramento delle condizioni economiche generali intervenuto in autunno, le aziende hanno rivisto al ribasso i piani di accumulazione per il 2012.

Tra i settori, le difficoltà appaiono maggiori in quello delle costruzioni. Nel mercato immobiliare sono ancora calate le transazioni e le quotazioni delle abitazioni espresse in termini reali. L'attività economica si è indebolita anche nel settore dei servizi, influenzata dal generale contenimento dei consumi.

Le prospettive occupazionali sono peggiorate. Il netto calo degli occupati nell'industria e nelle costruzioni è stato solo in parte compensato dall'aumento nel terziario. Il tasso di disoccupazione si è portato al 6,7 per cento, 2 punti e mezzo in più rispetto al dato medio del 2007, prima dell'avvio della crisi, rimanendo tuttavia al di sotto di quello medio nazionale. Il deterioramento delle condizioni lavorative ha coinvolto soprattutto i giovani, indipendentemente dal loro grado di istruzione.

Il capitale umano rappresenta un fattore determinante per tornare a crescere a ritmi più sostenuti. Il sistema scolastico regionale si posiziona ai primi posti in Italia sia in termini di scolarizzazione della popolazione sia per quanto riguarda i livelli di apprendimento degli studenti.

I prestiti bancari hanno cominciato a rallentare dall'estate: alla fine del 2011 sono risultati sostanzialmente stazionari rispetto all'anno precedente e a marzo del 2012 hanno mostrato un leggero calo. All'indebolimento della domanda si è accompagnato un irrigidimento dei criteri di erogazione adottati dalle banche. Nel confronto con le famiglie, la decelerazione dei prestiti è risultata più intensa per le imprese, in particolare le piccole, quelle operanti nell'edilizia e quelle caratterizzate da una rischiosità più elevata. Secondo le indicazioni fornite dalle banche, l'orientamento dell'offerta sarebbe diventato leggermente più espansivo nel corso del primo semestre del 2012.

Nel 2011 la qualità del credito, misurata dal flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti, è risultata sostanzialmente stabile e migliore per le famiglie rispetto alle imprese. È però aumentata, soprattutto per le imprese delle costruzioni, la quota dei prestiti con temporanee difficoltà di pagamento. La capacità di rimborsare i debiti contratti si è indebolita soprattutto per le aziende che già prima della crisi erano caratterizzate da una struttura finanziaria meno equilibrata, con un grado di indebitamento assai più elevato della media. La quota di famiglie finanziariamente vulnerabili è salita nel corso della crisi, ma solo di poco, rimanendo comunque su valori contenuti.

La raccolta bancaria presso clientela marchigiana, comprensiva di depositi e obbligazioni, è aumentata, seppure leggermente. Nella seconda parte del 2011, in presenza di crescenti difficoltà di finanziamento sul mercato interbancario, le banche hanno adottato politiche di offerta finalizzate a stimolare la sottoscrizione di certificati di deposito e l'apertura di depositi con durata prestabilita. A fronte della crescita della raccolta bancaria, sono calati le gestioni patrimoniali e i titoli detenuti in custodia e amministrazione presso le banche, con l'eccezione dei titoli di Stato italiani, il cui peso è tornato ad aumentare all'interno delle attività finanziarie delle famiglie.

A partire dal 2009 la ricchezza reale e finanziaria netta delle famiglie marchigiane ha ristagnato, interrompendo la crescita osservata nel quinquennio precedente, quando era stata sospinta anche dall'incremento di valore delle abitazioni; come per il complesso delle famiglie italiane, essa rimane comunque elevata nel confronto internazionale.

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