N. 10 - L'economia dell'Emilia RomagnaRapporto annuale

Dopo la debole ripresa del 2010, nella seconda metà del 2011 l'economia dell'Emilia-Romagna ha nuovamente rallentato, riflettendo il calo della domanda interna e la decelerazione di quella mondiale. Nell'anno Prometeia stima una crescita del PIL regionale dello 0,8 per cento, lievemente superiore a quella media italiana. Sulla domanda interna, specie sugli investimenti, hanno pesato l'incertezza sull'evoluzione del quadro congiunturale, gli effetti delle manovre di consolidamento della finanza pubblica e le difficoltà di accesso al credito, anche in relazione all'acuirsi della crisi dei debiti sovrani. L'attività economica ha tratto sostegno dalla domanda estera che, dopo aver recuperato i livelli pre-crisi, ha continuato a crescere a tassi sostenuti nella prima parte del 2011, rallentando successivamente.

Nell'industria il recupero degli ordini, iniziato nel 2010, si è arrestato nella seconda metà dell'anno. Nella media del 2011 la crescita si è quasi dimezzata rispetto all'anno prima. L'eterogeneità nei risultati delle imprese si è ulteriormente ampliata in favore di quelle esportatrici. Gli andamenti delle esportazioni sono stati differenziati per comparto e destinazione. Quelle di beni strumentali e mezzi di trasporto hanno mostrato una robusta crescita. Tra i mercati di sbocco, aumenti superiori alla media si sono registrati verso i paesi dell'Europa centro-orientale e quelli emergenti dell'Asia e del Sud America.

Gli investimenti in macchine, attrezzature e mezzi di trasporto sono diminuiti sia per effetto degli elevati margini di capacità produttiva inutilizzata sia per l'incertezza relativa alle prospettive economiche future, accentuatasi nella seconda parte dell'anno. Quelli in costruzioni hanno continuato la loro discesa, risentendo sia della crisi del mercato immobiliare, ai minimi dai primi anni duemila, sia della flessione di quello delle opere pubbliche, limitato dai più stringenti vincoli di spesa a livello locale. Nei servizi le vendite al dettaglio sono ulteriormente calate, soprattutto presso la piccola e media distribuzione e nel comparto dei beni non alimentari. Si è invece re-gistrata una ripresa del turismo, dopo un triennio di sostanziale stazionarietà, grazie soprattutto alla componente straniera.

La dinamica dell'occupazione è stata fortemente differenziata per classi d'età. È aumentato il numero dei lavoratori più anziani ai quali, negli ultimi anni, sono stati modificati i requisiti per l'accesso alla pensione di anzianità; è calato il tasso di occupazione dei più giovani a causa della diminuzione della domanda. Le nuove posizioni di lavoro sono state prevalentemente a tempo determinato. La quota di giovani lavoratori in possesso di laurea, ma impiegati in mansioni che richiedono un grado di istruzione inferiore è rimasto su livelli elevati. Per gli individui tra i 15 e i 24 anni il tasso di disoccupazione è raddoppiato rispetto al biennio 2007-08.

Pur rimanendo su livelli elevati nel confronto internazionale, negli ultimi anni si è interrotta la crescita del rapporto tra ricchezza totale (reale e finanziaria) delle famiglie e reddito disponibile, anche a seguito della decelerazione dei prezzi degli immobili e del calo del valore delle attività finanziarie.

L'espansione dei prestiti bancari si è progressivamente attenuata nella seconda metà del 2011, registrando una flessione nei primi mesi del 2012. Dal lato della domanda, tale dinamica è principalmente legata al calo degli investimenti delle imprese e delle richieste di mutui da parte delle famiglie, frenate dalle incertezze sulle prospettive occupazionali e del comparto immobiliare. Dal lato dell'offerta, le banche hanno inasprito le condizioni creditizie ritoccando verso l'alto i tassi d'interesse; vi hanno contribuito la maggiore onerosità della raccolta, connessa con la crisi dei debiti sovrani, e il deteriorarsi del quadro economico generale che ha determinato una percezione di aumentata rischiosità della clientela.

Le politiche di offerta sono state differenziate per tipologia di prenditore. Sono diminuiti i prestiti alle imprese caratterizzate da una minore redditività e un più elevato indebitamento, mentre sono aumentati quelli alle aziende più solide. Le nuove erogazioni di mutui per l'acquisto di abitazioni si sono indirizzate soprattutto verso i segmenti di clientela caratterizzati da un minor rischio di credito.

Il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti per le famiglie e per le imprese è rimasto sui livelli già elevati dell'anno precedente. Fa eccezione il comparto delle costruzioni nel quale la qualità del credito si è ulteriormente deteriorata. Gli altri indicatori sullo stato di difficoltà nel rimborso dei prestiti non fanno prefigurare un prossimo miglioramento della rischiosità.
Il calo del reddito disponibile delle famiglie ha contribuito a contenere i flussi di risparmio. Le famiglie hanno investito soprattutto in titoli di stato e nei depositi a scadenza protratta, stimolate anche dall'aumento dei rendimenti corrisposti su tali attività.

Le prospettive restano caratterizzate da un elevato grado di incertezza. Nell'industria e nei servizi le indagini della Banca d'Italia segnalano un calo del fatturato e dell'occupazione nel 2012 e un'ulteriore diminuzione degli investimenti totali, più marcata rispetto alla media nazionale. Le condizioni di offerta del credito non avrebbero presentato significative variazioni nella prima parte dell'anno e la domanda di prestiti non avrebbe mostrato segnali di miglioramento. L'atteso calo dei livelli di attività potrebbe essere aggravato dagli effetti del sisma che ha colpito alcune province della regione.

Nell'ultima decade di maggio le province di Ferrara, Modena e, in misura più contenuta, Bologna e Reggio Emilia sono state interessate da forti terremoti che hanno provocato gravi perdite umane e danni a edifici storici, abitazioni e stabilimenti produttivi. Stime ancora preliminari indicano danni ingenti per le imprese dei settori dell'alimentare, del biomedicale, della ceramica e della meccanica, oltre alla potenziale per-dita di alcune migliaia di posti di lavoro.

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