N. 3 - L'economia del PiemonteRapporto annuale

A partire dall'estate la congiuntura economica è tornata a peggiorare, ponendo fine alla fase di ripresa che si era avviata nella seconda metà del 2009. Vi hanno influito il rallentamento dell'economia mondiale e le turbolenze finanziarie connesse alle tensioni sul debito sovrano nell'area dell'euro. Nel complesso del 2011, in base alle stime di Prometeia, il PIL del Piemonte è cresciuto dello 0,7 per cento, in netto rallentamento rispetto all'anno precedente (2,0 per cento).

Nell'industria la domanda si è progressivamente indebolita nel corso dell'anno, riflettendosi sull'attività produttiva, tornata a contrarsi dal terzo trimestre. Le esportazioni, pur in rallentamento, hanno ancora fornito il principale contributo alla crescita; esse hanno raggiunto, alla fine del 2011, valori nominali superiori a quelli precedenti la crisi internazionale del 2008-09, grazie soprattutto all'espansione nei mercati esterni all'Unione europea. In base alle indagini della Banca d'Italia, nel complesso del 2011 il fatturato delle imprese è aumentato in termini reali di circa il 3 per cento, la metà dell'anno precedente; in una fase congiunturale caratterizzata da una domanda interna debole, le aziende hanno segnalato anche una ricomposizione del loro portafoglio vendite dal mercato nazionale verso l'estero.

L'attività di investimento delle imprese industriali si è mantenuta molto debole anche nello scorso anno, in relazione agli ampi margini di capacità produttiva inutilizzata, all'elevata incertezza sull'evoluzione dell'economia e, dal secondo semestre, al peggioramento delle condizioni di accesso al credito.

Nel settore delle costruzioni è continuata la fase negativa che si protrae dal 2007, risentendo della perdurante debolezza della domanda pubblica e privata. Nel mercato immobiliare le transazioni si mantengono su valori molto inferiori a quelli dell'ultimo picco ciclico e i prezzi hanno iniziato a calare in termini reali nel secondo semestre.

Nei servizi il tasso di crescita del valore aggiunto si è ridotto. I trasporti delle merci hanno seguito il profilo ciclico dell'attività produttiva, decelerando in media d'anno. Anche il movimento turistico ha rallentato. Le attività del commercio hanno risentito negativamente della stagnazione dei consumi, che a sua volta ha riflesso la debolezza del reddito disponibile e le incerte prospettive del mercato del lavoro. Tra il 2007 e il 2010 la spesa delle famiglie, valutata a prezzi costanti, si è ridotta in regione di oltre il 4 per cento, valore superiore alla media delle regioni del Nord Ovest.

La redditività delle imprese, che era migliorata nel 2010 pur rimanendo in media lievemente al di sotto dei valori precedenti la crisi, lo scorso anno sarebbe tornata a peggiorare.

Nel confronto con un gruppo di regioni europee che nel 2007 presentavano caratteristiche strutturali simili, il Piemonte si è caratterizzato per una ripresa più lenta sia del valore aggiunto totale sia di quello pro capite. Anche il recupero delle esportazioni, da cui è provenuto il principale impulso espansivo nell'ultimo biennio, è stato inferiore alla media del gruppo di confronto e del commercio mondiale, a causa di una crescita dell'export minore di quella della domanda estera delle principali aree di sbocco e dei comparti merceologici più dinamici e di un orientamento ancora contenuto verso i mercati emergenti.

In un contesto di incertezza eccezionalmente elevata sull'evoluzione dell'economia, le aspettative delle imprese per i prossimi sei mesi rilevate con l'indagine della Banca d'Italia sono improntate al pessimismo per quanto riguarda la domanda interna, mentre previsioni di lieve miglioramento riguardano gli ordini esteri. Per il complesso del 2012 le aziende indicano livelli di fatturato analoghi a quelli dello scorso anno e un modesto calo degli investimenti.

Nel mercato del lavoro nel complesso del 2011 l'occupazione è tornata a crescere, dopo il calo nel biennio precedente, pur rimanendo ancora al di sotto dei livelli del 2008. Sull'incremento, che ha riguardato prevalentemente le donne, può aver influito il progressivo innalzamento dell'età pensionabile. Il ricorso alla Cassa integrazione guadagni si è ridotto, dopo tre anni consecutivi di aumento, ma le ore autorizzate rimangono su valori storicamente elevati. Nella media del 2011 il tasso di disoccupazione è rimasto stabile sui livelli dell'anno precedente, al 7,6 per cento, il valore più alto tra le regioni del Nord.

La crisi economica ha avuto un forte impatto sui giovani: il tasso di occupazione è diminuito ed è aumentata la percentuale di coloro che non lavorano né svolgono un'attività di studio o formazione (Neet) sia tra i diplomati sia tra i laureati. Inoltre, nell'ultimo triennio è stata rilevante la quota di giovani che svolgono un lavoro che richiede competenze inferiori a quelle acquisite mediante il proprio percorso di studi.

Il livello generale di istruzione della popolazione in Piemonte è aumentato nel tempo, anche se permane ancora un ritardo rispetto alla media del Nord Ovest e, per i laureati, anche rispetto al valore nazionale. In base alle indagini Invalsi e OCSE-PISA, gli studenti piemontesi presentano livelli di apprendimento superiori alla media nazionale sia nella scuola primaria sia in quella secondaria, ma inferiori nel confronto con la media delle regioni del Nord Ovest e con un divario crescente con il livello di istruzione.

Nel mercato del credito i prestiti alle imprese, tornati a crescere nei primi nove mesi dell'anno, sono nuovamente diminuiti dall'autunno; la dinamica negativa ha riguardato sia le imprese medio-grandi sia quelle di più piccole dimensioni; vi hanno contribuito l'indebolimento della domanda, dovuto all'evoluzione negativa della congiuntura, e il peggioramento delle condizioni di accesso al credito, connesso con l'insorgere delle tensioni sul debito sovrano italiano e le difficoltà di raccolta delle banche sui mercati internazionali. Nostre analisi su un campione di circa 15 mila imprese piemontesi mostrano come il calo del credito e l'incremento dello spread sui tassi di interesse applicati siano stati abbastanza diffusi tra le classi di rischio delle imprese e le tipologie di banche.

I prestiti alle famiglie hanno continuato ad aumentare ai ritmi moderati del biennio precedente. Nonostante la crescita degli ultimi anni, il livello di indebitamento delle famiglie piemontesi è inferiore a quello nazionale, che è a sua volta contenuto nel confronto internazionale. Anche l'onere connesso al servizio del debito è rimasto basso, su valori inferiori alla media italiana, grazie alla riduzione dei tassi di interesse iniziata nel 2008. Il ricorso ai mutui immobiliari, che rappresentano la parte prevalente di tale indebitamento, caratterizza poco più del 10 per cento delle famiglie piemontesi, con un'incidenza crescente con il reddito famigliare. Sulla partecipazione delle famiglie al mercato dei mutui ha influito negativamente la crisi, da cui sono derivate una flessione delle erogazioni rispetto ai massimi del biennio 2006-07 e una crescita dal 2009 dell'incidenza di forme contrattuali indicizzate.

Il deterioramento della congiuntura nella seconda parte del 2011 si è riflesso sulla qualità del credito, tornata a peggiorare nel quarto trimestre. La dinamica è dovuta all'aumento delle nuove sofferenze tra le imprese, in particolare tra quelle delle costruzioni. La qualità dei prestiti alle famiglie consumatrici ha fatto registrare lo scorso anno un miglioramento.

Nel 2011 la raccolta bancaria da famiglie e imprese ha ristagnato, come nell'anno precedente; tale andamento ha riguardato sia i depositi sia le obbligazioni bancarie.

La ricchezza netta delle famiglie piemontesi, in base a nostre elaborazioni preliminari, era pari alla fine del 2010 all'8,3 per cento del totale nazionale, corrispondente a poco meno di 161 mila euro pro capite; tale valore, in rapporto al reddito di-sponibile lordo delle famiglie, risultava inferiore a quello del Nord Ovest e sostanzialmente allineato alla media italiana. Tra il 2002 e il 2007 la ricchezza netta pro capite delle famiglie piemontesi era aumentata di poco meno del 4 per cento all'anno, valore inferiore alla media nazionale. Tale dinamica si è indebolita a seguito della crisi economico-finanziaria del 2008-09, che ha inciso in particolare sul valore delle attività finanziarie.

Testo della pubblicazione