L'economia dell'UmbriaRapporto annuale

Nel 2007 l'economia umbra ha evidenziato un progressivo rallentamento, a motivo soprattutto della stagnazione della domanda interna. Nel primo trimestre dell'anno in corso sono emersi segnali di un'ulteriore decelerazione.

Nell'industria manifatturiera si è accentuato il divario tra le imprese più innovative, che hanno continuato ad acquisire quote di mercato soprattutto all'estero, e quelle con produzioni tradizionali; le realtà di minori dimensioni hanno aumentato per il secondo anno consecutivo le vendite, che rimangono però su livelli inferiori rispetto all'inizio del decennio. I margini reddituali si sono ridimensionati per effetto del sensibile incremento dei costi di produzione. Il clima di incertezza sulla futura evoluzione degli ordinativi si è riflesso in una modesta dinamica del processo di accumulazione del capitale. Il settore delle costruzioni sembra aver esaurito la fase di espansione protrattasi per circa otto anni; la domanda di immobili a uso abitativo ha perso di intensità e l'ammontare di opere pubbliche in corso di realizzazione si è ridotto per il terzo anno consecutivo.

Il commercio, il cui contributo al valore aggiunto e all'occupazione colloca l'Umbria ai primi posti tra le regioni italiane, ha ottenuto risultati inferiori all'anno precedente, in particolare nel settore alimentare; le maggiori difficoltà hanno riguardato la piccola distribuzione. Anche le presenze di turisti in regione sono aumentate in misura meno accentuata rispetto al 2006, specie quelle degli italiani.

L'occupazione, sostenuta dalla crescita del lavoro dipendente e di quello femminile, ha continuato a espandersi a ritmi superiori a quelli del complesso del paese; vi ha contribuito l'ulteriore incremento di lavoratori stranieri. Il tasso di disoccupazione è sceso al livello storicamente più basso per la regione.

Nel corso del 2007 i prestiti concessi a residenti sono aumentati a un ritmo elevato, anche se inferiore rispetto al 2006. La variazione è stata meno accentuata per le famiglie consumatrici, che avevano sostenuto la crescita degli anni precedenti, e per le imprese di piccola dimensione; si è invece intensificata per le società non finanziarie di media e grande dimensione, in particolare per quelle dell'industria manifatturiera. I flussi di sofferenze in rapporto ai prestiti sono diminuiti; il pagamento delle rate dei mutui da parte delle famiglie, reso più gravoso dall'incremento dei tassi di mercato, è stato favorito dalla ridefinizione dei piani di rimborso concordata con gli intermediari.

Le accresciute tensioni nei mercati azionari e l'aumento del costo opportunità connesso con la detenzione di depositi hanno accentuato la propensione all'investimento in forme meno liquide ma sempre caratterizzate da una contenuta rischiosità, quali i pronti contro termine e le obbligazioni.

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