L'economia del PiemonteRapporto annuale

Lo scorso anno è proseguita, consolidandosi, la fase di ripresa dell'economia avviatasi nello scorcio del 2005. In base alle stime di Prometeia, il PIL della regione sarebbe cresciuto, a valori concatenati, dell'1,6 per cento; era calato dell'1,6 nell'anno precedente, in base ai dati dell'Istat.
Il ritorno alla crescita è stato trainato dal comparto manifatturiero, che ha invertito la continua tendenza flettente del valore aggiunto nei cinque anni precedenti. In base ai dati di fonte Unioncamere, l'attività è aumentata del 3,1 per cento, riflettendo la ripresa degli ordini, soprattutto di quelli esteri. Sul miglioramento del clima di fiducia complessivo ha influito positivamente anche l'efficace svolgimento dei Giochi olimpici invernali di Torino 2006, il cui effetto espansivo sull'economia si era già dispiegato in misura rilevante negli anni precedenti.
All'accelerazione dell'attività industriale nell'ultimo trimestre del 2006 è seguito un moderato rallentamento nei primi mesi dell'anno in corso. Secondo le previsioni degli imprenditori rilevate dall'Indagine della Banca d'Italia del marzo scorso, dall'Isae e dall'Unione industriale di Torino, tuttavia, il quadro congiunturale nei prossimi mesi si manterrebbe positivo.
Nonostante l'intensificazione della crescita delle esportazioni, riconducibile per una larga misura ai maggiori ordini provenienti dal mercato tedesco, lo scorso anno la quota di mercato internazionale del Piemonte, misurata a valori correnti, ha continuato a diminuire.
Alla svolta ciclica ha contribuito anche la significativa ripresa della domanda di autovetture del Gruppo Fiat, le cui quote di mercato sono tornate a crescere sia nel mercato nazionale sia negli altri paesi europei. Tra i principali settori di specializzazione della regione, i miglioramenti più rilevanti sono stati registrati, oltre che dal comparto dei mezzi di trasporto, da quelli dei metalli e prodotti in metallo e dell'elettricità¬elettronica; per contro, non ha registrato mutamenti significativi il comparto del tessile abbigliamento.
Alla crescita del fatturato delle imprese industriali si è associato un recupero dei margini unitari di profitto, notevolmente ridottisi nella recente fase recessiva. L'espansione della domanda e della produzione nell'industria si è riflessa in un più intenso sfruttamento degli impianti esistenti, salito nell'ultimo trimestre del 2006 poco al di sopra del 76 per cento, il valore più elevato dal settembre del 2001. Il miglioramento del quadro congiunturale ha favorito anche una ripresa dell'accumulazione di capitale delle imprese industriali, rimasta molto fiacca negli anni precedenti.
Dopo il picco registrato nel 2003, il contributo del settore delle costruzioni all'economia regionale ha continuato a ridursi, soprattutto per la dinamica meno vivace della domanda di lavori pubblici. Nel 2006 l'ulteriore calo delle gare per nuovi lavori si è associato alla chiusura di alcuni grandi cantieri. In base alle informazioni raccolte, ritardi, in taluni casi di entità considerevole rispetto alle previsioni iniziali, interessano gran parte delle infrastrutture in corso di realizzazione.
Le perduranti condizioni favorevoli di accesso al credito per le famiglie hanno continuato a sostenere il comparto residenziale e il mercato immobiliare, il cui andamento è stato migliore delle previsioni formulate dagli operatori lo scorso anno. Le transazioni di unità immobiliari sono aumentate a ritmi superiori a quelli dell'anno precedente; anche la dinamica dei prezzi si è mantenuta positiva, pur indebolendosi rispetto al 2005: l'indice delle quotazioni delle abitazioni nuove elaborato dalla Banca d'Italia ha fatto registrare una crescita nominale dell'1,6 per cento, a fronte del 5,8 dell'anno precedente.
La spesa per consumi delle famiglie ha continuato a crescere a ritmi contenuti, sebbene superiori a quelli del 2005 (1,3 e 0,6 per cento, rispettivamente). La struttura del settore distributivo, che nella media nazionale continua a presentare un'arretratezza relativa nel confronto con i maggiori paesi europei, si caratterizza in Piemonte per una densità di punti vendita di media e grande dimensione tra le più elevate tra le regioni italiane; vi si accompagna un alto grado di liberalizzazione, secondo la tassonomia dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Uno studio condotto dalla Banca d'Italia sulle regioni italiane mostra come a una maggiore liberalizzazione si associ una struttura distributiva più moderna, una produttività del lavoro più elevata e una dinamica dei prezzi più contenuta, con benefici per i consumatori.
Tra i servizi pubblici locali, rilievo economico e sociale assume il comparto del trasporto pubblico locale. Nel primo trimestre dell'anno in corso le Filiali della Banca d'Italia hanno condotto una rilevazione sugli enti locali regolatori e sulle imprese di gestione, al fine di analizzare, a dieci anni dall'avvio della riforma del 1997, il suo grado di attuazione nelle regioni italiane. In base alle informazioni rilevate, l'assetto del settore appare distante da quello perseguito dalla riforma, soprattutto per quanto riguarda l'effettiva realizzazione di un regime concorrenziale. In Piemonte, in particolare, a sette anni di distanza dall'entrata in vigore della legge regionale in materia, solo in uno degli otto comuni capoluogo di provincia il servizio di trasporto pubblico urbano risulta affidato in base a una procedura concorsuale, mentre negli altri il servizio continua a essere gestito sulla base di affidamenti diretti o in economia. Come a livello nazionale, alla modesta attuazione della riforma continuano ad accompagnarsi, nel confronto con i maggiori paesi europei, una quota bassa di utilizzatori del servizio e un modesto grado di soddisfazione.
Nel 2006 l'occupazione ha continuato a crescere, trainata dai servizi diversi dal commercio; il tasso di disoccupazione è ulteriormente calato, scendendo al 4,0 per cento, 0,7 punti percentuali in meno rispetto all'anno precedente. Il tasso di attività, che indica il grado di partecipazione al mercato del lavoro della popolazione in età lavorativa, è salito al 67,5 per cento, dal 67,2 del 2005.
Alla positiva congiuntura reale si è associata la ripresa del credito bancario alle imprese, alimentato dal maggiore fabbisogno di capitale fisso e circolante. È proseguita la crescita dell'indebitamento delle famiglie, sospinta dai mutui immobiliari, pur in lieve rallentamento, e dai finanziamenti per l'acquisto di beni di consumo. L'aumento dei tassi di interesse ha favorito il ritorno ai contratti di mutuo a tasso fisso, la cui incidenza sulle nuove erogazioni è quasi raddoppiata rispetto all'anno precedente. Il flusso di nuove sofferenze relative alla clientela piemontese è tornato a diminuire, in rapporto ai prestiti vivi, dopo la lieve crescita del 2005, riflettendo le positive condizioni dell'economia.
Rispetto all'anno precedente, i risparmiatori piemontesi sono ritornati a investire in strumenti finanziari con livelli di rischio e di rendimento contenuti.

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