L'economia dell'AbruzzoRapporto annuale

Nel 2006 è proseguita in Abruzzo la fase congiunturale moderatamente espansiva avviatasi nell'anno precedente. La crescita del PIL regionale, sulla base delle stime Svimez, dovrebbe essere pari all'1,6 per cento nel 2006, a fronte di un incremento nazionale dell'1,9. L'espansione recente fa seguito a un quinquennio di debolezza dell'economia. Secondo le stime di contabilità regionale, recentemente riviste dall'Istat, tra il 2000 e il 2005 il PIL della regione è calato complessivamente di quasi 2 punti percentuali. Risentendo della crescita della popolazione, la flessione è risultata più accentuata in termini pro capite (pari a circa 5 punti percentuali).

Il miglioramento della domanda nel settore manifatturiero, più accentuato nella prima parte del 2006, ha favorito la crescita del fatturato sia sul mercato interno sia su quelli esteri. Le esportazioni hanno accelerato rispetto all'anno precedente, continuando a beneficiare del determinante contributo dei mezzi di trasporto; si è ulteriormente ridotta l'incidenza dei settori tradizionali del made in Italy sul totale delle esportazioni.

Nelle costruzioni, alla prosecuzione della tendenza espansiva nel settore residenziale si è contrapposta una flessione dell'attività nelle opere pubbliche. Le quotazioni immobiliari hanno mostrato segnali di rallentamento.

Nei servizi, alla ripresa del comparto turistico si è associato il ristagno delle vendite al dettaglio, in particolare negli esercizi di minore dimensione. È cresciuto il volume delle merci transitate presso gli scali ferroviari e aeroportuali.

Condizioni meteorologiche sfavorevoli hanno influenzato negativamente la dinamica produttiva nel comparto agricolo.

L'occupazione è cresciuta dell'1,3 per cento, sospinta dall'andamento del terziario e, in minore misura, dalle costruzioni; il tasso di disoccupazione si è ridotto di un punto percentuale, attestandosi su un livello prossimo alla media nazionale.

Gli impieghi bancari sono aumentati, sia nella componente a breve sia in quella a medio e a lungo termine; vi ha contribuito il maggior fabbisogno finanziario dei settori produttivi, a fronte di una ripresa degli investimenti in capitale fisso e circolante. I margini disponibili sulle linee di credito accordate alle imprese si sono ridotti, pur rimanendo nel complesso ampi. I prestiti alle famiglie sono cresciuti a un ritmo sostenuto, anche se inferiore rispetto al 2005. L'indebitamento del settore, in rapporto al reddito disponibile, appare in linea con la media italiana.

L'incidenza dei flussi di nuove sofferenze sugli impieghi in essere all'inizio dell'anno è aumentata, riflettendo l'incremento registrato nei settori industriali e dei servizi. Si è ridotta, anche grazie a operazioni di cessione dei crediti, la quota dei prestiti in sofferenza o in "incaglio" sul totale.
La raccolta bancaria ha continuato a espandersi. In presenza di un ampliamento del differenziale tra rendimenti di mercato e tassi di interesse corrisposti sui depositi, è tornata a crescere la quota delle attività finanziarie delle famiglie investita in titoli pubblici e obbligazioni bancarie.

Nel 2006 è aumentato sia il numero di banche insediate in Abruzzo sia il numero di sportelli bancari. Attualmente circa i due terzi della popolazione residente può scegliere tra almeno tre intermediari nel proprio comune di residenza; nel 1990 solo la metà dei residenti in regione aveva tale possibilità.

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