L'economia del Piemonte nel 2005Rapporto annuale

Nel 2005 l’economia del Piemonte ha ristagnato. Secondo i dati di fonte Svimez, il PIL è calato dello 0,1 per cento a prezzi costanti; era cresciuto dell’1,1 per cento nell’anno precedente, in base ai dati Istat.

La lunga fase di difficoltà nel comparto industriale iniziata nel 2001 è proseguita per gran parte dell’anno; a partire dall’autunno, tuttavia, sono emersi segnali di progressivo miglioramento del clima di fiducia degli operatori.

La domanda di beni prodotti dalle imprese industriali piemontesi, ulteriormente peggiorata nei primi mesi del 2005, è successivamente tornata a migliorare, mantenendosi tuttavia su livelli contenuti. Nonostante la crescita ancora elevata del commercio mondiale, le esportazioni regionali hanno rallentato, all’1,6 per cento, valore inferiore anche alla media nazionale; ne è derivata un’ulteriore perdita della quota di mercato internazionale a valori correnti, diminuita del 9 per cento rispetto al 2004.

La debolezza della domanda e il processo di decumulo delle scorte realizzato dalle imprese si sono riflessi nella media dell’anno nell’ulteriore calo dell’attività produttiva. Il contenuto grado di utilizzo degli impianti, rimasto al di sotto del 75 per cento, ha continuato a influire negativamente sull’attività di investimento delle imprese industriali.

Nell’ultimo trimestre del 2005, la produzione industriale è tornata a crescere dopo diciotto trimestri consecutivi di calo; vi ha contribuito la ripresa della domanda di autovetture italiane, favorita dalla presentazione di nuovi modelli e intensificatasi, anche negli altri mercati europei, nei primi tre mesi dell’anno in corso. I risultati dell’Indagine presso le imprese industriali svolta nei primi mesi del 2006 dalla Banca d'Italia confermano il mutamento in senso favorevole delle aspettative: per oltre la metà delle imprese intervistate la ripresa sarebbe già iniziata o si realizzerebbe entro il primo semestre; la quota era pari al 30 per cento lo scorso anno.

Un’analisi condotta sui dati di bilancio di oltre 1.700 imprese manifatturiere piemontesi censite da Centrale dei bilanci ha evidenziato un netto peggioramento tra il 2001 e il 2003 degli indici di redditività operativa e netta, scesi mediamente su livelli inferiori a quelli delle fasi recessive degli anni novanta; nel periodo è aumentata in misura rilevante la quota di imprese con margini e autofinanziamento negativi. Nel 2004 il fatturato e il valore aggiunto sono tornati a crescere, anche se a ritmi contenuti; pure i margini operativi sono migliorati, mantenendosi tuttavia al di sotto dei valori osservabili fino al 2000. Le imprese di medie dimensioni hanno mostrato nel complesso risultati migliori, con una tenuta degli indicatori di redditività e dei margini sulle vendite nel triennio 2001-03 e una più intensa ripresa del fatturato e del valore aggiunto nell’anno successivo. La fase negativa ha interessato in misura solo marginale le imprese produttrici di beni ad alto contenuto tecnologico che, dopo un lieve calo del valore aggiunto nel 2002, già nel 2003 hanno evidenziato andamenti migliori degli altri comparti.

Nel settore delle costruzioni, l’attività e gli investimenti sono rimasti su livelli elevati, sospinti dai lavori per le Olimpiadi invernali di Torino 2006, dalla realizzazione di alcune grandi opere infrastrutturali e dalla costruzione e manutenzione delle abitazioni. Nel periodo 2000-04 il comparto, cresciuto in media ogni anno del 4,2 per cento a prezzi costanti, ha sostenuto in misura rilevante l’economia regionale, che in assenza di tale apporto avrebbe avuto una crescita nulla.

Nel confronto con i valori eccezionalmente alti raggiunti nel biennio precedente, lo scorso anno sono emerse tuttavia indicazioni di riduzione della domanda di lavori pubblici e di rallentamento della produzione in tale comparto. In base alle informazioni raccolte, inoltre, ritardi nella realizzazione delle opere interesserebbero una quota rilevante degli interventi in corso. Le previsioni delle imprese e delle associazioni di categoria per il 2006 segnalano per l’intero settore edile un indebolimento degli investimenti e dell’attività.

È continuato nel 2005 l’andamento positivo del mercato immobiliare, favorito dalle perduranti condizioni favorevoli di accesso al credito. I prezzi sono ulteriormente aumentati, anche se a ritmi inferiori rispetto al triennio precedente.

Il miglioramento del quadro congiunturale si è riflesso sui consumi, in lieve ripresa dalla seconda metà dello scorso anno. Tra il 1995 e il 2004 la spesa delle famiglie piemontesi per consumi è cresciuta in media annua dell’1,8 per cento in termini reali, valore lievemente superiore a quello nazionale; vi hanno contribuito soprattutto gli acquisti di beni durevoli. Nel confronto con la media delle famiglie italiane, quelle piemontesi si caratterizzano per una maggiore incidenza dei consumi per la ricreazione e la cultura, per i trasporti e per le comunicazioni; più ridotta è invece la quota destinata ai prodotti alimentari e bevande, al vestiario e calzature e agli alberghi e ristoranti.

L’occupazione è cresciuta, grazie soprattutto ai servizi diversi dal commercio; vi ha ancora influito in misura apprezzabile il fenomeno delle regolarizzazioni dei lavoratori stranieri.

Il credito bancario erogato alla clientela residente in Piemonte è aumentato del 4,2 per cento, in rallentamento rispetto al 2004. Le condizioni del mercato sono rimaste distese: i tassi di interesse hanno continuato a calare; i margini di utilizzo delle linee di credito concesse alle imprese si sono ampliati ulteriormente.

La debolezza della domanda di credito delle imprese manifatturiere, in relazione al contenuto fabbisogno per capitale circolante e investimenti, ha determinato un’ulteriore diminuzione dei finanziamenti al comparto. Per contro, la congiuntura favorevole nel settore delle costruzioni si è riflessa nella perdurante crescita del credito alle imprese edili.

Anche nel 2005 la dinamica del credito alle piccole imprese è stata più vivace di quella relativa alle società di maggiori dimensioni. Tra le prime è proseguita la ricomposizione dell’indebitamento bancario in favore della componente a scadenza protratta, che ha interessato anche le imprese medio-grandi dell’edilizia, degli alberghi e dei trasporti; nel comparto manifatturiero, per contro, la riduzione del credito ha riguardato sia la componente a breve sia quella a medio e a lungo termine.

L’indebitamento delle famiglie piemontesi ha continuato a espandersi a ritmi elevati, anche se inferiori a quelli dell’anno precedente. L’andamento ha riflesso l’ulteriore crescita sia dei mutui per l’acquisto di abitazioni, il cui ammontare è più che raddoppiato rispetto all’inizio del decennio, sia dei crediti al consumo, erogati dalle banche e dagli intermediari non bancari specializzati. Come nel 2004, la parte preponderante dei nuovi mutui è stata concessa sulla base di contratti a tassi indicizzati: alla fine dello scorso dicembre oltre l’80 per cento dello stock di tali finanziamenti era a tasso variabile. Sulla perdurante espansione dei mutui ha continuato a influire in misura rilevante il contenuto livello dei tassi, attestatosi su valori storicamente bassi. All’accresciuta domanda hanno corrisposto politiche di offerta espansive; vi si sono accompagnati un ampliamento della gamma di prodotti proposti e una maggiore articolazione delle strutture distributive.

Nel 2005 la qualità del credito in regione ha fatto registrare un ulteriore lieve deterioramento. Il flusso di nuove sofferenze è aumentato in rapporto ai prestiti, salendo di 0,2 punti percentuali, all’1,0 per cento.

I risparmiatori piemontesi hanno continuato ad accrescere nel 2005 le disponibilità detenute nei conti correnti bancari e nei pronti contro termine. Sono tornati ad aumentare gli investimenti nelle obbligazioni di emittenti non bancari e nelle gestioni patrimoniali bancarie; è proseguita l’espansione delle consistenze di titoli azionari.

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