L'economia del Piemonte nel 2004 Rapporto annuale

Come nell’anno precedente, nel 2004 l’economia piemontese ha continuato a trarre sostegno soprattutto dal settore delle costruzioni. È proseguita, invece, la fase di debolezza nel comparto industriale, nel quale l’attività produttiva è calata per il quarto anno consecutivo. Secondo i dati
di fonte Svimez, il PIL della regione sarebbe cresciuto dell’1,2 per cento, in linea con la media del paese.

La domanda di beni prodotti dalle imprese industriali piemontesi ha fatto registrare soltanto un lieve miglioramento; la rilevante espansione del commercio mondiale si è riflessa in misura parziale sulle esportazioni, aumentate a ritmi inferiori anche alla media nazionale. Ne è derivata un’ulteriore perdita delle quote di mercato internazionali della regione, già diminuite tra il 1995 e il 2003 di poco meno del 28 per cento. Analisi condotte sulle esportazioni in un gruppo rappresentativo di paesi dell’area OCSE hanno evidenziato come nel periodo 1992-2002 la contrazione delle quote piemontesi sia riconducibile prevalentemente a fattori di competitività e solo in misura residuale alla specializzazione settoriale e geografica.

In base a un confronto condotto con 34 regioni dell’area dell’euro, prevalentemente ubicate in Germania e caratterizzate da un livello di reddito pro capite elevato, da una rilevante presenza dell’industria e da una specializzazione tecnologica avanzata, il Piemonte si caratterizza per perduranti ritardi nella qualità del capitale umano, nei tassi di attività e di occupazione e per una sfavorevole composizione per età della popolazione. Partendo a metà degli anni novanta da una struttura produttiva relativamente specializzata nei comparti manifatturieri a media e ad alta tecnologia e da una propensione all’innovazione sui livelli medi delle regioni di riferimento, il Piemonte all’inizio di questo decennio ha fatto registrare un indebolimento relativo della specializzazione nei comparti manifatturieri a media tecnologia, una despecializzazione in quelli high tech e un arretramento nell’attività innovativa delle imprese, su livelli modesti rispetto alle aree più virtuose;  per contro, è cresciuta in misura superiore alle media delle regioni di confronto la presenza del terziario avanzato.

Anche nel 2004 l’attività di investimento delle imprese industriali è rimasta debole a causa del basso grado di utilizzo della capacità produttiva e della perdurante incertezza sui tempi e sull’intensità della ripresa, che 6 secondo le previsioni formulate dalle imprese non si verificherebbe prima del secondo semestre dell’anno in corso.

Come nei due anni precedenti, l’attività e gli investimenti nel settore delle costruzioni sono stati intensi, trainati dalla realizzazione delle principali opere connesse con le Olimpiadi invernali di Torino 2006 e di alcune grandi infrastrutture di trasporto; vi ha contribuito anche il perdurante andamento
positivo del comparto dell’edilizia residenziale, favorito dai bassi tassi di interesse bancari. Si è interrotta l’espansione delle quotazioni degli immobili, rimaste sui livelli dell’anno precedente. Per l’anno in corso, le imprese del campione della Banca d'Italia prevedono un rallentamento dell’attività produttiva complessiva. I consumi delle famiglie sono calati dello 0,2 per cento rispetto al 2003, riflettendo la debolezza della congiuntura. Si è ulteriormente intensificato il ricorso al debito per finanziare le spese di consumo; in base alle indicazioni raccolte presso gli intermediari, tale andamento trarrebbe impulso sia dalle modificazioni nelle scelte di pianificazione finanziaria dei consumatori sia dalle politiche di offerta espansive degli operatori.

In base ai dati della nuova rilevazione dell’Istat sulle forze di lavoro, l’occupazione nel 2004 è aumentata dell’1,0 per cento. L’ulteriore contrazione dell’attività industriale si è riflessa, tuttavia, in un nuovo aumento del ricorso alla Cassa integrazione guadagni ordinaria.

Il credito bancario erogato alla clientela residente in regione è aumentato a ritmi lievemente inferiori a quelli dell’anno precedente; la crescita è stata sostenuta principalmente dai finanziamenti erogati alle famiglie, soprattutto nella forma dei mutui immobiliari. Ha ristagnato, per contro, il credito alle società non finanziarie, riflettendo il contenuto fabbisogno finanziario delle imprese, soprattutto di quelle manifatturiere, per investimenti e capitale circolante.

Le condizioni nel mercato del credito sono rimaste distese; vi hanno influito sia la debolezza della domanda di credito delle società non finanziarie sia l’orientamento complessivamente espansivo dell’offerta; soltanto nei confronti delle imprese di maggiori dimensioni le politiche degli intermediari
sono state improntate a maggiore cautela. Il credito in favore delle piccole imprese, pur in rallentamento, ha continuato a crescere a ritmi superiori alla media. Il costo dei finanziamenti è calato nell’anno sia nella componente a breve termine che in quella delle erogazioni a scadenza protratta.

Nel 2004 la qualità del credito in regione ha subìto un marginale deterioramento, riflettendo principalmente la debolezza del comparto industriale. I risparmiatori piemontesi, come nei due anni precedenti, hanno accresciuto la quota di ricchezza finanziaria detenuta in strumenti liquidi e caratterizzati da un modesto contenuto di rischio. Ne sono derivati un ulteriore incremento dei conti correnti e delle obbligazioni bancarie e una contrazione dei titoli di debito di emittenti non bancari; sono tornate ad aumentare le sottoscrizioni di titoli di Stato ed è proseguita l’espansione degli strumenti del comparto assicurativo. D’altro lato, le famiglie hanno ridotto le quote di fondi comuni e le gestioni patrimoniali bancarie.

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