L'economia della Calabria nel 1999Rapporto annuale

Nel 1999 l’andamento congiunturale della Calabria è risultato sostanzialmente recessivo; la parziale ripresa dell’attività produttiva registrata nella seconda metà dell’anno non è riuscita a compensare il calo del primo semestre; ne è derivata una contrazione dell’occupazione che ha raggiunto i livelli più bassi dell’ultimo decennio e un ulteriore ampliamento del già elevato differenziale fra il tasso di disoccupazione regionale e quello del Mezzogiorno.

L’attuazione dei programmi di sostegno pubblico dell’attività produttiva non ha ancora innescato uno stabile processo di crescita, specie nelle aree più depresse della regione.

Nel settore agricolo è aumentata la produzione essenzialmente per l’annata di “carica” dell’olivicoltura; tale settore ha tuttavia scontato un andamento flettente dei prezzi.

Nel comparto industriale, sia nella componente manifatturiera sia in quella edile, non si sono ripetuti i segnali di ripresa emersi nel 1998 anche se si sono segnalati lievi miglioramenti della congiuntura nel IV trimestre dell’anno.

Solo il turismo si è confermato come settore in crescita grazie ai consistenti incrementi negli arrivi e nelle presenze; nel commercio è proseguito il processo di ristrutturazione della rete distributiva che ha determinato la fuoriuscita dal mercato di numerosi piccoli operatori; nei trasporti si è mantenuto lo squilibrio esistente fra la crescente richiesta di servizi integrati e lo stato complessivo del sistema, mentre la prosecuzione del trend di crescita del porto di Gioia Tauro non ha ancora prodotto effetti significativi sull’entroterra.

La sfavorevole congiuntura economica si è riflessa sulla dinamica dei principali aggregati creditizi: gli impieghi sono cresciuti moderatamente, sostenuti prevalentemente dalla domanda di credito della Pubblica Amministrazione e delle famiglie consumatrici, strettamente correlata, in quest'ultimo caso, alla ripresa del mercato immobiliare, trainata dal basso livello dei tassi di interesse sui mutui. Complessivamente stazionari, invece, i finanziamenti ai settori produttivi.

Le sofferenze nella regione si sono ridotte del 4,6 per cento; la flessione è stata determinata sia dall'emersione della gran parte di partite anomale avvenuta negli anni trascorsi, sia da una riduzione dello stock dovuta alle operazioni di “smobilizzo” dei crediti poste in essere nel 1999.

L’andamento della raccolta ha evidenziato una leggera flessione, interamente riconducibile alla componente a medio e a lungo termine rappresentata da certificati di deposito e obbligazioni; il progressivo calo dei tassi di interesse passivi ha indotto la clientela alla ricerca di forme più remunerative di impiego della liquidità. È cresciuta, invece, la raccolta indiretta, soprattutto grazie alla componente dei titoli azionari, che rappresentano ormai l’8 per cento dell’aggregato.

È proseguita la tendenza al ribasso dei tassi attivi sia per il credito a breve termine sia per il credito a medio e a lungo termine; alla fine del 1999, il differenziale con la media italiana è sceso sotto i due punti. Il calo dei tassi ha riguardato soprattutto la Pubblica Amministrazione e le società finanziarie; mentre i settori produttivi continuano a sostenere un costo dei finanziamenti più elevato di circa tre punti rispetto alla media nazionale.

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